Sul Superbonus tutti contro il M5S. Ma il disastro è firmato Draghi

Superbonus, Conte sta provando a salvare 40mila imprese dal crac. Per i giornali di destra invece è lui che affossa i Sostegni.

Se il decreto Aiuti bis non è riuscito ad approdare in queste ore nell’Aula del Senato la responsabilità, tanto per i partiti di destra quanto per quelli di sinistra, è dei Cinque Stelle. Identica accusa è arrivata dai piani alti del Governo: “A causa di questo atteggiamento si rischiano di bloccare gli aiuti a famiglie e imprese”, il commento che ha fatto filtrare Palazzo Chigi. E i giornali di riferimento delle destre giù a dar addosso a Giuseppe Conte. “M5S blocca la legge con 17 miliardi di aiuti alle famiglie”, ha titolato Libero.

Superbonus, Conte sta provando a salvare 40mila imprese dal crac. Per i giornali di destra invece è lui che affossa i Sostegni

“I Cinque Stelle scippano gli italiani: a rischio 17 miliardi di aiuti”, ha tuonato invece il Giornale che ha parlato di “ultimo sgambetto di Conte”. Un’operazione di mistificazione dei fatti che non ha uguali. La verità è che il Governo ha chiesto a tutte le forze politiche di ritirare tutti gli emendamenti al dl Aiuti bis in discussione al Senato. Ma i pentastellati si sono opposti semplicemente perché tra le proposte di modifica ci sono quelle volte a sbloccare definitivamente l’impasse in cui si trovano i crediti fiscali d’imposta del Superbonus.

Stallo da cui dipende la sopravvivenza di migliaia e migliaia di imprese e dei loro dipendenti. E che a parole tutti gli stessi partiti che oggi accusano i pentastellati di mettere a rischio i 17 miliardi di sostegni dicono di voler sbloccare. Ad ogni modo il no dei Cinque Stelle a Mario Draghi ancora una volta deriva dalla volontà di sostenere imprese e cittadini appesi ai bonus edilizi, altro che boicottare gli aiuti a loro diretti. Se qualcuno deve rispondere del caos che si è generato a Palazzo Madama col decreto Aiuti bis è semmai lo stesso premier.

Il Superbonus 110% è stato considerato dal Governo Draghi il mezzo con cui si è organizzata “una tra le più grandi truffe che la Repubblica abbia mai visto”. La definizione arrivò dal ministro dell’Economia, Daniele Franco – pappa e ciccia con Draghi – a febbraio scorso quando fu varata una delle ultime strette sull’utilizzo del Superbonus che ne ha reso più complicato l’accesso. Il bonus edilizio per eccellenza era in realtà finito nel mirino del Governo già in autunno quando venne varato il dl anti-frodi che aggiungeva due passaggi burocratici lunghi e complessi all’iter per accedere ai bonus edilizi, ovvero il visto di conformità e l’asseverazione della congruità dei prezzi.

Con la Finanziaria poi il Governo ha tentato un nuovo blitz provando a ridurre la platea, limitandolo cioé solo ai condomini ed escludendo le villette. Ma il pressing politico lo ha costretto a confermare il bonus per tutti. Poi la nuova stretta di febbraio. Con il dl Sostegni ter arriva il blocco delle cessioni multiple dei crediti fiscali incamerati dalle banche . Una decisione scellerata che ha portato alla progressiva chiusura dei rubinetti da parte degli istituti di credito, e poi di Poste e di Cdp, che avendo acquisito già troppi crediti non accettavano nuove richieste. E ancora una volta il Governo è stato costretto a ritornare sui suoi passi concedendo fino a due ulteriori cessioni a istituti bancari.

Problemi risolti? Niente affatto. Perché il Governo ha deciso di mettere ulteriori paletti sulla responsabilità dei cessionari che acquistano i crediti. Una circolare dell’Agenzia delle Entrate (n.23/E di giugno) ha spiegato che gli acquirenti, soprattutto se qualificati (come le banche) devono dimostrare la loro diligenza nelle operazioni di compravendita, se non vogliono essere chiamati a rispondere dell’eventuale illegittimità del credito. La diligenza viene valutata su una serie di parametri alcuni dei quali hanno messo in crisi le banche perché generici e non dettagliati. Come il controllo sulla congruità tra il valore e l’oggetto dei lavori asseritamente eseguiti e il profilo dei committenti beneficiari delle agevolazioni. O il controllo sulla congruità tra l’ammontare dei crediti ceduti e il valore dell’unità immobiliare. Il decreto Aiuti bis in questione non ripara affatto tali effetti collaterali delle norme dei Migliori.

Il tentativo di riportare ordine nella materia e ridare certezza a famiglie e imprese è contenuto invece negli emendamenti presentati dai Cinque Stelle ma anche da altri partiti, a onor del vero, da Forza Italia a Iv. Salvo poi che quegli stessi partiti due giorni fa erano pronti ad arrendersi di fronte alla richiesta del Governo di ritirare le proposte di modifica. Tanto che il leader dei Cinque Stelle, Giuseppe Conte, ieri, ha parlato di “comportamento vergognoso” da parte delle altre forze politiche e di accanimento contro il Movimento.

Gli emendamenti in questione accoglievano la richiesta formulata delle principali associazioni coinvolte dai bonus edilizi – dall’Ance all’Inarcassa – di escludere la responsabilità in solido di chi acquista il credito, ovvero di semplificare la gestione della responsabilità degli acquirenti, stabilendo il principio che la diligenza del controllo è sempre dimostrata quando qualcuno acquista da una banca e non c’è bisogno di dimostrarla ulteriormente da chi acquista. Politicamente rimane lo stupore e l’incapacità di capire le ragioni dell’ostilità della coppia Draghi-Franco verso una misura che in termini di ritorno economico per lo Stato e per l’economia presenta numeri da capogiro. Ostilità che Conte definisce non a caso “incomprensibile”.

La potenza della misura sta tutta nei dati emersi da uno studio che Ance Emilia Area Centro ha commissionato a Nomisma e diffuso a luglio scorso: i 38,7 miliardi di euro finora investiti dallo Stato (oltre 47 ad agosto) hanno generato un ritorno economico pari a 124,8 miliardi, ovvero il 7,5% del Pil, un valore sociale racchiuso nella cifra di 634mila occupati totali, un valore ambientale espresso in 979mila tonnellate di CO2 risparmiata a cantieri conclusi e un risparmio medio annuo in bolletta di 500 euro per ogni beneficiario e di 15,3 miliardi in totale.

“Non si capisce come le altre forze politiche rimangano insensibili a un problema che non è mio personale ma un problema di sistema – ha spiegato Conte -: oggi stanno saltando almeno 30-40 mila aziende con oltre 49mila addetti perché è incagliata la cessione dei crediti, per tutti gli interventi fatti da questo governo contrario al Superbonus. Il Governo ha l’obbligo morale e politico di dare una risposta”. E se il Governo non prende posizione, la soluzione c’è – dice il M5S – votare gli emendamenti che Palazzo Chigi chiede invece ora senza pudore di ritirare.