La sfiducia di Giorgia Meloni a Roberto Speranza inguaia Salvini: la Lega sta zitta (perché non sa cosa dire)

La sfiducia di Giorgia Meloni a Roberto Speranza inguaia Salvini: la Lega sta zitta (perché non sa cosa dire). E le firme non arrivano

La sfiducia di Giorgia Meloni a Roberto Speranza inguaia Salvini: la Lega sta zitta (perché non sa cosa dire)

A qualcuno ieri saranno fischiate le orecchie quando la leader dell’opposizione Giorgia Meloni, in merito alla mozione di sfiducia contro Roberto Speranza, ha affidato ai suoi social il “perfido” riferimento.“Fratelli d’Italia denuncia da tempo l’incompetenza e l’inadeguatezza di Speranza nel ricoprire l’importante e delicato incarico di ministro della Salute, soprattutto in questo momento storico: dalla gestione fallimentare e disastrosa della pandemia alle imprese stremate a causa delle chiusure insensate e continue”.

La sfiducia di Giorgia Meloni a Roberto Speranza inguaia Salvini

“FdI presenterà una mozione di sfiducia nei suoi confronti e vediamo chi si assumerà la responsabilità di tenerlo ancora al suo posto. Non è più tempo di Speranza, ma di coraggio”. Come è noto, da mesi il ministro della Salute, oltre che nel mirino dell’opposizione – come è anche plausibile che sia – è vittima di improperi e accuse di ogni tipo da parte del leader di un partito che invece fa parte della maggioranza: Matteo Salvini. Tanto che è dovuto intervenire qualche giorno fa lo stesso premier Mario Draghi. Per ricordare al segretario leghista che ha voluto lui il ministro Speranza e che “ne ha grande stima”.

Paradossalmente il Capitano si è sfilato dall’iniziativa dell’alleata – la Lega, sebbene sostenga l’esecutivo di larghe intese fa ancora parte del centrodestra – e ieri, con i soliti giri di parole, ha dichiarato: “Non è semplice governare con il Pd e Speranza ma è necessario. Essere al governo permette di decidere anche come spendere i soldi che riceveremo dall’Europa. Ripeto stare con Speranza e con il Pd non è la cosa più semplice del mondo, ma era giusto fare così”. L’amaro calice che però va mandato giù, insomma. Ben altri toni da quelli che ha sempre riservato all’esponente di LeU, capro espiatorio di tutti mali nella gestione della pandemia.

La Lega sta zitta

”Prima di tutto andrebbe letta, esprimerci prima è prematuro – sottolinea il capogruppo alla Camera, Riccardo Molinari -. Non facciamo un ragionamento sulle persone, non vogliamo la testa di Speranza. Sicuramente – è la linea della Lega – sosterremo la proposta di una commissione d’inchiesta sul piano pandemico, su ritardi ed errori”. Anche Forza Italia non intende aderire alla richiesta della Meloni. Ma sul quel fronte c’erano poche speranze (“Non siamo favorevoli a sfiducie nei confronti del ministro Speranza che si sta impegnando – si è spinto a dire Antonio Tajani, coordinatore nazionale del partito di Berlusconi -. Quando sarà finita la pandemia valuteremo responsabilità e colpe di politici e scienziati”).

Appare evidente che la leader di FdI abbia offerto agli alleati di centrodestra su un piatto d’argento la testa di un ministro sicuramente percepito anche dal loro elettorato come inadeguato nel ricoprire l’importante e delicato incarico ma che l’offerta sia stata rispedita al mittente. Però, almeno, la domanda retorica di Giorgia (“Vediamo chi si assumerà la responsabilità di tenerlo ancora al suo posto”) ha una risposta chiara. Anche perché per presentare una mozione di sfiducia in Parlamento contro un singolo ministro servono un numero minimo di firme. Alla Camera deve essere sottoscritta da almeno 63 deputati, mentre al Senato le firme minime necessarie sono 32. E anche se hanno aderito Alternativa c’è e Italexit dell’ex M5s Gianluigi Paragone, i numeri per ora non ci sono.

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