Stadio, la vendita passa ma spacca maggioranza e opposizioni. Contrari Verdi e sinistra. Letizia Moratti in aiuto di Beppe Sala

Via libera di Palazzo Marino alla vendita di Stadio e aree ai gruppi speculativi. Il sì di Palazzo Marino grazie ai voti di Forza Italia

Stadio, la vendita passa ma spacca maggioranza e opposizioni. Contrari Verdi e sinistra. Letizia Moratti in aiuto di Beppe Sala

La delibera di vendita di San Siro e delle ricchissime aree limitrofe passa, ma spacca maggioranza e opposizione a Palazzo Marino. Nella seduta fiume di ieri non sono certo mancati i colpi di scena, con Forza Italia che diventa la stampella della giunta di Beppe Sala, la parte sinistra della maggioranza che vota contro il sindaco e il centrodestra che si lacera: Fi da una parte, Lega e Fratelli d’Italia dall’altra. Insomma, più che una seduta consiliare, ieri a palazzo Marino è andato in scena un vero terremoto politico.

L’indecisa Romano si decise subito…

All’arrivo in aula la giunta si era presentata senza maggioranza: target 25 voti, 24 sì (sicuri), 8 contrari (tra i banchi della maggioranza) e 17 no (le opposizioni). Una contabilità che è saltata durante il dibattito, a partire dalla consigliera Pd Monica Romano, una delle due “indecise”, che aveva annunciato il suo voto favorevole (il 25°).

Il booster alla giunta di Forza Italia

Ma il vero booster per Sala, è arrivato dal Letizia Moratti, che a metà pomeriggio ha diffuso una nota nella quale si diceva “certa che il gruppo consiliare di Forza Italia in Consiglio adotterà stasera una posizione in grado di consentire l’approvazione della delibera per la vendita dello stadio di San Siro e delle aree limitrofe a Inter e Milan”, conscia che un’eventuale astensione del suo partito avrebbe consentito il via libera alla delibera.

“Non possiamo certo ignorare i limiti di questo provvedimento, né tantomeno condividerne pienamente i contenuti – ha spiegato Moratti – ma la nostra responsabilità verso la città ci impone una scelta chiara: evitare che Milano venga paralizzata da contrapposizioni ideologiche o da calcoli politici”. Un atto che – unito alla contrarietà nota dei Verdi e della parte sinistra dell’aula – di fatto ha sancito la nascita di una nuova maggioranza Pd-Fi in Comune.

Lega e Fdi furiosi con Forza Italia

Non a caso immediata è arrivata la violenta reazione di Lega e Fratelli d’Italia: “Fino a ieri tutta l’opposizione era compatta nel votare contro questa delibera. Oggi la sorpresa: Forza Italia, che fino all’altro giorno aveva chiaramente dichiarato che avrebbe votato contro, cambia improvvisamente idea e sceglie di uscire dall’aula, offrendo un aiuto determinante al Sindaco e alla sua maggioranza divisa”, scrive in una nota il gruppo consigliare della Lega a Palazzo Marino.

“Una scelta – continua il Carroccio – che spiace doppiamente, perché non solo tradisce la compattezza dell’opposizione, ma regala ossigeno a una maggioranza già spaccata, con almeno sette consiglieri contrari alla linea di Sala. La Lega continuerà a difendere gli interessi dei cittadini e con coerenza e compattezza non faremo mai da stampella al PD e alla sinistra”. “La realtà è sotto gli occhi di tutti: il sindaco non ha più la maggioranza uscita dalle urne e dovrà cercare i voti di volta in volta tra altri banchi. Sala smetta di vivacchiare cercando di tirare a campare e, per una volta, pensi davvero all’interesse dei milanesi facendosi da parte”, conclude.

Frecciatine e colpi bassi a sinistra

Ma lo psicodramma è andato in scena anche sui banchi della maggioranza, dove non sono mancate frecciate, colpi bassi e ribaltoni. A partire dai 239 emendamenti presentati a una delibera che la vice-sindaca Anna Scavuzzo per giorni aveva presentato come inemendabile da parte dei consiglieri, e che hanno trasformato la seduta di ieri in una maratona.

E la delibera su San Siro diventa magicamente emendabile

Un’inemendabilità che si è sciolta davanti ai tantissimi dubbi di alcuni (pochi) consiglieri di maggioranza, anche alla luce degli allarmi lanciati dal Comitato per la legalità presieduto da Nando Dalla Chiesa, per il quale esiste un obiettivo pericolo di infiltrazione mafiosa nel futuro cantiere San Siro. Nonché sulla nebulosità delle reali proprietà dei fondi di investimento. Per non parlare poi dello scempio ambientale previsto dalla delibera. Tutti temi che non potevano non essere affrontati. Da qui la scelta di aprire a minimi cambiamenti nel testo, la foglia di fico che ha permesso ai titubanti di votare a favore e ai convinti di gridare alla democraticità dell’operazione.

E, soprattutto, di licenziare una delibera che consegna una bella fetta di città (con in mezzo uno stadio) a due fondi speculativi che ora saranno liberi di fare ciò che a lor riesce meglio, cioè speculare. Senza che il Comune di Milano abbia la possibilità di controllare né la speranza di ricevere almeno una parte della ricchezza prodotta dalla cementificazione di San Siro. Non un gran risultato.