Dopo mesi di stallo e bombardamenti incessanti, Russia e Ucraina tornano domani al tavolo dei negoziati, ancora una volta nella capitale turca. A renderlo noto è stato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha annunciato l’incontro nel suo discorso serale di lunedì, sottolineando l’urgenza di lavorare “nel modo più produttivo possibile per fermare le uccisioni e restituire i prigionieri e i bambini rapiti”.
L’iniziativa arriva sullo sfondo di un nuovo attacco russo su Kiev, che nelle scorse ore ha provocato incendi e danni a un rifugio antiaereo affollato di civili. Mentre Donald Trump – tornato a usare toni duri – ha dato 50 giorni alla Russia per trovare un accordo, minacciando nuove sanzioni, dal Cremlino è arrivata una doccia fredda sulle aspettative: “Non ci aspettiamo miracoli o svolte improvvise”, ha dichiarato il portavoce Dmitry Peskov, citato da Interfax.
A guidare la delegazione ucraina sarà Rustem Umerov, ex ministro della Difesa, attuale capo del Consiglio di sicurezza e volto già noto nei precedenti round di colloqui. Con lui ci saranno rappresentanti dell’intelligence, del ministero degli Esteri e dell’Ufficio del presidente. Secondo la nota diffusa da Kiev, l’obiettivo principale sarà la liberazione dei prigionieri di guerra, il ritorno dei minori deportati e la costruzione di un percorso verso un cessate il fuoco.
Tra Ucraina e Russia, riprendono i colloqui a Istanbul. Zelensky: “Siamo pronti a lavorare per la pace”. Ma il Cremlino frena: “Non ci aspettiamo alcuna svolta”
I precedenti incontri a Istanbul, tenutisi a maggio e giugno, si erano chiusi senza risultati concreti. Questa nuova tornata arriva in un momento delicatissimo del conflitto, con le linee del fronte ferme e la crisi umanitaria che si aggrava, mentre la diplomazia internazionale cerca faticosamente di riaccendere la speranza di un dialogo.
A credere ancora in quella possibilità è Jean-Noel Barrot, ministro degli Esteri francese, che ha parlato oggi da est dell’Ucraina, dove si trova in missione: “È un bene che queste discussioni possano proseguire, ma a condizione che conducano a un incontro ai massimi livelli tra Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin. Solo un vertice tra i due leader può davvero aprire la strada a un cessate il fuoco”.
Barrot ha definito “lodevole” il nuovo round di colloqui, ma ha anche ammonito sul rischio di “negoziati vuoti” se non accompagnati da una volontà reale di chiudere la guerra. Il suo appello si inserisce in un quadro diplomatico ancora incerto, in cui ogni tentativo di mediazione si scontra con la diffidenza reciproca e la forza delle armi.