“Tra lavoro che non c’è, Sanità e trasporti: la Calabria merità di più”. Parla il candidato presidente (M5S), Tridico

“A Occhiuto chiedo: se rinviato a giudizio si dimetterà di nuovo? Lo dica chiaramente ai cittadini”, dice Tridico

“Tra lavoro che non c’è, Sanità e trasporti: la Calabria merità di più”. Parla il candidato presidente (M5S), Tridico

Pasquale Tridico, europarlamentare M5S e ora candidato alla presidenza della Regione Calabria chiamata al voto il 5 e 6 ottobre, che indicazioni arrivano dal voto nelle Marche?
“L’esito delle elezioni nelle Marche è oggettivamente negativo. Matteo Ricci ha fatto un’ottima campagna puntando sui temi concreti, ma gli sono mancati i voti di chi ha deciso di restare a casa. I quasi 10 punti percentuali di affluenza in meno rispetto alle ultime regionali sono un pessimo segnale per la democrazia. In Calabria, comunque, la situazione è diversa. I disastri di Occhiuto sono sotto gli occhi di tutti. Durante le amministrazioni regionali di centrodestra sono stati chiusi 18 ospedali e sono stati tagliati i fondi di coesione destinati a infrastrutture e ai trasporti. Noi vogliamo vincere invertendo la tendenza e portando i cittadini delusi alle urne”.

“Resta. Torna. Crediamoci”: è lo slogan di questa sua appassionata campagna elettorale. Ce lo spiega?
“Questo slogan nasce per far ritornare la speranza ai calabresi. In Calabria non funziona quasi nulla: la sanità, i trasporti, non c’è lavoro e non c’è futuro e allora tutti scappano, cercando un’altra possibilità. L’ultimo report Istat sulle migrazioni ci dice che la Calabria registra un tasso migratorio negativo (-5,0 per mille), Vibo Valentia è ultima fra le province italiane (-12,7 per mille). Il nostro obiettivo è combattere lo spopolamento creando le condizioni per far restare i cittadini e se riparte il lavoro, allora molti cittadini magari torneranno. Noi ci crediamo in questo ambizioso progetto di cambiamento”.

Il suo sfidante, governatore uscente, Roberto Occhiuto si è distinto per aver diffuso sondaggi opinabili e lei è stato particolarmente oggetto di una campagna, da parte delle destre e dei giornali di area, aggressiva e condita da fake news. Che ne pensa?
“Credo che questi siano tutti segni di debolezza. Mi hanno persino rimproverato di aver festeggiato i 50 anni con la mia famiglia e, pur di attaccarmi, hanno persino riesumato un morto omonimo tra gli intellettuali firmatari di un appello a mio sostegno. La destra pensava di vincere facile e di trovare il campo progressista impreparato davanti alla sfida delle elezioni anticipate convocate in piena estate da Occhiuto, dopo aver schiaffeggiato la magistratura, invece il nostro progetto ottiene grandi consensi. L’entusiasmo è palpabile nei territori e il centrodestra lo percepisce. Sentono il fiato sul collo e diffondono fake news cercando di distrarre gli elettori che però hanno ben chiare le responsabilità del disagio in cui vivono. A proposito: Occhiuto che farà se rinviato a giudizio? Si dimetterà nuovamente? Lo dica ai cittadini”.

Partiamo dal suo cavallo di battaglia. Lei è il padre del reddito di cittadinanza che ha alleviato la vita a milioni di famiglie in povertà. Come intende realizzarlo a livello regionale?
“Prima facciamo una premessa. La Calabria secondo dati Eurostat è la Regione più povera d’Europa e davanti a questa emergenza la politica deve saper dare delle risposte, altrimenti perde la sua funzione. Per combattere la povertà noi proponiamo l’istituzione di un reddito di dignità che vada a integrare una soglia di reddito minima di 500 euro al mese. La platea interessa circa 35mila persone che coincidono con i cosiddetti occupabili, esclusi dal sussidio con la riforma del reddito di cittadinanza e il varo dell’assegno di inclusione. Nella stragrande maggioranza dei casi gli occupabili sono troppo giovani per poter andare in pensione e troppo vecchi per rimettersi in gioco in una nuova realtà professionale e noi non possiamo abbandonarli nella povertà. Il reddito di dignità sarà condizionato a progetti di inclusione sociale. Vogliamo far funzionare le politiche attive dopo che molte Regioni amministrate dal centrodestra le avevano boicottate proprio per far naufragare il reddito di cittadinanza. Per di più Occhiuto prova a smontare questa misura citando malamente una regione virtuosa come la Sardegna”.

Come lei diceva la Calabria è l’ultima regione in Europa per tasso di occupazione. Come si può risollevare?
“Con i progetti che al centrodestra mancano. Una delle nostre proposte di punta è quella di un grande piano occupazione per assumere con contratti stabili 10mila giovani. Affideremo loro tre compiti: custodire le foreste attraverso la prevenzione di incendi e fenomeni di dissesto idrogeologico, curare la manutenzione nelle spiagge libere, rilanciare le attività culturali. E poi vogliamo far diventare la Calabria attrattiva: proponiamo la nascita di quattro poli tecnologici – a Corigliano-Rossano, a Crotone, a Vibo Valentia e a Reggio Calabria – per far ritornare i nostri cervelli. Questi poli si focalizzeranno sull’intelligenza artificiale, sulla robotica e sulle tecnologie avanzate così da attrarre anche imprese che puntano sull’innovazione. Per questi due progetti investiremo 330 milioni di euro. Si può fare. Così come le ditte che si aggiudicheranno gli appalti banditi dalla Regione dovranno garantire ai loro lavoratori un salario minimo di 9 euro l’ora. Sarà conditio sine qua non”.

La sanità calabrese è stremata. Come si può invertire questa rotta?
“Innanzitutto attuando un ‘bonus medici’, una grande operazione di reclutamento di medici, incentivandone il servizio in Calabria anche con sgravi fiscali nei primi cinque anni. E poi puntare nel giro di qualche mese alla fuoriuscita dal commissariamento alla sanità, che deve essere pubblica. Tutto questo ci consentirebbe di liberare risorse da reinvestire nel rafforzamento strutturale del sistema sanitario pubblico, migliorando l’erogazione dei servizi, l’efficienza organizzativa e l’equità territoriale. La sanità, come accennato, deve esser pubblica come diritto universale, con ruolo integrativo del privato, mai sostitutivo. Punteremo anche a verificare e conseguentemente a riattivare, in tutto o in parte, gli Ospedali chiusi a causa del piano di rientro”.

Ponte sullo Stretto. Che cosa le viene in mente?
“Che Salvini per una volta ha detto la verità e cioè che lo pagheranno i calabresi e i siciliani. Quando ha fatto questa ammissione, Salvini era in un comizio nelle Marche e io lo sfido a ridire esattamente le stesse parole quando verrà in Calabria questa settimana. Come dicevo la Calabria è la Regione più povera d’Europa e non ha bisogno di un’opera faraonica che non porterà nessun benessere alla popolazione: pensate che con i soldi che servono per costruire il Ponte potremmo costruire e far funzionare trenta ospedali. Ai cittadini cosa interessa di più?”

C’è una Calabria che si ribella alla criminalità organizzata come supportarla?
“Partiamo da un presupposto che dovrà servire anche a disincentivare il lavoro nero e a dare dignità ai lavoratori: le ditte che si aggiudicheranno appalti pubblici banditi dalla Regione dovranno garantire alle maestranze un salario minimo di 9 euro l’ora. Organizzeremo una Task force contro le infiltrazioni mafiose per promuovere la trasparenza negli appalti. Attueremo un piano integrato per rendere città e territori più sicuri attraverso la stretta collaborazione tra istituzioni, forze dell’ordine e comunità. Proseguiremo la lotta alla criminalità organizzata attraverso il riutilizzo sociale dei beni confiscati e praticheremo nomine pubbliche e meritocratiche negli enti regionali, per rafforzare competenza, professionalità e fiducia nelle istituzioni”.

Lei è un economista, docente universitario ed ex presidente dell’Inps. Quali sono stati i motivi che l’hanno spinta a rispondere alla chiamata della politica?
“Quest’estate ho trascorso le vacanze in Calabria e ovunque andassi i cittadini mi chiedevano di scendere in campo. La mia candidatura nasce dal basso, nasce da quel grido di dolore di una terra abbandonata dalla politica, umiliata dal clientelismo e mortificata dall’incompetenza di chi ha gestito la cosa pubblica fino ad adesso. Non potevo voltare le spalle a tutti quelli che hanno riposto in me una speranza concreta di cambiamento. Il mio è un atto di amore per la Calabria di cui vado molto orgoglioso”.