Strage all’aeroporto di Kabul. L’addio all’Afghanistan è nel sangue. Le vittime dell’attentato rivendicato dall’Isis sono almeno 90 tra cui 13 marines

L'Isis rivendica il sanguinario attentato di ieri all'aeroporto di Kabul. Biden promette: "Vi faremo pagare per ciò che avete fatto".

Strage all’aeroporto di Kabul. L’addio all’Afghanistan è nel sangue. Le vittime dell’attentato rivendicato dall’Isis sono almeno 90 tra cui 13 marines

Inferno Afghanistan. Difficile definirlo in altro modo: come ampiamente preannunciato a Kabul la situazione è precipitata, proprio mentre le operazioni di evacuazione delle forze alleate si stavano svolgendo con la massima sollecitudine per mettere in salvo quanti più civili possibile. A poche ore dall’allerta attentati lanciato dal segretario di Stato Usa Antony Blinken, due esplosioni causate da altrettanti kamikaze dell’Isis-K, hanno colpito la folla di disperati che da giorni è ammassata fuori dall’aeroporto della capitale nel tentativo di scappare dal regime dei talebani.

Decine le vittime, i report internazionali parlavano di almeno 90 morti, di cui 13 marines statunitensi e 100 feriti, molti in condizioni critiche. Ma è un bilancio destinato ad aggravarsi di ora in ora. Abdul Rahman al-Logari, uno dei kamikaze dello Stato islamico è stato in grado di “superare tutte le fortificazioni della sicurezza” all’aeroporto di Kabul, arrivando “a non più di cinque metri dalle forze americane”, si legge nel messaggio di rivendicazione. Immediata la reazione Usa: il capo del comando centrale statunitense Kenneth McKenzie ha affermato che Washington è pronta alla rappresaglia e ha sottolineato che non vi sarebbe nessuna complicità dei Talebani, che anzi l’Isis accusa di essere “in combutta con gli americani per evacuare le spie”.

BIDEN MINACCIA. Il presidente Joe Biden ha promesso: “Noi non vi perdoneremo, non dimenticheremo. Vi perseguiteremo e vi faremo pagare per ciò che avete fatto” (qui il tweet). Fin da subito gli Usa e i britannici hanno attribuito l’attacco all’Isis-K, lo Stato Islamico della provincia afghana del Khorasan, il gruppo affiliato all’Isis nemico di Al Qaida e dei talebani. I quali hanno condannato l’attacco ma scaricato la responsabilità sugli Stati Uniti: “è avvenuto in una zona dove la sicurezza è nelle mani delle forze statunitensi”, ha detto il portavoce Zabihullah Mujahid, assicurando che i nemici saranno fermati. Ma il rischio di altri attentati nei prossimi giorni è concreto.

Secondo le ricostruzioni, si è trattato di un attacco “complesso” nella zona dell’Abbey Gate dove in quel momento, erano ammassate almeno 5.000 persone. La prima esplosione è stata opera di un kamikaze che si è fatto saltare in aria fuori dal Baron Hotel, che negli ultimi giorni è diventata la base di giornalisti e truppe del Regno Unito. L’altro estremista ha compiuto il folle gesto più vicino al gate, in prossimità di un canale fognario dove stazionavano di migliaia di disperati con la speranza di poter salire a bordo di un aereo occidentale.

Il bilancio di almeno 90 civili afghani morti è stato diffuso in serata dal Wall Street Journal e altri media internazionali che citavano fonti mediche. Tra i 13 militari americani che hanno perso la vita ci sarebbe anche un medico della Marina, mentre a parlare di bambini tra le vittime sono stati i talebani. Il racconto dei testimoni nella capitale afghana è agghiacciante: le immagini e i video circolati sui social media mostrano feriti trasportati a bordo di carriole sgangherate con l’incessante ululato delle ambulanze in sottofondo, cumuli di cadaveri, il canale ricoperto di sangue.

Poco prima che scoppiasse l’inferno anche l’Italia ha tremato. Un nostro C-130 con a bordo anche giornalisti era decollato dallo scalo di Kabul tra i proiettili. Colpi sparati senza conseguenze da una mitragliatrice afghana che puntava in aria per disperdere la folla assiepata al gate dell’aeroporto. A bordo dell’aereo però si sono vissuti attimi di terrore.