Tra fallimento e diffamazione, la giornata nera di Santanchè

Il tribunale di Milano ha dichiarato l'apertura della procedura giudiziale per un'ex società della ministra Daniela Santanchè.

Tra fallimento e diffamazione, la giornata nera di Santanchè

Un’altra ex società del gruppo bio-food di Daniela Santanchè fallisce. Il tribunale fallimentare di Milano ha dichiarato l’apertura della liquidazione giudiziale per Ki Group Holding spa, come già avvenuto per Ki Group srl e per Bioera spa. Si tratta, in pratica, della procedura che sancisce il fallimento di un’impresa. I giudici contestano alla società di essere insolvente e di avere accumulato debiti da 1,4 milioni di euro. Santanchè guidava questo gruppo con l’ex compagno Giovanni Canio Mazzaro.

La ministra del Turismo è già indagata per bancarotta per il fallimento della srl e un’altra accusa simile potrebbe arrivare anche dopo il caso di Bioera e quello della holding. Dal punto di vista giudiziario, questa nuova grana per Santanchè si aggiunge all’accusa di falso in bilancio per la gestione della società editrice Visibilia, per la quale è stata rinviata a giudizio. I giudici della seconda sezione civile e crisi d’impresa scrivono che la spa è in uno “stato di definitiva incapacità” di far fronte “alle proprie obbligazioni”, con “ingenti debiti erariali e previdenziali di circa 1,4 milioni di euro”. Quasi sei mesi fa la Ki Group Holding aveva chiesto un concordato in bianco, assicurando però che avrebbe presentato entro 60 giorni un piano di salvataggio. Ma così non è stato e nulla è stato presentato. Santanchè, comunque, non si dice preoccupata sostenendo che si tratta di aziende che ha “lasciato da molto tempo, che sono del padre di mio figlio”. Insomma, la ministra dice: “Non mi sento coinvolta”.

La giornata nera di Santanchè

Per concludere la giornata nera di Santanchè, per l’ex ministra si aggiunge un’altra tegola: andrà a processo per diffamazione nei confronti di Giuseppe Zeno, azionista di minoranza di Visibilia. Proprio ieri si è celebrata l’udienza predibattimentale e il giudice ha disposto l’inizio del giudizio per il 16 settembre, rigettando la richiesta della difesa di Santanché che puntava sul non luogo a procedere, così come è stata negata la trasmissione degli atti ai pm di Milano. Secondo quanto scritto nel capo d’imputazione, Santanchè è stata chiamata in causa per le parole pronunciate nei confronti di Zeno nell’informativa del 5 luglio 2023. Il pm le contesta anche l’aggravante di aver commesso il fatto “mediante l’utilizzo” del canale ufficiale YouTube del Senato della Repubblica, oltre a quella di “aver attribuito un fatto determinato”. Zeno, che si è costituito parte civile, si è detto soddisfatto della decisione di ieri perché il tribunale “ha riconosciuto che le parole espresse da Santanchè avevano contenuto lesivo nei miei confronti”.