Separazione delle carriere: ok del Senato tra le proteste

La dedica di Tajani a Berlusconi. Per il leader 5S Conte si realizza il progetto della P2: “Ingiustizia è fatta”

Separazione delle carriere: ok del Senato tra le proteste

Dagli scranni del M5S si alzano i cartelli con le immagini di Borsellino e Falcone con la scritta “non nel loro nome”.

I senatori del Pd hanno esposto invece un frontespizio della Costituzione rovesciata. Tra le proteste e lo sdegno delle opposizioni, fatta eccezione per Azione che ha votato a favore mentre Italia viva si è astenuta, con 106 sì, 61 no e 11 astenuti, l’Aula del Senato ha approvato il disegno di legge costituzionale che introduce la separazione delle carriere in magistratura, tra pm e giudici.

Sì del Senato alla riforma sulla separazione delle carriere in magistratura

Il testo di riforma costituzionale, già approvato a gennaio scorso dalla Camera -per la prima delle quattro letture previste- dopo il via libera di ieri di Palazzo Madama, dovrà fare altri due passaggi parlamentari, con il quorum del voto che sarà fissato ai 2/3 dell’Aula, per poter evitare il passaggio referendario per la conferma della riforma costituzionale. Referendum ritenuto probabile e atteso per la prossima primavera.

Esulta il governo, da Meloni a Tajani che la dedica a Berlusconi

“L’approvazione in seconda lettura al Senato della riforma costituzionale della giustizia segna un passo importante verso un impegno che avevamo preso con gli italiani e che stiamo portando avanti con decisione”, ha commentato la premier Giorgia Meloni.

E se il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, parla di riforma “epocale”, il ministro degli Esteri, vicepremier e leader di Forza Italia, Antonio Tajani parla di “giornata storica”, con scontata dedica a Silvio Berlusconi.

L’affondo dei Cinque Stelle: si realizza il sogno di Gelli e della P2

Pesantissimo l’affondo dei Cinque Stelle. “Processi lumaca, precari a rischio nei tribunali, app per il processo telematico che hanno creato caos, disagi e file per settimane, criminali che scappano prima dell’arresto perché con la riforma Meloni-Nordio vengono avvertiti, borseggiatori impuniti perché senza la denuncia del derubato forze dell’ordine e tribunali non possono fare niente. Ovviamente questi non sono problemi da risolvere per il Governo Meloni perché sono i problemi dei comuni cittadini. Molto più importante mettere il guinzaglio ai magistrati, proteggere politici e potenti dall’azione dei tribunali e realizzare il sogno di Licio Gelli e della P2: è per questo che poco fa hanno approvato la Separazione delle carriere al Senato. Hanno in testa un disegno ben chiaro: i pubblici ministeri superpoliziotti sotto la sfera di influenza e di condizionamento del Ministro della Giustizia di turno, meno garanzie per i cittadini comuni, più impunità per qualche potente privilegiato. Una giustizia su misura per chi conta, per chi ha il potere in mano: ingiustizia è fatta”, ha detto il leader M5S, Giuseppe Conte.

Protesta anche il Pd: scavalcato il Parlamento

“La riforma della giustizia è un pretesto per colpire e indebolire la magistratura, un contropotere che la destra italiana, al pari di tutte le destre mondiali da Trump a Orban, considera troppo ingombrante. Per questo non è stata né discussa né condivisa con l’opposizione, e per la prima volta nella storia repubblicana una riforma della costituzione verrà scritta dal governo e passerà senza neanche una modifica del Parlamento. Un vero tradimento dello spirito costituente”, ha dichiarato Alfredo Bazoli, vicepresidente del gruppo Pd al Senato.

“Con questa riforma non state facendo una rivincita della politica sulla magistratura ma un’operazione interna della magistratura dove le toghe brune, guidate da Mantovano e dalla sua capo gabinetto Giusi Bortolotti e con tutti i magistrati portati al governo, tutti voi state regolando i conti con l’altra parte della magistratura e io che ho contrastato le toghe rosse, non mi metterò oggi ad annuire per le toghe brune”, ha detto, invece, il senatore di Italia viva, Matteo Renzi, intervenendo, al Senato, rivolgendosi al Guardasigilli presente in Aula .