Stangata sull’Irpef regionale. Nel Lazio è rivolta contro Rocca

Dopo l'opposizione e i sindacati si allarga la protesta per la stangata sull'Irpef. Nel Lazio si aprono le prime crepe nella maggioranza che sostiene Rocca.

Stangata sull’Irpef regionale. Nel Lazio è rivolta contro Rocca

Le opposizioni sono in rivolta, i sindacati sul piede di guerra e persino nella stessa maggioranza si aprono le prime crepe. Dopo soli pochi mesi alla guida della giunta regionale del Lazio iniziano i guai per il presidente Francesco Rocca. Che si sente già sotto assedio, con proteste provenienti da ogni parte. Quasi scontate quelle delle opposizioni, che hanno deciso di non partecipare alla commissione Bilancio della Pisana in polemica contro la destra.

La giunta Rocca ha azzerato lo sconto fiscale. Per due milioni di contribuenti stipendi decurtati fino a 320 euro

Molto meno ovvie quelle dei sindacati, con Cgil e Uil che protestano contro l’aumento della pressione fiscale che Rocca nega, ma che nei fatti conferma. Il punto cruciale è proprio questo: la Regione ha deciso di tagliare il fondo taglia-tasse, ovvero la riduzione dell’aliquota Irpef per i redditi medio-bassi introdotta dalla giunta Zingaretti e ora azzerata da Rocca. Una decisione presa ignorando anche quanto stabilito dal Consiglio regionale, che aveva approvato un ordine del giorno che impegnava il presidente a rifinanziare il fondo taglia-tasse. Non lo farà e così nel Lazio aumenterà l’addizionale Irpef regionale, con buste paga più basse di 320 euro per quasi due milioni di lavoratori e pensionati. E così la rivolta diventa anche interna, con il Consiglio regionale “sempre più ridotto a mero passacarte della giunta”. Lamentela che non arriva solo dalle opposizioni, ma anche dalla stessa maggioranza.

Le crepe nella maggioranza le apre, mettendo tutto nero su bianco in una lettera, il presidente del Consiglio regionale, Antonello Aurigemma. Una missiva indirizzata agli assessori ai quali chiede di rispettare il lavoro dei consiglieri. Anche quelli della maggioranza. In particolare Aurigemma lamenta che le proposte di legge adottate dalla giunta sono spesso “oggetto di emendamenti presentati anche da parte degli stessi assessori proponenti dell’articolato di cui si chiede l’approvazione”. Tradotto, la giunta scavalca il Consiglio, decide tutto in autonomia e non tiene in considerazione il parere della Pisana. Annullando il ruolo della maggioranza e azzerando ogni possibilità di miglioramento delle leggi. Inficiando qualsiasi rapporto con l’opposizione e l’immagine di una giunta compatta.

Il punto più critico, al di là delle fibrillazioni interne alla maggioranza, riguarda comunque il fondo taglia-tasse. Non verrà rifinanziato nel 2023 a causa dei troppi debiti, spiega Rocca. Ma si punta a reintrodurlo con trattative che inizieranno non prima di aprile del 2024. Intanto, però, le buste paga dei lavoratori del Lazio scenderanno. Non a caso l’accordo proposto dalla Regione ai sindacati è stato sottoscritto solo da Cisl. Cgil e Uil non hanno accettato l’azzeramento del fondo che permetteva di ridurre l’aliquota Irpef regionale dal 3,33% all’1,73% per i redditi tra i 15mila e i 35mila euro.

Dopo l’opposizione e i sindacati si allarga la protesta per la stangata sull’Irpef. Nel Lazio si aprono le prime crepe nella maggioranza che sostiene Rocca

Cancellata, inoltre, anche l’indennità una tantum per i redditi fino a 40mila euro, istituita contro il caro bollette. Tutto ciò comporterà un aumento delle tasse fino a 320 euro per quasi due milioni di lavoratori e pensionati, ovvero 640 a famiglia, come denuncia il segretario Cgil Roma e Lazio, Natale Di Cola. Rocca, insieme all’assessore al Bilancio, Giancarlo Righini, ha anche scritto al prefetto di Roma per rassicurarlo sul tema, sostenendo che non c’è alcun allarme sociale e che vogliono rifinanziare il fondo nel 2024. Intanto Rocca assicura che l’Irpef “non viene toccata” e che “non abbiamo aumentato la pressione fiscale”. Eppure il presidente del Lazio sa benissimo che non è così: l’addizionale Irpef tornerà ai livelli precedenti al taglio di Zingaretti, come ha dovuto ammettere lui stesso in più occasioni ufficiali, con stipendi più bassi per quasi due milioni di persone.