Se sull’ex Ilva e sulla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo sarebbe assolutamente ingeneroso pensare che la responsabilità sia del governo Draghi, è altrettanto vero che le promesse di transizione ecologica sono state ampiamente tradite.
“Abbiamo salutato con estremo favore la nascita del governo Draghi. Ricordo, d’altronde, che è stato lunico presidente incaricato che ha incontrato associazioni ambientaliste come Wwf e Legambiente”. Peccato però che a distanza di un anno “il giudizio non può che essere negativo: questo non è il governo della transizione ecologica”. Non poteva essere più chiaro di così Stefano Ciafani, presidente di Legambiente: il giudizio sul governo Draghi da un punto di vista ambientale “è estremamente negativo”.
Il dubbio è che ancora una volta l’ambiente sia un tema-spot che resta esistente solo in teoria…
È esattamente quello che sta accadendo da un anno a questa parte. Non solo Draghi ci ha ricevuto prima di formare il governo, ma ha anche ribattezzato un dicastero nominandolo “transizione ecologica”.
Promesse tradite?
Assolutamente sì. Quel che pare, purtroppo, è che ogni governo che si succede parla di ambiente, se ne riempie la bocca, per poi fare troppo poco o nulla.
Dove crede in particolare che le promesse siano state tradite?
Innanzitutto nel campo energetico. Prima a causa dei rincari delle bollette già dall’estate scorsa a causa della speculazione, poi a causa della guerra in Ucraina, il governo ha fatto incredibilmente di più per le fonti fossili che per quelle rinnovabili, il che è un controsenso bello e buono.
Ci può fare qualche esempio?
Ci sono stati provvedimenti per autorizzare l’estrazione di gas dai fondali marini con le concessioni già in essere; poi la riapertura delle centrali di carbone a olio; l’acquisto di nuovi terminal di rigassificazione. Addirittura si parla di fare un raddoppio del Tap, per quanto sia almeno per ora solo un’idea. Al contrario, invece, le semplificazioni per l’efficientamento energetico, ad esempio, sono ferme. Penso a norme che incentivino la produzione di 70 gigawatt all’anno da fonti rinnovabili: voglio ricordare che questa proposta non arriva da associazioni come Legambiente, ma da Elettricità futura, l’associazione degli operatori dell’energia elettrica di Confindustria. Certamente un mondo non ostile a questo governo, eppure è tutto fermo.
La transizione può attendere insomma…
Diciamo che queste cose sono la cartina di tornasole di quanto stia facendo – o non stia facendo – questo esecutivo.
Tanto si è parlato ultimamente anche di Superbonus. Lei cosa ne pensa?
Semplice: io credo che sia l’unica norma di politica climatica abitativa fatta fino ad oggi in Italia, che consente a tutti di efficientare le proprie abitazioni. Certo, c’erano delle falle nel provvedimento, penso ad esempio alla possibilità di poter cambiare anche la caldaia a gas. Ma resta uno strumento utile per efficientare gli edifici. Si dovrebbe rivedere il provvedimento piuttosto che smontarlo.
Come pare voglia fare Draghi.
È l’ennesimo atteggiamento che nei fatti è contrario a quanto annunciato. Norme che non sono sostegno all’edilizia ma frutto di politiche per efficientare gli edifici, sarebbero da difendere.