Si ferma la Giustizia. Le promesse tradite vengono al pettine

Il 18 gennaio sarà sciopero per gli addetti ai servizi di documentazione degli atti processuali impiegati al ministero della Giustizia.

Si ferma la Giustizia. Le promesse tradite vengono al pettine

Il 18 gennaio sarà sciopero per gli addetti ai servizi di documentazione degli atti processuali impiegati al ministero della Giustizia. Alla base della protesta, proclamata dai sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti, l’assenza di sviluppi concreti nell’annosa vertenza che coinvolge i circa 1500 fonici, trascrittori e stenotipisti impiegati “in condizioni di lavoro precarie e inadeguate alla delicatezza del servizio prestato con competenza e professionalità”.

Il 18 gennaio sarà sciopero per gli addetti ai servizi di documentazione degli atti processuali impiegati al ministero della Giustizia

Nulla, denunciano i sindacati, è seguito alle dichiarazioni di intento del ministero annunciate in occasione dell’ultimo incontro del 21 dicembre convocato nell’ambito della procedura di raffreddamento attivata dopo la proclamazione dello stato di agitazione. Il dicastero, pur avendo risposto positivamente alla richiesta sindacale di internalizzare tutte le lavoratrici e i lavoratori impiegati nell’appalto, allo stato non ha ancora dato avvio al processo di internalizzazione, né previsto una precisa e concreta prospettiva temporale per la stabilizzazione dell’occupazione.

Insufficiente per i sindacati anche il riscontro alla richiesta di chiarimento relativamente ai tagli alle spese del ministero della Giustizia, previsti nella legge di Bilancio 2024, che, alla luce della prossima scadenza della gara di appalto, potrebbero incidere sui livelli occupazionali e salariali attuali. Sullo sfondo resta la grande confusione generata dalle modalità di attuazione della riforma Cartabia del processo penale telematico che si ripercuote sulle lavoratrici e sui lavoratori in appalto alle prese con l’utilizzo dei nuovi impianti senza aver ricevuto una formazione adeguata e certificata.

Gli stenografi chiedono di essere internalizzati e formati per passare al processo digitale

Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti in particolare rivendicano: l’avvio di una procedura di internalizzazione che preveda l’assunzione da parte del ministero della Giustizia di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori impiegati nell’appalto; la garanzia che, nella fase di attuazione della Riforma Cartabia e di gestione del servizio in appalto, rimangano invariati i livelli occupazionali e salariali attuali; la richiesta di erogazione, da parte dello stesso ministero, di un percorso di formazione che certifichi le professionalità. Su tutti questi temi le organizzazioni sindacali chiedono l’attivazione di un tavolo di contrattazione permanente. La vertenza è annosa, dicevamo, e va avanti da anni. Dal 2018, precisamente.

Per anni ai circa 1500 addetti occupati in tutta Italia, una miriade di appaltatori ha applicato diversi CCNL, spesso contratti pirata e senza tutele. Il 26 giugno 2017, in occasione del cambio di appalto, Filcams, Fisascat e Uiltrasporti, con il supporto delle RSA e delle lavoratrici e dei lavoratori, hanno avviato una dura e lunga trattativa, che ha portato al riconoscimento del CCNL “per il personale dipendente da imprese esercenti servizi di pulizia e servizi integrati/multiservizi”, quale contratto di riferimento per tutti gli addetti, ed alla sottoscrizione dell’Accordo Integrativo Interaziendale, che ha normato gli aspetti fondamentali, a partire dai livelli di inquadramento e dall’organizzazione del lavoro, di questa particolare tipologia professionale. È stata così realizzata una legalità contrattuale che ha assicurato ai lavoratori diritti e tutele.

La vertenza è aperta dal 2018 ma le organizzazioni sindacali non hanno mai ricevuto risposta dal ministero della Giustizia

Le organizzazioni sindacali, ottenuta la sottoscrizione dell’Accordo Integrativo Interaziendale, hanno chiesto, con la comunicazione del 10 dicembre 2018, che per gli appalti in essere e nella predisposizione della documentazione per le successive gare per l’affidamento dei servizi in questione, il ministero della Giustizia ed il ministero del Lavoro si attenessero al complesso contrattuale e normativo, di primo e secondo livello, conquistato da loro e da lavoratrici e lavoratori. Ma non hanno mai ricevuto risposta. L’assenza di riscontri da parte del ministero della Giustizia e di tutti i ministri che, dal 2018 ad oggi, si sono succeduti, il timore di un ritorno a contratti di lavoro governati dalle irregolarità e le difficoltà quotidiane di lavoratrici e lavoratori che svolgono un’attività fondamentale per assicurare la Giustizia nel nostro Paese, ma che fino ad oggi non hanno ottenuto le risposte ed il riconoscimento contrattuale corretto, stanno creando un clima di sempre maggiori rabbia e tensione.

Per questo i sindacati chiedono risposte concrete per la tutela occupazionale e per il riconoscimento contrattuale di lavoratrici e lavoratori, attraverso i quali è garantito lo svolgimento dei processi, in particolare di quelli penali. Chissà se il Guardasigilli, Carlo Nordio, nella relazione sull’amministrazione della giustizia che terrà la prossima settimana al Senato si ricorderà di loro.

 

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