Sebbene da giorni si rincorrano voci – finora rivelatesi vane – di una svolta “imminente” che dovrebbe culminare in un accordo per il cessate il fuoco tra Hamas e Israele, nella Striscia di Gaza continua la scia di sangue. A tenere banco, come già accaduto nei giorni scorsi, è l’ennesima strage avvenuta durante la consegna degli aiuti umanitari nella zona di Muwasi, a Rafah.
Qui, infatti, l’esercito israeliano (Idf) avrebbe aperto il fuoco sui civili in attesa della distribuzione degli aiuti, provocando – secondo fonti mediche locali – almeno 31 morti e 184 feriti. A differenza di quanto accaduto per episodi simili nei giorni precedenti, questa volta l’Idf ha ammesso – seppur parzialmente e con non pochi distinguo – l’accaduto, sostenendo di aver sparato “a qualche singolo sospetto che si era avvicinato alle truppe” durante lo spostamento dei civili lungo i percorsi designati verso i siti di distribuzione nella parte meridionale della Striscia.
Striscia di Gaza, nuova strage di civili durante la consegna degli aiuti umanitari a Rafah: l’Idf ammette l’attacco e l’Onu chiede un’indagine indipendente
Le stesse fonti militari israeliane, che hanno annunciato un’indagine sull’accaduto, negano che il conflitto a fuoco sia avvenuto all’interno del centro di distribuzione, affermando invece che l’intervento è avvenuto a “500 metri” dalla struttura. Smentite anche le indiscrezioni – rilanciate dai media palestinesi – secondo cui l’Idf starebbe impedendo, o almeno ostacolando, l’accesso dei civili agli aiuti. L’esercito di Benjamin Netanyahu ha sostenuto che consente alla Gaza Humanitarian Foundation, l’organizzazione incaricata della distribuzione, “di operare in modo indipendente per permettere la consegna degli aiuti ai residenti di Gaza, e non ad Hamas”, affermando che “le truppe dell’Idf non impediscono ai civili di Gaza di raggiungere i siti di distribuzione degli aiuti umanitari”.
Una ricostruzione che, sorprendentemente, è stata smentita dalla stessa Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), sostenuta da Israele e dagli Stati Uniti, che si è detta ignara di morti e feriti e ha dichiarato che la distribuzione degli aiuti “è avvenuta in modo sicuro e senza incidenti”.
Del tutto diversa la posizione del segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, che ha condannato l’accaduto chiedendo un’“indagine immediata e indipendente” affinché i responsabili “siano chiamati a rispondere delle loro azioni”. “Sono sconvolto dalle notizie di palestinesi uccisi e feriti ieri mentre cercavano aiuti a Gaza”, ha affermato Guterres, secondo cui “è inaccettabile che i palestinesi rischino la vita per procurarsi del cibo”.