Tregua fragile. In Siria sta per scattare un debole cessate-il-fuoco, ma alcuni gruppi già annunciano di non volerlo rispettare

Un tentativo di tregua per aiutare le popolazioni più colpite dalla guerra. In Siria si muove qualche timido passo per ammutolire le armi.

Un tentativo di tregua per aiutare le popolazioni più colpite dalla guerra. Anche se alcuni gruppi hanno già annunciato di non voler posare le armi nemmeno per un giorno.  In Siria si avvicina il momento del cessate-il-fuoco, reso possibile grazie all’accordo trovato da Stati Uniti e Russia, da cui sono esclusi i gruppi islamisti dell’Isis e di Jabat al-Fatah al-Sham (prima noto con il nome di Al Nusra).

L’esercito governativo, quindi, dovrebbe sospendere le operazioni, così come i ribelli dell’Esercito libero siriano, che nelle ultime settimane hanno ripreso vigore grazie al supporto delle forze armate turche. Tuttavia, proprio i vertici dell’Els hanno espresso “riserve”, visto che in molte parti della Siria è quasi impossibile tracciare una netta demarcazione su chi controlla alcune aree.

L’obiettivo della tregua è quello di far arrivare convogli con aiuti umanitari in molte città, su tutte Aleppo, teatro di scontri da mesi. Ahrar al-Sham, un gruppo armato sostenuto dall’Arabia Saudita, ha comunicato di non voler aderire alla tregua perché favorire la posizione del presidente Bashar al Assad. Intanto nelle ultime ore – prima della tregua – si contano centinaia di vittime: molti attacchi si sono concentrati nella provincia di Aleppo. Tra i morti sotto i bombardamenti ci sono molti civili, che si aggiungono alle circa 400mila vittime provocate dalla guerra.