Suicidi nelle Università, storie di salvezza e sopravvissuti: il coraggio di combattere di Francesco e Rosalba

Suicidi nelle Università, dopo l'ultima giovane vita spezzata in provincia di Napoli ecco le testimonianze di chi si è salvato.

Suicidi nelle Università, storie di salvezza e sopravvissuti: il coraggio di combattere di Francesco e Rosalba

Sull’emergenza dei suicidi nelle Università non bisogna calare l’attenzione. Dopo l’ultimo suicidio di Diana, molti giovani studenti universitari hanno deciso di protestare contro il sistema ma anche contro una società sempre di più selettiva e distante dai sogni e bisogni dei ragazzi. Tuttavia, c’è anche l’altra faccia della medaglia, chi è riuscito a salvarsi e combattere nel proprio difficile presente per costruire un futuro diverso.

Suicidi nelle Università, storie di salvezza e sopravvissuti

Diventa sempre di più necessario quanto importante dare voce ed eco a gesti che non possono essere sintetizzati e liquidati aspettando il prossimo atto estremo. La sofferenza dei tanti ragazzi e ragazze all’interno degli atenei italiani ormai è evidente e va affrontata con serietà, competenza e sensibilità ma soprattutto rispetto. Se le istituzioni universitarie e politiche sembrano essere poco interessate a quest’emergenza, arrivano in soccorso gli stessi giovani che si sono trovati o si trovano in situazioni di sofferenza che per tante e troppe giovani vite è stata una condanna a morte.

Il coraggio di combattere di Francesco e Rosalba

Francesco Guadagno, 26 anni ed originario di Sant’Anastasia (provincia di Napoli), oggi è laureato in Scienze dell’Amministrazione e Organizzazione. “Da sempre sono stato convinto della facoltà di Giurisprudenza e da sempre sognavo di fare l’avvocato”, racconta Francesco. “Ero convinto, la mia scelta era quella. E infatti per il primo anno e mezzo tutto è andato per il meglio”. Poi, qualcosa è cambiato nel percorso universitario di Francesco. “Dopo un paio di anni, iniziano i primi dubbi ma un po’ per la paura di perdere tempo, un po’ per la paura di deludere i genitori, continuo a dare gli esami, anche se la voglia non era più la stessa”. Così come si cresce, allo stesso modo possono cambiare sogni ma cambiare insieme a loro non è così semplice. “Per circa 6 mesi, continuo ad andare avanti – continua Francesco- finché un giorno, dopo aver dato un esame, mi rendo conto che in realtà non ero più felice e che forse era arrivato il momento di prendermi una pausa ma il coraggio non c’era”.  Questo racconto testimonia quanto le relazioni possono essere una salvezza. “La paura era tanta, finché un giorno mio fratello si accorge della mia rabbia repressa e capisce che c’è qualcosa che non va e lì inizia il mio sfogo”. Francesco si prenderà poi qualche mese di pausa, periodo in cui si confronta con suo fratello, i suoi genitori ma anche con il suo padre spirituale. “Dopo qualche mese di discernimento, mi iscrivo alla facoltà di Scienze dell’Amministrazione e Organizzazione ma il primo periodo è stato duro”. In seguito, con il sostegno della fidanzata, famiglia e fede (l’Azione cattolica in particolare) arriva la discesa. “La fortuna di avere dei genitori che non mi facevano pesare la cosa è stata tanta perché da quel momento inizio a dare gli esami. Così mi sono laureato nel febbraio del 2022”. Il coraggio di cambiare per Francesco è stata la vittoria più grande nella sua vita fino ad adesso. “Per me il cambio di università è stata la scelta più difficile della mia vita. Tuttavia, sono cresciuto tanto e ho scoperto di avere non una, non due ma tante famiglie”.

La testimonianza di Rosalba Porciello, 20 anni e studentessa di Lettere Moderne, insegna quanto darsi del tempo in larghezza come diceva Luciano De Crescenzo, possa migliorare la vita e dare un nuovo slancio. “Inutile dire che lasciare l’Università è stato difficile così come prendersi del tempo che non pensavo di meritare”. Rosalba, una ragazza di Scisciano (provincia di Napoli), subito dopo il liceo Classico, ha deciso di iscriversi alla facoltà di Giurisprudenza alla Federico II. “Io dovevo fare Giurisprudenza come mio padre, poco mi importava delle materie che avrei studiato”, inizia così il percorso universitario d Rosalba. “Circa un anno fa inizio a seguire i primi corsi, ero molto contenta e ascoltavo con grande interesse le lezioni dei professori”. Primi mesi positivi per Rosalba che porta a casa un bel 30 a un esame ostico come Economia Politica. Poi, arriva il primo grande blocco con l’esame di Diritto Romano, che viene accantonato per dedicarsi a Filosofia del Diritto, superato con un altro 30. Poi, il secondo blocco con Diritto Medievale. “Mi svegliavo alle 5 di mattina per studiare e continuavo fino a sera ma in testa non c’era niente; dopo un po’ di giorni trascorsi così, mi concedo del tempo per fermarmi e permettermi di piangere. Mi sentivo incapace ed ero certa che l’Università non facesse per me e dunque per vivere serena avrei dovuto lasciarla. Mi vergognavo di me stessa, io che ho sempre dedicato la mia vita allo studio”. Poi, la famiglia quella che dovrebbe sempre credere nei figli a prescindere dai risultati, scadenze o presunti meriti. “Decido però di parlarne subito con i miei genitori, la cosa più difficile che abbia mai fatto. Avevo deluso me stessa e probabilmente anche loro, che da sempre hanno investito su di me e creduto nelle mie capacità. Loro non si sono arresi con me”. Poi, ecco l’importanza di affidarsi a qualcuno. “I miei genitori preoccupati mi portano dalla psicologa, la cosa più bella che mi potesse capitare”. Poi, il coraggio di cambiare strada: “Decido di guardarmi dentro e grazie alla terapia capisco e accetto che Giurisprudenza non fa per me e così decido perciò di iscrivermi a Lettere Moderne”.

Rosalba ci tiene a mandare il suo messaggio ai tanti studenti che si trovano nella sua stessa situazione: “Non so se questa sarà la scelta giusta, sono ancora in terapia per lavorare su me stessa, ma quello che è certo è che ho dei genitori che mi appoggiano in qualsiasi scelta e che hanno rispetto anche dei miei silenzi e dei miei tempi. Il confronto è importante soprattutto tra studenti, perché siamo tutti sulla stessa barca, con gli stessi dubbi e le stesse paure”.