“Sul Pnrr siamo in netto ritardo. Spesi solo 86 miliardi su 194”. Parla il segretario di presidenza del Senato, Lorefice (M5S)

“Se il Pil cresce a stento perfino col Piano nazionale di ripresa e resilienza è perché questo è stato speso poco e male”

“Sul Pnrr siamo in netto ritardo. Spesi solo 86 miliardi su 194”. Parla il segretario di presidenza del Senato, Lorefice (M5S)

Pietro Lorefice, segretario di presidenza del Senato e capogruppo M5S in Commissione politiche Ue, il ministro Foti ha presentato la sesta revisione del Pnrr e ha detto che è tutto a posto e che tutti i 200 miliardi verranno spesi. È così?
“Il ministro Foti, il Governo e la maggioranza hanno provato a vendere un mondo immaginario, presentando un’ennesima revisione peraltro ancora da discutere con l’Ue. Parto da un dato, ammesso dallo stesso Foti. Ad oggi sono stati spesi 86 miliardi sui 194 del braccio principale del Pnrr, ovvero solo il 45%. Ora, non può esserci chi non veda come sia impossibile spendere altri 110 miliardi di euro in 9 mesi. Abbiamo missioni essenziali come quella legata alla salute, il cuore e l’anima del Pnrr, che hanno uno stato di avanzamento della spesa del solo 40%, anche qui ammesso dall’Esecutivo. Poi si può provare a prendere in giro gli italiani oltre ogni limite, dicendo che il Pnrr è un piano basato sulle performance e non sulla spesa, si può attivare la miglior propaganda meloniana, ma il Piano con questo Governo è definitivamente diventato un’enorme occasione sprecata. E questo a causa della strafottenza e della vanità dell’Esecutivo”.

Però Foti ha chiarito che alcuni fondi saranno trasferiti in appositi strumenti finanziari per dilatare le tempistiche della spesa, che ne pensa?
“Per carità, non facciamoci ingannare. È soltanto un modo per buttare la palla in tribuna sperando che nessuno dagli spalti la rispedisca in campo. Trovo gravissima questa parte della cosiddetta ‘revisione’ del Pnrr. Alcuni assi portanti del Piano, come le infrastrutture idriche, i posti letto negli studentati, il piano ‘Italia 1 Giga’ per le connessioni in fibra, sono talmente sgangherati e in ritardo che il Governo ora si inventa i fondi ad hoc a cui le corrispondenti risorse verranno assegnate entro giugno 2026, per poter essere spese dopo. Siamo quindi agli spostamenti, agli slittamenti, agli scivolamenti. Il tutto senza alcuna garanzia e alcuna pianificazione di percorso”.

Foti poi è tornato a derubricare i meriti di Conte e del M5S parlando del Pnrr come frutto di un algoritmo. Che ne pensa?
“Siamo alla ripetizione di un penoso storytelling, che prova a sfruttare un’infelice uscita dell’ex commissario Gentiloni. La realtà è ben nota a un Governo, come quello Meloni, che per l’ennesima volta prova a usare questo concetto. Mentre tutta Europa nel marzo 2020, in piena pandemia, ci chiedeva di accettare il Mes, che avrebbe significato mettere un cappio al collo dell’Italia, il presidente Conte e tutto il M5S hanno portato avanti una sfibrante trattativa che ha portato al Recovery fund da 800 miliardi raccolti tramite eurobond, la prima emissione massiccia di debito comune europeo. Questo è il vero, grande risultato. Nella trattativa, poi, sono finiti anche i criteri in base ai quali l’Italia è stata destinataria di 200 miliardi, ovvero la popolazione, le difficoltà del Mezzogiorno e il Pil pro capite. Ma poi è semplicemente risibile che parlino di algoritmo quelli che, senza colpo ferire, hanno accettato il nuovo Patto di stabilità da 13 miliardi di tagli e nuove tasse l’anno. Meloni, Giorgetti e Foti pensino a questo, di algoritmo, di cui porteranno sempre la responsabilità”.

Perché il Pil non cresce anche con il Pnrr?
“Perché il Pnrr è stato speso poco e male. E nonostante questo, la pur deficitaria messa a terra ha permesso al Paese di non finire in recessione. Lo stesso Governo, in compagnia dell’Upb, a fine 2024 aveva previsto nel Piano strutturale di bilancio che l’impatto del Pnrr sul Pil nel 2025 sarebbe stato tra il +0,8 e il +1%, mentre nell’imminente Documento programmatico di finanza pubblica il Governo dovrebbe inserire una previsione di crescita del Pil per quest’anno di un misero +0,6%. Insomma, è chiaro che senza Pnrr l’Italia di Meloni sarebbe sprofondata verso un segno meno. E poi il Pil non cresce perché anche un maxi piano come il Pnrr doveva essere accompagnato da politiche economiche di supporto, che invece sono state negate e recise alla radice dal ministro Giorgetti, più interessato all’avanzo primario, alla moderazione salariale e alle privatizzazioni che a dare sostegno agli italiani”.