Con poche, mirate, parole Mario Draghi ha provato a eliminare Silvio Berlusconi dalla corsa al Quirinale. Una sfida lanciata proprio a poche ore dal vertice del centrodestra oggi a Villa Grande, a Roma (leggi l’articolo). L’ex numero uno della Bce ha lasciato intendere di essere disponibile alla presidenza della Repubblica e, in un secondo momento, ha sottolineato che la maggioranza non può spaccarsi sul nome del prossimo Capo dello Stato. Altrimenti sarebbe pregiudicata l’azione del governo. In pratica un “no” al leader di Forza Italia, che resta un nome quantomeno divisivo: è indigeribile per i 5 Stelle, così come per Pd e Leu.
L’ex Cavaliere, incurante della realtà, tira dritto: crede tuttora possibile la scalata al Colle più alto, provando a offrire la garanzia di non andare a elezioni anticipate per acchiappare qualche voto tra i peones. Così costruisce la sua strategia, testando la lealtà degli alleati. Il sottosegretario alla Difesa, Giorgio Mulè, fedelissimo di Berlusconi, ha lanciato un messaggio: “Non metto in discussione la lealtà di Giorgia Meloni e di Matteo Salvini. Sono sereno sul fatto che se il presidente Berlusconi decidesse di scendere in campo e quindi si dovessero presentare le condizioni per l’elezione a Presidente della Repubblica il centrodestra sarà compatto nel sostenere questa candidatura”.Il summit di oggi diventa fondamentale per capire come muoversi.
Al tavolo ci saranno tutti, dalla Lega di Salvini a Fratelli d’Italia della Meloni, passando per i partiti più piccoli, come Noi con l’Italia di Maurizio Lupi, l’Udc di Lorenzo Cesa Coraggio Italia del duo Brugnaro-Toti. Un’inversione di tendenza nei confronti degli scissionisti che hanno aderito al progetto del presidente della Regione Liguria. “Un fatto positivo, siamo tutti sullo stesso piano”, dice a La Notizia il deputato di Coraggio Italia, Osvaldo Napoli. È chiaro che Berlusconi vuole serrare i ranghi e fare la conta, tanto che è disposto a perdonare i transfughi. Quella trentina di voti pesa per il Quirinale.
Tra i pasdaran berlusconiani, comunque, le affermazioni di Draghi sono state accolte con un moto di fastidio. Ufficialmente, nessuno ha fatto sentire la propria voce contraria, ma tra i corridoi di Montecitorio c’è chi ha raccolto la sfida: “Deve cercare i voti in Parlamento”. Più un atto di fede verso il capo, che una reale convinzione. Qualcuno, più realisticamente, si chiede: “Come facciamo a dire di no a Draghi?”.