Tagli all’indennità, scure 5S contro la casta siciliana. Presentato un ddl per dimezzare gli stipendi dei consiglieri arrivati a 12.523,07 euro

Tagli all’indennità, scure 5S contro la casta siciliana. Presentato un ddl per dimezzare gli stipendi dei consiglieri dell'ars

Tagli all’indennità, scure 5S contro la casta siciliana. Presentato un ddl per dimezzare gli stipendi  dei consiglieri arrivati a 12.523,07 euro

Poco più di dieci giorni fa l’Assemblea regionale siciliana (Ars) ha blindato la legge, varata nove anni fa, sulla rivalutazione dei trattamenti degli onorevoli in base al costo della vita. Lo ha fatto bocciando un emendamento che ne prevedeva l’abolizione, discusso intorno alle tre di notte. Per l’intero 2023, dunque, rimane confermato l’aumento di 890 euro al mese in busta paga per i 70 deputati regionali. A fare quadrato attorno alla rivalutazione Istat è stata una maggioranza trasversale, che per difendere quello che viene ritenuto “un diritto” ha dovuto fare ricorso al voto segreto.

Gli unici a schierarsi contro l’aumento degli stipendi sono stati i Cinque Stelle e FdI. Persino Cateno De Luca di Sud chiama Nord non ha votato l’emendamento che lui stesso aveva presentato per bloccare l’adeguamento Istat. E oggi il M5S fa un ulteriore passo avanti e presenta un disegno di legge all’Ars per dimezzare gli emolumenti dei settanta deputati dell’Assemblea siciliana, la cui indennità, con l’ultimo adeguamento Istat, ha toccato quota 12.523,07 euro lordi al mese, 1.423,07 euro in più rispetto a nove anni fa, quando fu approvata la norma per la rivalutazione delle remunerazioni in base al costo della vita.

Il vicepresidente dell’Ars, Nuccio Di Paola (M5S), ha consegnato all’Ansa uno studio sugli aumenti negli ultimi anni. Nel quadriennio successivo all’approvazione della “norma Istat” non si sono registrati aumenti degli emolumenti dei deputati regionali, rimasti ancorati alla cifra di 11,1 mila euro lordi al mese (6.600 indennità più 4.500 diaria). Dallo studio fatto da Di Paola emerge che i rialzi si sono verificati a partire dal 2018 in poi. Il primo aumento ha prodotto in busta paga 122,10 euro in più per via di un indice Istat pari a +1,1%; l’anno seguente, un ulteriore +1,1% dell’indice ha portato l’indennità a 11.345,54 euro al mese. Altro incremento nel 2020, con l’emolumento a quota 11.402,27 euro al mese (+0,5%).

Quota rimasta invariata nel 2021, quando l’indice Istat è risultato pari a -0,3%. La minore quota non calcolata due anni fa è stata però assorbita l’anno scorso quando a fronte di un indice cresciuto dell’1,9%, l’indennità è aumentata dell’1,6% arrivando a 11.584,71 euro. Con l’inflazione all’8,1%, quest’anno la busta paga mensile è arrivata alla cifra di 12.523,07 euro. “Ci aspettiamo che in commissione all’Ars si valutino tutti i disegni di legge presentati, compreso il nostro, e si trovi una sintesi – dice Di Paola – Gli uffici facciano le verifiche necessarie, in modo da trovare la soluzione normativa migliore sia per quanto riguarda l’abolizione dell’adeguamento Istat sia per il taglio delle indennità tenendo ovviamente conto di ogni aspetto tecnico.

Questo lavoro però va fatto in fretta, perché bisogna assumere decisioni”. Oltre al ddl del M5S, sarebbero stati depositati in Assemblea altri due testi che propongono l’abrogazione della rivalutazione Istat delle indennità parlamentari: uno è stato presentato da FdI, l’altro dai gruppi Sud chiama Nord e Sicilia Vera. Anche il Pd starebbe lavorando a un proprio testo. Proprio qualche giorno fa c’è stata un’azione simbolica di protesta dei disoccupati che percepiscono il reddito di cittadinanza davanti l’ingresso dell’Ars di piazza del Parlamento contro l’aumento degli stipendi degli onorevoli.