Massimiliano Smeriglio, europarlamentare uscente e candidato con Avs alle prossime elezioni, l’Ue è passata dal Green deal a una vera e propria economia di guerra?
“È in atto un’operazione politica evidente che mette insieme interessi diversi, c’è una convergenza di interessi tra il governo italiano, francese e tedesco su una massiccia operazione di riarmo che riguarda anche le produzioni belliche di questi Paesi. Siccome le risorse disponibili sono quelle, costantemente le destre – e non solo – riducono le ambizioni del Next Generation Ue, questi due fatti sono collegati. Si va verso un sistema di guerra dentro all’escalation pericolosissima che stiamo vivendo, anche con dichiarazioni avventate dei premier”.
A tal proposito, negli ultimi giorni sono aumentate le aperture all’invio di truppe, dopo le dichiarazioni di Macron: teme sia un rischio concreto e che porti a un’escalation?
“Penso che già è grave quello che succede adesso, perché ci stiamo abituando a un clima di guerra che porta a un dibattito e a un’economia di guerra e anche all’assuefazione nell’opinione pubblica. Non penso che domani ci sia il rischio di una discesa in campo militare di eserciti europei, ma dobbiamo guardare questa cosa con gli occhi alle elezioni americane di novembre: se dovesse vincere Trump – cosa possibile anche per gli errori che commette Biden soprattutto sulla vicenda di Gaza – il primo atto sarà chiedere ai Paesi Nato di portare la spesa militare al 2,5% del Pil. Credo che la Francia si stia candidando a un ruolo di leadership politico e militare”.
Pensa che con la nuova legislatura europea possa cambiare qualcosa o ormai questa deriva bellicista è irreversibile?
“Non è un processo irreversibile, l’Europa durante la pandemia e il post pandemia con il debito comune, condiviso e il Next Generation Ue e gli investimenti su transizione ecologica e digitale ha dato segnali molto positivi, molto progressisti. Poi ovviamente la vittoria della Meloni ha cambiato lo scenario anche in Europa, c’è stato uno smottamento a destra che può peggiorare, tanto che Meloni – presidente dei Conservatori – tenta questa operazione, mettendo in campo questo imbroglio della candidatura, non da sola, di persone che non andranno a Bruxelles. Questo sì che succede solo in Italia. Io non penso che sia irreversibile, però bisogna spiegare le ragioni dei candidati e delle forze pacifiste nell’ambito delle forze progressiste, premiare quei candidati che hanno voglia di battersi. Sono una minoranza ma che può incidere”.
In vista delle elezioni in Italia in tanti si sono riscoperti pacifisti, a partire dalla Lega di Salvini: solo una mossa elettorale o può cambiare qualcosa anche all’interno del governo?
“Diciamo che chi siede a Bruxelles accanto ai neofascisti tedeschi ha davvero poco da insegnarci sul disarmo. Che non è solo l’assenza di guerra, ma è anche del linguaggio, non creare nemici. Salvini non è credibile, è tutto un posizionamento interno alla destra-centro italiana: uno che è andato in giro con le felpe di tutti i gruppi d’assalto, dell’esercito, carabinieri, finanza e che ora si scopra pacifista non ha nessuna credibilità. C’è il tentativo di lucrare qualche voto nel centrodestra per evitare che Meloni faccia cappotto”.
Poi c’è il fronte mediorientale: vede un certo immobilismo dell’Ue sul tema?
“L’Europa ha avuto un atteggiamento omissivo e colpevole, ripetuto nel tempo. Soltanto verso la fine della legislatura si è riusciti a votare il cessate il fuoco che è stato ripetutamente bocciato in Aula, anche con atteggiamenti negativi di un pezzo del campo progressista. C’è un lavorio importante che fa Borrell sulla questione palestinese perché c’è un atteggiamento più serio e preoccupato del governo spagnolo. L’Europa non ha fatto niente, anzi la legittima solidarietà a Israele espressa il 7 ottobre da von der Leyen non è diventata una legittima presenza e solidarietà nei confronti del popolo palestinese. C’è stato un atteggiamento grave che può alimentare un sentimento di odio verso l’occidente non solo dei ragazzi arabi e musulmani che vivono in Medio Oriente, ma anche da parte di quelli che stanno qui, con noi, nelle nostre città. L’Europa è colpevole dell’assenza di iniziativa politica su Gaza”.
Il tema dei migranti è un po’ sparito dai radar: non è più una questione rilevante in Italia e in Ue?
“Non è che non se ne parla più, ma il razzismo è una merce elettorale a basso costo che viene agitata in maniera irresponsabile dalla destra ogni volta che ci sono governi di centrosinistra. Nel mentre noi abbiamo votato un patto per le migrazioni che è del tutto securitario, non risolve i problemi di fondo per Dublino, almeno per l’Italia che spende miliardi di euro per questi hotspot fuori da un cono di luce che è quello dello stato di diritto. Stiamo costruendo una fortezza nata senza renderci conto che siamo minoranza nel mondo, con tensioni coloniali eurocentriche, che ci allontanano dal nuovo assetto geopolitico mondiale, in cui dovremmo dialogare con altri Paesi emergenti. Una vera miopia tutta legata al consenso a basso costo: costruire il feticcio dei migranti”.