Tfs, sulla buonuscita agli statali la Consulta dice stop ai ritardi

Sulla buonuscita degli statali la Corte Costituzionale avverte: basta ritardi sul Tfs, il Parlamento deve intervenire.

Tfs, sulla buonuscita agli statali la Consulta dice stop ai ritardi

Non sono più ammissibili ritardi, in certi casi di anni, nel pagamento della liquidazione ai dipendenti statali. Differire la corresponsione dei trattamenti di fine servizio a chi va in pensione per raggiunti limiti di età o di servizio rappresenta una “lesione delle garanzie costituzionali” del lavoratore.

Per questo è “indefettibile” e “prioritario” un intervento riformatore del Parlamento perché rimuova questo “vulnus”. Il richiamo arriva dalla Corte costituzionale che già in passato aveva rivolto un analogo monito alle Camere rimasto inascoltato.

Buonuscita statali, l’avvertimento della Corte costituzionale

Stavolta però la Corte costituzionale avverte: “Non sarebbe tollerabile l’eccessivo protrarsi dell’inerzia legislativa“ sui “gravi problemi” segnalati. Sotto accusa, l’articolo 3 comma 2 del dl n. 79 del 1997 – che ha introdotto un termine dilatorio di un anno per la corresponsione della liquidazione – e l’articolo 12, comma 7, del dl n. 78 del 2010, che ha invece previsto la rateizzazione del Tfs.

I dubbi di costituzionalità erano stati sollevati dal Tar del Lazio e per la Consulta sono fondati. Tuttavia le questioni sollevate sono state giudicate inammissibili perché il modo con cui superare questa ferita attiene alla discrezionalità del legislatore, considerato “il rilevante impatto in termini di provvista di cassa che il superamento del differimento comporta”.

Pagamento Tfs, ora deve intervenire il Parlamento

Spetta dunque al Parlamento stabilire i mezzi e le modalità di attuazione di una riforma che tenga conto anche degli impegni assunti nell’ambito della precedente programmazione economico-finanziaria e assicuri una “gradualità” di intervento, magari partendo dai “trattamenti meno elevati per estendersi via via agli altri”.

Quello che è certo è che non c’è più tempo da perdere. Perché rinviare il pagamento della liquidazione – spiega la Consulta nella sentenza n. 130 redatta dalla giudice Maria Rosaria San Giorgio – contrasta con “il principio costituzionale della giusta retribuzione”, di cui tali prestazioni costituiscono una componente; principio che si sostanzia “non solo nella congruità dell’ammontare corrisposto, ma anche nella tempestività della erogazione”.

Si tratta di “un emolumento volto a sopperire alle peculiari esigenze del lavoratore in una particolare e più vulnerabile stagione della esistenza umana”, nota la Corte. Governo e Parlamento provvedano subito, chiede la Uil che vede nella pronuncia della Consulta un “risarcimento per le migliaia di lavoratrici e lavoratori pubblici che ancora, a distanza variabile dai 2 ai 7 anni, stanno aspettando di ricevere il loro salario differito”. Gli effetti per lo Stato li aveva calcolati l’allora presidente dell’Inps, Pasquale Tridico: “Il costo di 14/15 miliardi è alla portata dell’Istituto”.