Lo aveva annunciato e così è stato. “Ho chiesto di andare al 5% e oggi lo faranno, è una notizia importante, la Nato sarà molto forte con noi, quando c’era Biden era tutto morto”, aveva detto il presidente Usa Donald Trump in un punto stampa con Mark Rutte prima del vertice dell’Alleanza.
E alla fine, nonostante le divisioni e le recriminazioni, i 32 Paesi alleati si sono tutti genuflessi ai suoi ordini e al suo volere, Italia in testa. “Gli alleati si impegnano a investire il 5% del Pil annuo nelle esigenze fondamentali di difesa e nelle spese relative alla difesa e alla sicurezza entro il 2035, al fine di garantire gli obblighi individuali e collettivi, in conformità con l’articolo 3 del Trattato di Washington”, si legge nella dichiarazione finale del summit Nato de L’Aja.
La Nato si genuflette agli ordini di Washington
“L’impegno dell’aumento della spesa militare si chiamerà la dichiarazione de L’Aja, è una vittoria monumentale per gli Usa, perché portavamo un peso ingiusto, ma è anche una vittoria per l’Europa e la civiltà occidentale”, ha commentato successivamente Trump. “Non so se è merito mio ma penso che sia merito mio”.
Gli alleati stanzieranno almeno il 3,5% del Pil annuo, in base alla definizione concordata di spesa per la difesa della Nato, entro il 2035. L’1,5% andrà invece al più generale comparto della sicurezza.
“Gli alleati accettano di presentare piani annuali che mostrino un percorso credibile e incrementale per raggiungere questo obiettivo”, recita il testo, che prevede una revisione dei piani nel 2029.
La Spagna tiene il punto: il 2,1% del Pil in Difesa è sufficiente
Rimane il piccolo giallo sulla Spagna. Madrid avrebbe firmato la dichiarazione finale ma il suo premier Pedro Sanchez ribadisce che “sarebbe stato un errore assoluto” impegnare la Spagna ad aumentare la spesa militare del 5%. Il leader socialista ha confermato che, con un obiettivo di spesa del 2,1% del Pil per la difesa, la Spagna rispetterà le capacità militari richieste dall’Alleanza, senza compromettere la sua spesa sociale.
“Il dibattito non riguarda quanto spenderemo. Un’alleanza si basa sulle capacità che ogni Stato membro deve contribuire”, ha detto Sanchez ai giornalisti a L’Aja.
”È terribile quello che ha fatto la Spagna, si rifiuta di pagare la sua quota, faremo pagare a Madrid il doppio dell’accordo sui dazi”, ha minacciato Trump.
Meloni agli ordini di Trump
Quello della Nato è stato “un vertice importante per gli impegni che vengono assunti, impegni significativi e sostenibili”, ha detto la premier Giorgia Meloni, spiegando che quelle approvate sono “spese necessarie per rafforzare la nostra difesa e la nostra sicurezza”.
“Non toglieremo nemmeno un euro dalle priorità del governo e dei cittadini italiani”, ha aggiunto. Anzi, secondo la leader di FdI, le spese per la difesa contribuiranno a rafforzare le imprese italiane. “Un elemento da segnalare – sono state le sue parole – è che una parte importante di queste risorse, se siamo bravi, viene usata per rafforzare le imprese italiane e così si crea una politica espansiva, un circolo vizioso”.
Il M5S: il 5% per l’Italia è un suicidio
“Il tetto al 5% del Pil alle spese della difesa rappresenta una ghigliottina sul futuro dell’Italia, sulla sua prosperità e sulle future generazioni. Le rassicurazioni di Giorgia Meloni sulla sostenibilità degli impegni finanziari firmati dal governo italiano in sede Nato sono delle promesse da marinaio, come quelle del blocco navale per frenare i flussi migratori”, ha affermato la delegazione del M5S al Parlamento europeo.
“Giorgia Meloni ha sottoscritto il disastro sociale dell’Italia, ha firmato un accordo in ambito Nato che comporterà un impegno di spesa per oltre 400 miliardi da qui al 2035 per spese in armi, carri armati, missili: questo significa nuovi debiti, nuovi tagli. Dove prenderà questi soldi non ce lo dice, anzi. Questo è veramente un comportamento irresponsabile e un grande tradimento nel segno della vigliaccheria perché ha già dichiarato che tutto questo non varrà per il 2026, quindi scarica tutto sui governi futuri”, ha detto il leader dei 5 Stelle Giuseppe Conte. “E’ un debito che peserà sui nostri figli, sono tasse che aumenteranno, tagli che aumenteranno”, ha concluso.