Sì allo scostamento di bilancio: il Governo Conte è blindato. Giornata nera per i gufi: voto scacciacrisi al Senato

L’aula del Senato prima e quella della  Camera dopo hanno approvato ieri la risoluzione sullo scostamento di bilancio per 25 miliardi in vista del decreto agosto a cui l’esecutivo guidato da Giuseppe Conte sta lavorando in questi giorni. A Palazzo Madama i voti favorevoli sono stati 170 (9 in più rispetto alla soglia minima di 161), 4 i contrari mentre sono state 133 le astensioni arrivate dal centrodestra. Alla camera invece i sì sono stati 326,  la netta maggioranza, un solo no e 222 astenuti. Quello di oggi era un voto complesso sul filo del rasoio: Conte però è riuscito nel suo intento. Si tratta della terza richiesta di deficit aggiuntivo dall’inizio della pandemia da Coronavirus, dopo i 20 miliardi del dl Cura Italia e i 55 miliardi del decreto Rilancio  e  permetterà sgravi fiscali e  proroghe degli ammortizzatori sociali per imprese e famiglie. Il governo ha infatti intenzione di utilizzare queste risorse per rimodulare ulteriormente i versamenti fiscali previsti per settembre, “riducendo significativamente l’onere per i contribuenti per il 2020”, come ha sottolineato il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. La proroga non riguarderà solo le scadenze fiscali, ma anche i pignoramenti e le cartelle esattoriali. Vi saranno poi forti interventi e novità per combattere l’evasione fiscale, favorire la moneta elettronica ed evitare che le risorse statali stanziate finiscano nelle tasche sbagliate. Lo scostamento approvato ieri dovrebbe servire anche per i Comuni e per finanziare la proroga dello stop ai licenziamenti, in scadenza il prossimo 17 agosto, nonché le misure per l’avvio del nuovo anno scolastico (la messa in sicurezza sul fronte sanitario è una priorità, come ribadito in questi giorni anche dalla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina) e il potenziamento degli investimenti, soprattutto nel Mezzogiorno. Nel provvedimento potrebbero confluire anche la misure sulla proroga degli ammortizzatori sociali e per l’introduzione di meccanismi di incentivo alle assunzioni e di decontribuzione. Attesa anche la proroga dell’estensione alla fine dell’anno del non obbligo di causale per il rinnovo dei contratti a termine dopo i primi 12 mesi e aiuti ai settori più colpiti, soprattutto quelli del turismo e dello spettacolo. Appare evidente che la fine della crisi economica generata dalla pandemia è più lontana di quanto si pensi e che imprese e famiglie italiane avranno bisogno ancora per molto degli aiuti da parte dello Stato. Un ulteriore banco di prova per l’esecutivo, visto che il ministro dell’Economia non ha esitato a presentare progetti ambiziosi in Aula: “Le maggiori risorse saranno utilizzate per intervenire prioritariamente su occupazione, fisco e liquidità, enti territoriali, istruzione e altre misure generali e settoriali a sostegno della crescita”. Un piano ambizioso, tenendo conto che a parte un 10% disponibile a breve, i fondi del Recovery saranno disponibili non prima di alcuni mesi. Per rimanere in tema di europa, il Senato ieri ha dato il via libera anche al Piano nazionale di Riforma 2020 e nel testo, firmato da tutti i capigruppo delle forze politiche che sostengono il Conte bis, si impegna il governo “a prevedere l’utilizzo, sulla base dell’interesse generale del Paese e dell’analisi dell’effettivo fabbisogno, degli strumenti già resi disponibili dall’Ue per fronteggiare l’emergenza sanitaria e socio-economica in atto”. Un riferimento esplicito al Mes? Sulla questione il premier Conte ha preso tempo, ma Pd e Iv hanno sempre manifestato l’intenzione di accelerare per il sì. Così come chi ha cariche importanti nelle istituzioni Ue, dal commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni al presidente dell’Europarlamento David Sassoli.