I terroristi vanno al governo. In Afghanistan sfila la galleria degli orrori. Il figlio del mullah Omar ministro della Difesa. E all’Interno il capo di Haqqani ricercato dall’Fbi

I talebani non cambiano. Sono sempre i soliti. Il Governo annunciato ieri è composto di amici e familiari del mullah Omar e terroristi.

I terroristi vanno al governo. In Afghanistan sfila la galleria degli orrori. Il figlio del mullah Omar ministro della Difesa. E all’Interno il capo di Haqqani ricercato dall’Fbi

I talebani non cambiano. Sono sempre i soliti. Le violenze e il terrore che ha invaso l’Afghanistan dopo il loro ritorno al potere ne sono stati la prova e il Governo annunciato ieri, composto di amici e familiari del mullah Omar e terroristi, ne è solo l’ennesima conferma. Una grana, l’ennesima, per l’Occidente, che sta cercando di gestire la situazione dopo la disastrosa ritirata che in pochi giorni sembra aver azzerato il lavoro svolto a Kabul con una costosissima missione durata venti anni.

L’ESECUTIVO. Ieri è stata annunciata la formazione del nuovo Governo. A presentare i nomi di premier e ministri dell’emirato islamico è stato il portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahid. A guidare l’esecutivo sarà il mullah Mohammad Hassan Akhund, primo ministro ad interim, mentre il mullah Abdul Ghani Baradar, co-fondatore del gruppo, lo affiancherà come suo vice. Il ministero della difesa è stato invece affidato al mullah Mohammad Yaqoob, tra i leader talebani dal 2016 e figlio del tristemente noto mullah Omar.

Come se non bastasse, come ministro dell’interno è stato scelto Sirajuddin Haqqani, capo della rete Haqqani, riconosciuto dagli Stati Uniti come gruppo terroristico vicino sia ai talebani che ad Al Qaeda, su cui vi è una taglia di 5 milioni di dollari e che è tra i principali e più pericolosi ricercati dall’Fbi. Del resto lo stesso primo ministro è inserito nella lista dell’Onu sugli uomini considerati vicini ad organizzazioni terroristiche. Gli Esteri sono invece andati ad Amir Khan Muttaqi, che lo scorso anno partecipò ai negoziati di Doha.

“Si tratta di un Governo ad interim, ancora incompleto”, ha detto il portavoce dei talebani, assicurando che verrà allargato ad altre personalità del Paese. Il premier e i ministri indicati sinora fanno però già tremare l’Occidente. “Il nostro Governo non sarà basato sull’etnia. Non permetteremo questo tipo di politica”, ha aggiunto Zabihullah Mujahid cercando di dare rassicurazioni. Le violenze intanto in Afghanistan proseguono ed è di almeno due morti e otto feriti il bilancio delle manifestazioni contro i talebani organizzate nella città di Herat. Manifestazioni sono avvenute inoltre Kabul, in quella che sarebbe la più grande protesta contro i talebani dalla loro salita al potere il 15 agosto scorso e, secondo foto e video condivisi sui social media, gli attivisti hanno gridato a sostegno dei combattenti della resistenza nella provincia del Panjshir e hanno inneggiato contro il Pakistan.

LE INFORMATIVE. Sull’Afghanistan ieri hanno presentato le loro informative alle Camere i ministri degli esteri e della difesa, Luigi Di Maio e Lorenzo Guerini. “Le immagini strazianti dei profughi e le aspettative di pace e sviluppo di un intero popolo ribaltate in pochi giorni non ci lasciano indifferenti”, ha dichiarato Di Maio (il video dell’intervento a In Onda). Il ministro, puntando sul G20, ha quindi aggiunto che la crisi ripropone l’esigenza di un multilateralismo più efficace ed inclusivo e al tempo stesso la necessità di una forte coesione europea e di un’autonomia strategica e operativa dell’Unione.

“I talebani vanno giudicati sulla base delle loro azioni e non delle dichiarazioni e il nostro approccio deve unire al pragmatismo sul piano operativo la fermezza sui principi”, ha concluso. Guerini ha quindi messo in guardia dal rischio che il deterioramento del quadro di sicurezza determinato dalla facile vittoria dei talebani si estenda anche “a quelle regioni di elevato interesse strategico nazionale in cui siamo impegnati, quali il Sahel e l’Iraq”.