Presunti innocenti in cella e misure alternative al palo. Il dossier Antigone: così tornano a scoppiare le carceri

Il 56,2% dei detenuti condannati deve scontare una pena breve, sostituibile con una misura diversa dal carcere. Tutti i numeri del dossier di Antigone.

Sono passati sei anni ormai da quando l’Italia raggiunse il massimo storico della popolazione detenuta: 69.155 unità. Un numero troppo elevato, come denunciato più volte, anche in tempi non sospetti, dall’associazione Antigone, e la condanna era di fatto inevitabile. Passano tre anni e, nel gennaio del 2013, il nostro Paese viene condannato dalla Corte Europea dei diritti umani per le condizioni degradanti di vita presenti nelle sue carceri a causa del sovraffollamento. A differenza di altri Stati (ad esempio Ungheria e Bulgaria, ambedue condannate dalla Corte per le condizioni di affollamento nelle proprie prigioni) l’Italia ha dialogato in modo positivo con la Corte di Strasburgo e ha avviato un percorso di riforme per ridurre i numeri della popolazione detenuta e migliorare la qualità della vita dentro gli istituti penitenziari. Peccato però che, secondo quanto denunciato nel dossier appena pubblicato dall’associazione Antigone, la popolazione carceraria stia tornando a crescere.

Al 30 giugno 2016 i detenuti erano 54.072. In un anno i detenuti sono cresciuti di 1.318 unità. Erano infatti 52.754 alla stessa data del 2015. La capienza regolamentare secondo il Ministero della Giustizia è pari a 49.701 posti. Siamo oltre il limite consentito, dunque. Senza dimenticare, peraltro, che in sei anni gli istituti penitenziari sono diminuiti da 209 a 193 per esigenze di razionalizzazione.

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CRESCONO I PRESUNTI INNOCENTI – Ma entriamo ancora più in profondità. Già, perché c’è da sottolineare che al 30 giugno 2016 erano 9.120 i detenuti in attesa di primo giudizio. Erano 8.878 al 30 giugno 2015; 4.566 i detenuti appellanti, contro i 4.618 del 30 giugno 2015; 3.841 i ricorrenti in Cassazione al 30 giugno 2016, contro i 3.107 di un anno prima. Complessivamente, dunque, parliamo di 18.908 detenuti in custodia cautelare, pari al 34,9% della popolazione detenuta. Al 30 giugno del 2015 erano 17.830, pari al 33,7% della popolazione reclusa. Ed è qui la spiegazione della crescita globale della popolazione detenuta nell’anno trascorso: crescono i presunti innocenti.

MANCANO MISURE ALTERNATIVE – Eppure si potrebbe ridurre la popolazione carceraria. Come? Con le misure alternative. Perché se è pur vero che al 30 giugno 2016 erano 23.850 le persone in misura alternativa, contro le 23.377 dell’anno prima, è anche vero che 19.812 detenuti devono scontare una pena residua inferiore ai tre anni e dunque potrebbero accedere (almeno una parte di essi) alle misure alternative. In termini percentuali, il 56,2% dei detenuti condannati in via definitiva deve scontare una pena breve facilmente sostituibile con una misura diversa dal carcere.

Non è un caso che con la nuova campagna “Partiamo da 20×20”, Antigone insieme alle tante sigle che hanno apposto la loro firma chiede che entro il 2020 il 20% del bilancio dell’Amministrazione Penitenziaria venga speso per le misure alternative. Si tratta di misure che si scontano nella comunità, meno costose e più efficaci del carcere nel promuovere il reinserimento ed evitare la commissione di nuovi reati da parte di chi ha scontato la propria pena.

STRANIERI PRIGIONIERI – Passiamo a questo punto ai detenuti stranieri. Alla data del 30 giugno erano 18.166, rappresentativi del 33,5% della popolazione reclusa. L’anno precedente gli stranieri ristretti erano 17.207, ovvero il 32,6% del totale dei detenuti. I detenuti in totale sono cresciuti in un anno di 1.318 unità. Gli stranieri hanno contribuito notevolmente a tale crescita. I detenuti stranieri in più rispetto al 2015 sono infatti pari a 959 unità, così rappresentando il 72,7% della crescita totale. Per cui, mentre vi sono solo 359 italiani in più rispetto al 2015, gli stranieri sono cresciuti del triplo rispetto agli autoctoni, così invertendo un trend di diminuzione in atto e contribuendo a una rappresentazione percentuale della loro componente pericolosamente in aumento. Il tutto nonostante il movimento migratorio, seppur con un saldo positivo rispetto all’anno precedente, presenti una flessione rispetto agli anni precedenti.

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E per quanto riguarda le professioni di fede? Sono in tutto 29.658 i detenuti che si professano cattolici, seguiti da 6.138 di fede islamica e da 2.263 ortodossi. Tutte le altre appartenenze religiose hanno numeri inferiori ai 300 fedeli. Va ricordato però che di 14.235 persone non è stata rilevata l’appartenenza religiosa. Contro la radicalizzazione va assicurata piena individuale libertà di culto, con i cultori di fede necessari, come La Notizia ha già denunciato. Secondo l’Amministrazione Penitenziaria, sono 39 i detenuti radicalizzati.

CANNABIS E PRIGIONE – Ultima curiosità, vista anche l’attualità della questione: 18.941 sono le persone detenute per violazione della legge sugli stupefacenti. Erano 629 in meno l’anno precedente. Dunque, si cresce. Eppure, se fosse approvata la proposta di legge dell’integruppo “Cannabis Legale”, molte di queste sarebbero scarcerate.