Trump vuole la pace pure a Gaza, ma Hamas e Israele frenano

Trump ottimista per la pace a Gaza. Riprendono le trattative in Qatar ma Hamas e Israele gelano l'entusiasmo del tycoon

Trump vuole la pace pure a Gaza, ma Hamas e Israele frenano

Sullo slancio creato dal cessate il fuoco tra Israele e Iran, i mediatori di Qatar ed Egitto stanno cercando di creare le premesse per riavviare i negoziati tra Benjamin Netanyahu e Hamas, con l’obiettivo di porre fine anche alla guerra nella Striscia di Gaza, che dura ormai da 20 mesi. A confermare che qualcosa effettivamente si stia muovendo è stato il presidente americano Donald Trump, il quale ha dichiarato di credere “che si stiano facendo grandi progressi a Gaza” e che tutto ciò “sia stato reso possibile dall’attacco che abbiamo portato a termine” contro l’Iran.

Tutti motivi per cui il tycoon ha detto di ritenere “che entro un paio di giorni avremo buone notizie”. La trattativa trova conferma anche nelle parole dell’alto funzionario del movimento palestinese Taher al-Nounou, che all’Afp ha riferito: “I contatti con i fratelli mediatori egiziani e qatarioti non si sono mai interrotti e in queste ore si sono addirittura intensificati”.

Tuttavia, l’accordo, a dispetto dell’ottimismo di Trump, sembra ancora lontano, poiché lo stesso al-Nounou ha aggiunto che, almeno per il momento, “non ci sono nuovi sviluppi” legati ai negoziati per il cessate il fuoco a Gaza, e che per superare l’impasse è necessario che “Trump costringa Netanyahu a fermare la guerra”. Difficile dire a che punto sia la trattativa, ma la sensazione è che, al di là del classico gioco delle parti, la situazione possa evolvere nei prossimi giorni.

Trump vuole la pace pure a Gaza, ma Hamas e Israele frenano

Del resto, in Israele cresce il fronte di coloro che si chiedono: “Perché stiamo ancora combattendo a Gaza?”. L’ultimo a sollevare il dubbio è stato il deputato Moshe Gafni, esponente della coalizione ultraortodossa UTJ e partner del governo, che ha espresso il proprio disappunto per la prosecuzione a oltranza del conflitto, chiedendone la conclusione all’apertura della sessione della commissione Finanze. “Ancora oggi non capisco per cosa stiamo combattendo e per quale scopo. Cosa stiamo cercando di ottenere lì, quando i soldati vengono uccisi continuamente?”, ha affermato Gafni.

Un malcontento che cresce di ora in ora, considerato che nella Striscia, oltre al consueto bagno di sangue tra i civili palestinesi, soltanto ieri sono stati uccisi sette soldati israeliani in un agguato di Hamas. Secondo quanto riferito dall’IDF, l’attacco è stato compiuto da un miliziano che avrebbe piazzato una bomba su un veicolo corazzato da combattimento Puma, a bordo del quale si trovavano i militari, impegnati in un’operazione a Khan Younis. L’esplosione ha incendiato il mezzo, lasciando senza via di scampo gli occupanti. In risposta, l’IDF ha colpito duramente la Striscia di Gaza, causando – secondo le ultime stime, seppur parziali – almeno 41 vittime, 14 delle quali si trovavano in fila in attesa di ricevere cibo e acqua.

Il programma atomico di Teheran fa discutere

A tenere banco, però, sono anche i risultati dei raid statunitensi contro le strutture nucleari iraniane. Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha criticato le “fake news della CNN” e il “fallimentare New York Times”, accusandoli di aver tentato di “sminuire uno degli attacchi militari di maggior successo della storia”, sostenendo che il programma nucleare non sia stato completamente annientato – come invece afferma da giorni il tycoon – ma soltanto danneggiato.
Anche in Israele si nutrono dubbi sull’efficacia dell’operazione: il ministro delle Finanze e leader dell’estrema destra, Bezalel Smotrich, ha dichiarato che “nessuno sa esattamente cosa sia stato danneggiato e ci vorrà del tempo per accertarlo”.

A gettare ulteriore incertezza sullo stato degli impianti è lo stesso regime degli ayatollah: il portavoce del ministero degli Esteri, Esmail Baghaei, da un lato ha confermato che gli impianti nucleari del Paese sono stati “gravemente danneggiati”, ma dall’altro ha affermato che tali attacchi “ci rendono più determinati e tenaci a proseguire con le ricerche sul nucleare”. A queste parole ha fatto seguito l’approvazione, da parte del Parlamento iraniano, di un disegno di legge che sospende la cooperazione con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) e vieta le ispezioni da parte degli ispettori. Una decisione fortemente criticata da Israele, che la considera una prova del fatto che il progetto nucleare iraniano non è affatto tramontato.