Sì al proporzionale. La carta di Conte per ballare da solo

Sulla legge elettorale la proposta del Movimento cinque stelle c'è: il proporzionale con sbarramento al 5 per cento.

Sulla legge elettorale la proposta del M5S c’è: il proporzionale con sbarramento al 5 per cento, il cosiddetto brescellum. Ma se il leader dei pentastellati, Giuseppe Conte, rilancia oggi sul proporzionale è perché ci sono precise motivazioni politiche.

Sulla legge elettorale la proposta del Movimento cinque stelle c’è: il proporzionale con sbarramento al 5 per cento.

“Il tasso di democraticità del nostro sistema sta scendendo sempre più in basso, è un fenomeno che riguarda la rappresentanza politica” ma anche “la rappresentanza sindacale. I cittadini non partecipano perché ritengono di non poter incidere nelle scelte. È un problema che si sta acuendo. La politica ha grandi responsabilità e la crisi della rappresentanza è collegata con quella della rappresentatività”, ha spiegato Conte a un evento organizzato dalla Cgil cui ha partecipato anche il numero uno del Pd, Enrico Letta.

“C’è il rischio che qualcosa bisogna fare” e “sicuramente una legge proporzionale” anche in vista della prossima legislatura, quando entrerà in vigore il taglio dei parlamentari, “potrebbe essere una soluzione, anche se non una panacea di un problema più complessivo”.

Ebbene, Conte, virando sul sistema proporzionale, mette le mani davanti. Col proporzionale, infatti, qualora dovesse uscire dal Governo e optare eventualmente per l’appoggio esterno, il M5S potrebbe tranquillamente correre da solo alle elezioni e soltanto in una fase successiva, dopo il voto, costruire le alleanze.

Col sistema attuale, invece, se decidesse di mollare i Migliori si giocherebbe anche l’alleanza col Pd e andare alle elezioni in solitaria sarebbe un’incognita e un rischio. Il numero uno dei dem ha lanciato un chiaro avvertimento. Debora Serracchiani, capogruppo Pd alla Camera, ieri lo ha ribadito. “Letta è stato molto chiaro: noi pensiamo che si debba andare avanti con questa maggioranza, che il M5S debba stare dentro il Governo e che sarebbe sbagliato pensare di uscire e dare un appoggio esterno. Questo metterebbe a rischio anche un’eventuale alleanza con il M5S”.

I big del Pd si sono espressi per il proporzionale. A lanciare per primo la proposta era stato Nicola Zingaretti. Il presidente della Regione Lazio è stato tra i più convinti patrocinatori dell’alleanza strategica con Conte e il suo partito, così come Andrea Orlando, altro esponente di primo piano che ha abbracciato la causa del proporzionale. Ma Letta è stato sempre innamorato del maggioritario e refrattario a una trasformazione in senso proporzionale della legge elettorale, che scompaginerebbe la coalizione del “campo largo”.

E ieri senza far riferimento a modelli precisi, ha chiesto un superamento del Rosatellum. Preoccupato dalla grave disaffezione al voto registrata alle ultime amministrative, ritiene che bisogna cambiare “la legge elettorale per dare il potere ai cittadini di scegliere i propri parlamentari”.

“Ora – sostiene il segretario dem – lo fanno i partiti, e per me questo è un grande problema di rappresentanza che determina l’assenza di partecipazione”. Frena Italia viva terrorizzata evidentemente dalla soglia di sbarramento che potrebbe penalizzare anche la formazione di Luigi Di Maio.

“Le regole devono essere condivise, e questa legge elettorale è stata la più votata nella storia. È migliorabile? Sì, assolutamente, ma abbiamo provato a votare il proporzionale ed è stato bocciato da chi lo propone, da chi oggi se ne fa paladino. Il Matarellum era perfetto, non credo che sia molto distante da questo”, dichiara il renziano Ettore Rosato.

Giorgia Meloni vede come fumo negli occhi il proporzionale e finora si sono detti contrari anche Silvio Berlusconi e Matteo Salvini. Seppur tanto il leader azzurro quanto quello leghista non abbiano che questa come strada per affrancarsi dalla subordinazione alla leader di FdI. E lo sanno bene anche se sono consapevoli che questo significherebbe dichiarare guerra a Meloni.

In FI il coordinatore azzurro frena. “Non è certo una priorità degli italiani e non ci sono i tempi. Il Pd si muove sulla legge elettorale perché sa che perde le elezioni, ma noi – ammonisce Antonio Tajani – dobbiamo pensare agli interessi degli italiani e non a quelli del Pd”. Eppure il ministro azzurro Renato Brunetta ha auspicato che a gennaio, dopo il varo della legge Finanziaria, il Parlamento possa decidere a grandissima maggioranza, seguendo la stessa onda che ha portato alla rielezione di Mattarella, la riforma della legge elettorale in senso proporzionale con sbarramento.

E anche nel partito di Salvini c’è chi sta seriamente esaminando l’ipotesi di una legge che faccia eleggere i propri parlamentari senza passare dall’accordo di coalizione. Anche se la Lega si rende conto che una mossa a sorpresa a favore del proporzionale, a pochi mesi dal voto, finirebbe per dare ragione alla leader di FdI che da tempo accusa gli alleati di lavorare per frenarla lungo la strada di Palazzo Chigi.

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