Stupro di Piacenza, la vittima della violenza è disperata perché riconosciuta nel filmato. Aperta un’inchiesta su chi ha pubblicato il video

Stupro di Piacenza: la donna aggredita si dice disperata perché riconosciuta dal video. Aperta così un'inchiesta sulla pubblicazione.

Stupro di Piacenza, la vittima della violenza è disperata perché riconosciuta nel filmato. Aperta un’inchiesta su chi ha pubblicato il video

Stupro di Piacenza, la vittima della violenza si è detta disperata dall’aggressione anche perché è stata riconosciuta nel filmato. Infatti, sulla pubblicazione del video è stata aperta un’inchiesta ed intanto le immagini sono state rimosse dalle piattaforme social.

Stupro di Piacenza, la vittima della violenza disperata perché riconosciuta nel filmato

“Sono disperata, sono stata riconosciuta per colpa di quelle immagini”. Sono le parole che la donna ucraina di 55 anni, aggredita in via Scalabrini a Piacenza. Lo riporta l’agenzia AGI. La donna vive e lavora in Italia dal 2018 e per la violenza  è stato arrestato un 27enne richiedente asilo della Nuova Guinea. Il filmato, che è stato usato come mero oggetto politico sui social, è stato rimosso dal web. Facebook, Instagram e Twitter hanno rimosso il video dello stupro di Piacenza perché viola le loro regole.

Aperta un’inchiesta su chi ha pubblicato il video

Dopo le polemiche e l’arresto dell’aggressore, è stata aperta un’inchiesta sulla pubblicazione del filmato. La Procura di Piacenza indaga a carico di ignoti sulla diffusione del filmato. Il reato ipotizzato è “diffusione senza consenso di materiale riproducente atti sessuali”.  L’articolo 734 bis del codice penale ipotizza un reato a carico di chi “porta a conoscenza di un numero indeterminato di persone le generalità o l’immagine della vittima, senza il suo consenso, attraverso modalità che comunque consentano di poter risalire alla persona offesa”.  

“La diffusione sui media di video riproducenti l’episodio criminoso sono in corso approfonditi accertamenti, trattandosi di un fatto astrattamente riconducibile ad ipotesi di reato”, ha affermato la procuratrice Grazia Pradella. Anche il Garante per la protezione dei dati personali ha avviato un’istruttoria per accertare “eventuali responsabilità da parte dei soggetti che a vario titolo e per finalità diverse vi hanno proceduto e avverte tutti i titolari del trattamento a verificare la sussistenza di idonee basi giuridiche legittimanti tale diffusione”.

 

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