Studentessa nordcoreana scomparsa, indaga la Procura di Roma. L’ambasciatore Chon: “Odiava suo padre. E’ tornata in Corea e sta bene”

La Procura di Roma ha aperto un fascicolo sulla scomparsa della studentessa nordcoreana

Da questa mattina il caso della diciassettenne studentessa nordcoreana, figlia dell’ex ambasciatore reggente della Corea del Nord a Roma, Jo Song-gil, scomparsa dalla Capitale nel novembre scorso, è oggetto di accertamenti da parte della Procura di Roma. Il procuratore aggiunto Francesco Caporale ha aperto, infatti, un fascicolo a carico di ignoti, il cosiddetto modello 45, dopo aver ricevuto un’informativa dagli investigatori della Digos di Roma.

Il rapporto della Polizia si basa, prevalentemente, su fonti aperte, cioè le notizie di stampa che da alcuni giorni riguardano il caso della 17enne. Nell’informativa, in particolare, si fa riferimento alle dichiarazioni rilasciate dall’ex numero due dell’Ambasciata della Corea del Nord a Londra, Thae Yong-ho, dissidente come il padre della ragazza e dal 2016 rifugiato a Seul, secondo il quale la studentessa sarebbe stata rapita a Roma dagli 007 di Pyongyang.

La Procura ha ordinato agli investigatori della Digos di acquisire anche le immagini delle telecamere presenti nella zona dove risiedeva la ragazza e quelle registrate il 14 novembre scorso, il giorno della sua presunta partenza, all’aeroporto di Fiumicino.

Intanto, sempre oggi, Kim Chon, attuale ambasciatore della Corea del Nord a Roma, e successore di Jo Song-gil alla guida della sede diplomatica di Via dell’Esperanto, in una lettera inviata al presidente dell’unione interparlamentare Italia-Nord Corea, Osvaldo Napoli, ha riferito che la ragazza “odiava i genitori perché la lasciavano a casa da sola” e dunque voleva “tornare a Pyongyang dai nonni”. Una versione che avvalora la ricostruzione secondo cui la studentessa sarebbe stata abbandonata da Jo e consorte nel momento in cui l’ex ambasciatore ha scelto di disertare chiedendo asilo a un altro Paese, forse all’Italia stessa.

Sempre secondo Chon, Jo Song-gil “aveva lasciato l’ambasciata la sera del 10 novembre 2018, dopo un litigio familiare con la moglie Ri Kwan Sun, a causa dei disturbi mentali che affliggono la figlia”. E la mattina dopo, insieme alla moglie, si sarebbe allontanato all’Ambasciata “senza farvi più ritorno e facendo perdere le proprie tracce”. La ragazza, invece, secondo la versione fornita dall’attuale ambasciatore, sarebbe rimasta nelle sede diplomatica dell’Eur in attesa di lasciare l’Italia.

La 17enne aveva interrotto gli studi liceali a marzo dello scorso anno, in vista della conclusione del mandato del padre e il 14 novembre, stando a quanto riferisce nella lettera Chon, sarebbe rientrata volontariamente in Corea del Nord accompagnata da personale diplomatico. “Era molto contenta di tornare presto dai nonni, ed ho ricevuto un messaggio dalla sua famiglia in cui mi dicono che sta bene ed è momentaneamente sottoposta a cure mediche” conclude Chon nella lettera.

La figlia di Jo avrebbe lasciato l’Italia dallo scalo di Fiumicino, superando i controlli di routine al Terminal 3 insieme ad altri passeggeri, senza transitare, quindi, per i varchi riservati al Corpo diplomatico.