Automobili devastate, cassonetti incendiati e scontri con le forze di sicurezza degli Stati Uniti sempre più feroci: cariche, lacrimogeni e arresti di centinaia di manifestanti che contestano le politiche anti-immigrazione della Casa Bianca. Sembrano scene tratte dal film distopico Civil War, uscito nel 2024, e invece è la realtà dell’America odierna, guidata dal divisivo presidente Donald Trump, dove da cinque giorni consecutivi si susseguono violentissimi scontri.
Una protesta iniziata pacificamente ma rapidamente degenerata in scene di guerriglia, che da Los Angeles si sta estendendo a macchia d’olio alle principali metropoli degli Stati Uniti. Da Dallas a San Francisco, da Santa Ana a New York, Austin, Atlanta e Seattle, letteralmente mezza America è in rivolta contro le retate condotte dall’Agenzia federale per l’immigrazione (ICE) su ordine del tycoon.
Da Los Angeles a New York, si allargano a macchia d’olio le proteste contro Trump. E il tycoon invia la Guardia nazionale e i marines per sedare le rivolte
Una mobilitazione senza precedenti sta gettando nel caos la nazione più potente del mondo, dove ormai si fa largo lo spettro di una vera e propria guerra civile. Com’è facilmente intuibile, a Los Angeles la tensione ha raggiunto livelli mai visti: 29 arresti sabato e 21 domenica, con accuse gravi che vanno dal possesso di molotov al saccheggio. La polizia ha fatto largo uso di proiettili di gomma, gas lacrimogeni e granate stordenti. In alcuni quartieri, come Little Tokyo e l’Arts District, le proteste sono sfociate in scontri violenti: manifestanti hanno dato alle fiamme numerose auto a guida autonoma della Waymo, società di robotaxi del gruppo Alphabet, percepite come simbolo di un sistema “ostile” e “disumanizzante”.
Spaventose le scene immortalate in diversi video, alcuni dei quali trasmessi dalla rete televisiva CNN, in cui si vedono dozzine di manifestanti trasferiti sugli autobus della polizia con le mani legate da fascette, dopo essere stati fermati da agenti in tenuta antisommossa al termine di una battaglia in cui sono state usate perfino granate stordenti e proiettili di gomma per disperdere la folla inferocita.
Ad Austin, secondo quanto scrive su X il governatore del Texas Greg Abbott, decine di manifestanti sono stati arrestati. A Santa Ana, invece, un portavoce del dipartimento di polizia ha riferito che la Guardia Nazionale è intervenuta per mettere in sicurezza gli edifici federali. Particolarmente critica la situazione a San Francisco, dove – sempre secondo la CNN – almeno 150 rivoltosi sono stati arrestati a causa degli scontri.
Negli Stati Uniti è iniziato lo scontro istituzionale
All’origine delle sommosse, secondo quanto riporta il Wall Street Journal, ci sarebbe stato il repentino cambio di strategia dell’Immigration and Customs Enforcement (ICE) che, dopo le critiche dell’amministrazione Trump per i pochi arresti di migranti clandestini, ha allargato le operazioni, inviando agenti “nelle strade” dove si radunano i lavoratori giornalieri irregolari. Azioni che hanno scatenato le proteste di migliaia di americani, preoccupati per l’evidente erosione delle proprie libertà civili.
Il tycoon ha risposto con il pugno di ferro: prima ordinando l’invio di oltre 4.000 agenti della Guardia Nazionale, poi – non riuscendo a placare gli animi – ha disposto lo spostamento di ben 700 marines a Los Angeles. Può sembrare una reazione normale, ma nella storia degli Stati Uniti è rarissimo che i soldati vengano impiegati per l’ordine pubblico. Proprio per questo motivo, il governatore della California, Gavin Newsom, esponente del Partito Democratico, ha citato in giudizio l’amministrazione Trump per aver dispiegato la Guardia Nazionale senza autorizzazione statale. Inoltre, si appresta a presentare un’ulteriore denuncia per la successiva attivazione dei marines.
Il governatore della California attacca Trump
“Trump sta cercando di provocare il caos inviando 4.000 soldati sul suolo americano. I criminali violenti che ne approfittano saranno ritenuti responsabili, potete esserne certi. La nostra priorità è stata e sarà garantire la sicurezza di Los Angeles. Protestate pacificamente, mantenete la calma. Prendetevi cura gli uni degli altri”, ha scritto su X il governatore Newsom. In un altro post ha aggiunto: “Trump voleva esattamente il caos, e ora tocca alla California ripulire il disastro”, ricordando che “uno dei pilastri fondamentali della nostra Nazione e della nostra democrazia è che il popolo sia governato da un sistema civile, non militare. I Padri Fondatori hanno sancito questi principi nella nostra Costituzione: un governo deve essere responsabile nei confronti del suo popolo, guidato dallo stato di diritto e da un’autorità civile, non militare. La California difenderà questi principi in tribunale”.
Dal canto suo, il presidente degli Stati Uniti non sembra affatto preoccupato da eventuali procedimenti giudiziari a suo carico e assicura che, in un modo o nell’altro, riuscirà a “fermare” gli scontri che – a suo dire – sono provocati da meri “teppisti”.