Troppi veleni e affari inquietanti. C’era una volta la verde Umbria. Allarme della Commissione ecomafie su rifiuti e acque. Critiche all’ex Giunta regionale e avviso alla Tesei

Altro che verde Umbria. Altro che terra incontaminata in cui perdersi nella natura e riscoprire gli antichi sapori. In quella terra nel cuore della penisola, che tanti vip stranieri hanno eletto a loro seconda casa, scorrono pure fiumi di veleni. Sono il frutto di anni di politiche inconcludenti nella gestione dei rifiuti, di affari inquietanti e affatto amici dell’ambiente. E ora la giunta sovranista della leghista Donatella Tesei dovrebbe cambiare rotta. Un rapporto dettagliato quello sull’ecobusiness umbro, sulle sue tante ombre e le poche luci, quello fatto dalla commissione parlamentare d’inchiesta sulle ecomafie, presieduta dal pentastellato romano Stefano Vignaroli (nella foto).

IL RAPPORTO. La bicamerale ha esaminato la situazione del ciclo dei rifiuti nella regione che le destre lo scorso anno hanno strappato al centrosinistra, soffermandosi in particolare sulle criticità e sulle prospettive delle discariche presenti, passando poi all’analisi dello stato della tutela delle acque e, alla luce anche di diverse inchieste, alle “criticità ambientali rilevanti o specifiche del territorio”, nonché alle “necessità di prevenzione rispetto a fenomeni illeciti”. Con un approfondimento particolare sulla situazione di Terni e su come salvaguardare nella città delle acciaierie tanto il lavoro quanto la salute. Un lavoro di indagine lungo e laborioso, andato avanti per oltre un anno e condensato ora in una relazione presentata alle Camere.

I NODI. Per quanto riguarda il ciclo dei rifiuti, la commissione ha appurato “un certo grado di inefficacia della programmazione”, dovuto alla mancata elaborazione di una visione a lungo termine delle problematiche legate alla gestione dei rifiuti urbani da parte della Regione. Cosa ha fatto l’ente ora presieduto dalla Tidei nel corso degli anni? “Si è limitato ad emanare provvedimenti correttivi di alcuni obiettivi e alcuni indirizzi del risalente Piano regionale, demandando in parte “scelte pianificatorie ad altri soggetti”. Per la bicamerale tutto questo ha quindi comportato incertezza per quanto riguarda la tenuta del sistema regionale di gestione dei rifiuti nel medio periodo, mancando certezze sia sulla chiusura del ciclo che sull’orizzonte temporale di autosufficienza dell’attuale sistema di smaltimento, basato sul solito conferimento in discarica.

Le criticità individuate sono sostanzialmente tre: raccolta differenziata scarsamente qualitativa, efficienza dell’impiantistica di trattamento post-raccolta non ottimale, e mancata chiusura del ciclo dei rifiuti come invece previsto dai principi europei dell’economia circolare. Non va meglio sulla tutela delle acque. Su cinque agglomerati rientranti nella procedura di infrazione europea tre non risultano infatti ancora conformi. Senza contare la presenza di solventi clorurati nelle falde acquifere.

“Si tratta – specifica la commissione presieduta da Vignaroli – di una conseguenza storica del trattamento superficiale di metalli in realtà produttive che merita una particolare assiduità di controlli, non routinari, considerata la natura cancerogena di quei composti”. E ancor più preoccupante è la contaminazione da mercurio del fiume Paglia. Per la commissione ecomafie è determinante che ora la Regione e gli altri enti locali, insieme alla magistratura e alla polizia giudiziaria, lavorino ad “anticipare possibili nuove criticità ricercando e condividendo una visione comune dei problemi”.