La Costituzione “tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. Ma dopo la svolta green annunciata dal ministro Sergio Costa, sostenuta dal leader Cinque Stelle, Luigi Di Maio, e pure dal Pd di Nicola Zingaretti, il testo dell’articolo 9 della Carta potrebbe essere rivisto. Con l’aggiunta di un comma che traduce dalle parole ai fatti i propositi del Governo: “La Repubblica tutela l’ambiente e l’ecosistema, protegge le biodiversità e gli animali, promuove lo sviluppo sostenibile, anche nell’interesse delle future generazioni”. Esattamente la formula che il disegno di legge costituzionale a prima firma del capogruppo M5S a Palazzo Madama, Gianluca Perilli (nella foto), all’esame del comitato pareri in commissione Affari costituzionali del Senato, punta ad inserire in coda al testo della norma attuale.
SEMAFORO VERDE. Il testo vigente dell’articolo 9 della Costituzione, d’altra parte, si limita a disporre la promozione dello sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica” e la tutela del paesaggio e patrimonio storico e artistico italiano. “La Corte costituzionale, in mancanza di un esplicito riferimento all’ambiente, all’ecosistema, alla biodiversità, al rispetto degli animali e allo sviluppo sostenibile, ha tradizionalmente riconosciuto l’importanza della utela dell’ambiente interpretando l’attuale articolo 9 insieme con l’articolo 32 della Costituzione – si legge nella relazione illustrativa che accompagna il ddl -. Quest’ultimo riconosce la tutela della salute come diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività”.
Per questo, insiste il proponente, “si ritiene necessario modificare proprio l’articolo 9, in modo tale da rendere chiaro ciò che adesso è possibile ricavare solo in via interpretativa” per “renderlo chiaro nella parte più importante della Costituzione, cioè tra i principi fondamentali, che definiscono la fisionomia della nostra società e del nostro ordinamento giuridico”.
TEMPI MATURI. Ma non è tutto. Il ddl Perilli punta a correggere anche una delle storture ereditate dalla riforma del Titolo quinto della Costituzione del 2001. Che ha inserito un riferimento all’ambiente nell’ambito dell’articolo 117 della Costituzione, relativo al riparto delle competenze legislative tra lo Stato e le Regioni. Attribuendo “la tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali” alla potestà esclusiva dello Stato. “In questo modo la materia è sì entrata nel tessuto normativo della Costituzione, ma in modo non organico o, se si vuole, presbite – prosegue la relazione al ddl -. Si ammette la competenza dello Stato a legiferare su una materia di enorme rilevanza senza che questa sia inserita tra i diritti o tra i principi fondamentali che la stessa Carta intende promuovere”.
Quasi vent’anni dopo “i tempi sono maturi per completare la disciplina costituzionale” della tutela ambientale. Che al pari di altri valori fondamentali, rappresenta “una priorità per la società italiana nell’ambito delle sfide globali” e non può che essere considerata dall’ordinamento al massimo livello. “Vale a dire tra i principi fondamentali della Costituzione”.