Sarà il Tribunale di Ancona a decidere se Mario potrà avere diritto al suicidio assistito. Il legale del 43enne tetraplegico: “Forniremo dettagli sul farmaco idoneo”

Il legale del 43enne tetraplegico che ha chiesto al Comitato etico delle Marche l’accesso al suicidio assistito: "Forniremo dettagli sul farmaco idoneo".

Sarà il Tribunale di Ancona a decidere se Mario potrà avere diritto al suicidio assistito. Il legale del 43enne tetraplegico: “Forniremo dettagli sul farmaco idoneo”

“Sarà il tribunale di Ancona a decidere se il paziente tetraplegico di 43 anni potrà avere diritto al suicidio medicalmente assistito: il Comitato Etico dal canto suo ha sollevato dubbi sulle modalità e sulla metodica del farmaco che il soggetto avrebbe chiesto, il Tiopentale sodico nella quantità di 20 grammi, senza specificare come dovesse essere somministrato”. È quanto ha detto l’assessore alla Salute della Regione Marche, Filippo Saltamartini, a proposito del pronunciamento del Comitato etico dell’Asur delle Marche sul caso di Mario, il 43enne, tetraplegico, che ha chiesto l’accesso legale al suicidio assistito (leggi l’articolo).

Sempre secondo l’assessore Saltamartini, il Comitato Etico, rispondendo ai quesiti formulati dal Tribunale di Ancona, avrebbe rilevato che l’interessato “ha piena capacità d’intendere e volere; non motiva quali siano i presupposti per i quali è stata richiesto il dosaggio indicato di 20 grammi, quantità non supportata da letteratura scientifica; non spiega se e con quali modalità si debba procedere tecnicamente alla somministrazione e, se in via preventiva, per conculcare lo stato d’ansia derivante dall’operazione, si voglia avvalere di ansiolitici; non risulta chiaro se deve essere utilizzato solo il farmaco indicato dal paziente, nell’ipotesi in cui non si riesca a portare a compimento la procedura di suicidio medicalmente assistito”.

“Il Comitato etico – ha concluso l’assessore alla Salute della Regione Marche -, rispondendo, infine, ai quesiti del Tribunale medesimo, ha ritenuto non essere di sua competenza l’eventuale individuazione di altre modalità per assicurare il decesso dell’interessato”.

“Forniremo, in collaborazione con un esperto, il dettaglio delle modalità di autosomministrazione del farmaco idoneo per Mario, in base alle sue condizioni” ha detto Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni e tra i difensori del 43enne. “La sentenza della Corte Costituzionale pone in capo alla struttura pubblica del Servizio sanitario nazionale il solo compito di verifica di tali modalità – ha spiegato il legale -, previo parere del comitato etico territorialmente competente. Su indicazione di Mario procederemo ora alla risposta all’Asur Marche e al Comitato etico, per la parte che riguarda le modalità di attuazione della scelta di Mario, affinché la sentenza Costituzionale e la decisione del Tribunale di Ancona siano rispettate”.

“Il Comitato etico – precisa – ha esaminato la relazione dei medici che nelle scorse settimane hanno attestato la presenza delle quattro condizioni stabilite dalla Corte Costituzionale nella sentenza Capato-Dj Fabo, ovvero: Mario è tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale; è affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che reputa intollerabili; è pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli; e non è sua intenzione avvalersi di altri trattamenti sanitari per il dolore e la sedazione profonda. E’ molto grave che ci sia voluto tanto tempo, ma finalmente, per la prima volta in Italia un Comitato etico ha confermato per una persona malata, l’esistenza delle condizioni per il suicidio assistito”.

“La materia delle decisioni di fine-vita costituisce un terreno delicato e controverso”, commenta, invece, la Pontificia Accademia per la Vita. “La strada più convincente – aggiungono – ci sembra quella di un accompagnamento che assuma l’insieme delle molteplici esigenze personali in queste circostanze così difficili. E’ la logica delle cure palliative, che anche contemplano la possibilità di sospendere tutti i trattamenti che vengano considerati sproporzionati dal paziente, nella relazione che si stabilisce con l’équipe curante”.

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