Era il 7 maggio 2013 quando la nave Jolly Nero urtava la Torre Piloti di Genova, provocando la morte di nove persone. A distanza di poco più di cinque anni il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Genova, Maria Teresa Rubini, ha rinviato a giudizio 12 persone a vario titolo per omicidio colposo, disastro e omissione impropria, oltre a due società, coinvolte nell’inchiesta bis sulla costruzione della Torre Piloti. Secondo l’accusa che prese piede dalla denuncia di Adele Chiello, madre di Giuseppe Tusa, uno dei militari morti in seguito al crollo, la Torre Piloti venne “costruita a cavallo della banchina senza tener conto delle azioni non ordinarie incidenti sulla struttura come l’urto di navi in manovra nello spazio acqueo antistante al manufatto in assenza di qualsiasi protezione”. Un “caso unico al mondo”, lo definì il pm nell’atto di accusa. La “pericolosità” del suo posizionamento risultava infatti “immediatamente percepibile” a chiunque.
A processo, tra gli altri, andrà anche l’ex comandante delle Capitanerie di porto italiane, Felicio Angrisano, insieme al commissario e ai dirigenti tecnici del Consorzio autonomo del porto di Genova che avevano redatto il progetto precontrattuale per la costruzione; il presidente e il membro della sezione del Consiglio superiore dei lavori pubblici che espressero parere favorevole al progetto. A giudizio anche i datori di lavoro delle nove vittime e i responsabili della sicurezza. Le due società rinviate a giudizio sono, invece, la Corporazione Piloti e la Rimorchiatori riuniti. La prima udienza è stata fissata per il prossimo 13 settembre. Il filone processuale principale sulla morte delle nove persone per il crollo della Torre Piloti, invece, si era chiuso nel maggio dello scorso anno con una sentenza di primo grado. Erano stati condannati il comandante della Jolly Nero Roberto Paoloni (10 anni e 4 mesi), il primo ufficiale della nave cargo Lorenzo Repetto (8 anni e 6 mesi) e il direttore di macchina Franco Giammoro (7 anni), oltre che il pilota del porto Antonio Anfossi (4 anni e 2 mesi). Non solo: la compagnia Messina era stata invece condannata al pagamento di un milione e 500 mila euro perchè ritenuta responsabile dell’illecito amministrativo relativo al comportamento del comandante.