Si prevede un’estate di fuoco. Col servizio antincendio allo sbando. La riforma Madia ha soppresso il Corpo forestale. I Vigili del fuoco costretti a chiedere aiuto alla Difesa

Ci è andata bene nel 2018. Bene nel 2019. Malissimo nel 2017: 7.855 incendi, oltre 113 mila ettari di bosco bruciati. E il 2020 come butta? Rischia di essere un altro 2017, a dar retta alle statistiche: ogni tre anni, in media, ci aspetta un’estate di fuoco. Ma chi è in grado, oggi, di spegnere i roghi nei boschi? A quattro anni dallo scioglimento del corpo forestale imposto dalla riforma Madia, il servizio aereo antincendio è praticamente allo sbando: elicotteri a terra, personale disperso. Tanto che per far fronte alle possibili emergenze estive i vigili del fuoco hanno chiesto aiuto al ministero della Difesa e stanno definendo un accordo con esercito, aeronautica e carabinieri per allestire equipaggi misti con cui pilotare gli elicotteri.

I vecchi forestali lo chiamano “fritto misto”: quattro amministrazioni diverse, civili e militari, devono unirsi per fare quello che prima faceva, e da solo, il corpo forestale con il Coa, il Centro operativo aereo. Creato nel 1979 proprio con funzioni di antincendio boschivo (e fondi mirati), al momento dello scioglimento era dotato di otto elicotteri NH500D, quattro Erickson S-64 e diciassette AB412, di cui cinque “dual use”, cioè di impiego civile e militare. I mezzi garantivano la copertura del centro-sud in primavera e in estate per poi spostarsi al nord tra autunno e inverno, quando a bruciare è l’arco alpino. La riforma Madia ha assegnato ai carabinieri, insieme a 7000 forestali (e relative caserme, automobili, mezzi nautici), gli NH500 e i cinque AB412 “dual use” ma non le competenze sull’antincendio, che sono andate ai vigili del fuoco insieme agli Erickson, ai restanti AB412 e un centinaio di piloti e tecnici.

I forestali passati ai pompieri sono stati però dispersi tra i vari servizi e, su dodici AB412 assegnati, solo due o tre sono ancora dedicati all’antincendio. Quanto ai carabinieri, su cinque elicotteri uno solo è ancora dotato di gancio baricentrico e specchi per caricare acqua. Gli altri hanno perso la loro utilità, come si è visto a Belluno nell’ottobre 2018: 664 ettari di bosco sono andati in fumo a soli 10 minuti di volo dalla vecchia base della forestale perchè l’elicottero era sprovvisto di secchi. Italia a fuoco. Già nel 2017 il trend era chiaro: rispetto all’estate 2012 la superficie di bosco bruciata è aumentata da 74.543 ettari a 113.567 (con una media passata da 16 a 21 ettari per rogo), mentre le ore di volo sono crollate: erano 716 nel 2012 per quattro NH500 forestali, 140 nel 2017 per gli stessi mezzi passati all’Arma.

E non va meglio tra i vigili del fuoco: “Nonostante l’incremento di flotta non si è visto, nelle campagne antincendio boschivo del 2017 e 2018, e neppure in quella del 2019, un proporzionale aumento nel numero dei mezzi utilizzati o nell’impiego del personale” denuncia Alessandro Cerofolini, portavoce della FeRFA, la Federazione per la rinascita forestale e ambientale che raccoglie gli ex grigioverdi. Piano di rinascita “La riforma Madia si è confermata il disastro che temevamo. Ha frammentato le competenze, moltiplicato i costi, disperso competenze preziose, lasciato l’ambiente senza presidi” garantisce Maurizio Cattoi, ex forestale e oggi deputato M5S. Per lui, se ne esce in un solo modo: ricostituendo una forza unica di polizia ambientale. E non è l’unico a pensarla così. Alla Camera, anche Silvia De Benedetti (Misto) e Luca De Carlo (Fdi) hanno presentato simili proposte di legge. A giorni dovrebbero iniziarne l’esame le commissioni riunite Affari Costituzionali e Difesa. E nel frattempo meno male che piove.