Tiziano Ferro è accusato di aver trasferito la residenza in Gran Bretagna soltanto per evadere le tasse, ma non si rassegna a pagare i circa sei milioni di euro in questione al Fisco

di Clemente Pistilli

Il cantautore pontino Tiziano Ferro, accusato di aver trasferito la residenza in Gran Bretagna soltanto per evadere le tasse, non si rassegna a pagare circa sei milioni di euro al Fisco. Dopo essersi visto respingere i ricorsi fatti alla commissione tributaria provinciale di Latina, l’artista ha fatto appello e il caso verrà discusso questa mattina dai giudici tributari Massimo Procaccini, Salvatore Castello e Mario Carnevale.

La carriera
Tiziano Ferro, 33 anni compiuti a febbraio, è uno dei cantanti italiani più noti, con oltre sette milioni e mezzo di copie di dischi vendute. Attratto dalla musica già da bambino, a sedici anni “Tzn” – come lo chiamano i suoi fan – entrò nel coro gospel di Latina, la sua città, con la quale mantiene da sempre un forte legame. Il successo per il cantautore arrivò nel 2001, con il suo primo album, “Rosso relativo” e il singolo “Xdono”. La fortuna da allora ha continuato a sorridere a Tiziano, che nel marzo scorso ha ottenuto ben quattro nomination ai “World Music Awards”.

I guai con il fisco
Si iniziò a parlare dell’indagine fiscale su «Tzn» nell’estate 2009. L’artista aveva trasferito la sua residenza a Manchester e l’Agenzia delle entrate iniziò a compiere degli accertamenti, per appurare se il cambio di residenza fosse reale o fittizio, soltanto per godere di un regime fiscale più leggero. Poi, nell’autunno del 2011, le prime voci sull’accertamento inviato al cantautore, con il quale gli venivano chiesti circa sei milioni di euro tra imposte evase, sanzioni e interessi. Tiziano Ferro ha impugnato l’atto, presentando quattro ricorsi contro la mancata concessione dello scudo fiscale e contro gli accertamenti relativi al 2006, 2007 e 2008, relativamente a Irpef, Irap e Iva.
Ricorsi articolati, in cui i legali del cantautore hanno cercato di smontare punto per punto le contestazioni fatte dall’Agenzia delle entrate, specificando anche che l’artista pontino si era trasferito prima in Messico e poi in Gran Bretagna non per evadere le tasse, ma perché ancora non riusciva a confidare ad amici e familiari la sua omosessualità e aveva quindi problemi a stare a Latina. La prova? Il libro pubblicato nel 2010 “Trent’anni e una chiacchierata con papà”.
Tesi che non hanno convinto, però, i giudici della III sezione della commissione tributaria provinciale di Latina, che nell’ottobre scorso hanno rigettato tutti i ricorsi. Per i giudici Maurizio Mirabella, Salvatore Moscarino ed Enrico Paparozzi, la residenza fiscale di “Tzn” era in Italia e non a Manchester, avendo mantenuto a Latina il centro dei suoi affari e interessi, per quasi 250 giorni su 365.
Una convinzione maturata anche alla luce di indagini sui voli aerei, concerti, apparizioni in tv, premi ricevuti dall’artista nel capoluogo pontino e le dichiarazioni dei latinensi amici di quest’ultimo.

Il salasso evitato
L’Agenzia delle entrate aveva anche fatto emettere da Equitalia una cartella esattoriale con cui era stato ordinato a Tiziano Ferro di pagare 1.831.125 euro come acconto sulle somme che il Fisco reclama dall’artista. Fatto un altro ricorso, in questo caso “Tzn” è riuscito a ottenere nel marzo scorso l’annullamento della cartella da parte della commissione tributaria provinciale di Latina, per un errore fatto dalla stessa Agenzia delle entrate.

L’appello e il penale
Oggi verranno discussi gli appelli presentati da Tiziano Ferro e con ogni probabilità i giudici della commissione tributaria regionale, sezione di Latina, si riserveranno la decisione. L’Agenzia delle entrate, attendendo forse tale pronunciamento, non ha fatto emettere altre cartelle. Per la presunta evasione fiscale, inoltre, “Tzn” è stato citato a giudizio dal procuratore aggiunto Nunzia D’Elia e il processo al cantante inizierà il 10 giugno davanti al giudice del Tribunale di Latina, Lucia Aielli.