“L’Ucraina ha accettato la bozza per la pace degli Usa”. Trump piega Zelensky e avvicina la fine del conflitto

“L’Ucraina ha accettato la bozza per la pace degli Usa”. Trump piega Zelensky e avvicina la fine del conflitto

“L’Ucraina ha accettato la bozza per la pace degli Usa”. Trump piega Zelensky e avvicina la fine del conflitto

Mentre l’Ucraina prende tempo sul piano di pace di Trump ma sembra sempre più vicina ad accettarlo e la Russia rigetta quello alternativo dell’Ue, i diplomatici di Washington e di Mosca si sono incontrati in segreto ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti, per due giorni, al fine di trattare direttamente la conclusione del conflitto.

A darne notizia è il Financial Times, secondo cui la delegazione di Donald Trump, guidata dal Segretario dell’Esercito statunitense Dan Driscoll, e quella di Vladimir Putin stanno dando il via a round negoziali che, secondo quanto riferiscono fonti informate sui fatti, si spera “porteranno importanti novità a breve”. Una serie di faccia a faccia a cui, questa è la vera novità, avrebbe preso parte anche il capo della direzione principale dell’intelligence dell’Ucraina, Kirill Budanov, anche se, precisa il quotidiano britannico, non è chiaro se si sia trattato di “incontri trilaterali” oppure di “sessioni separate”.

L’unica certezza è che, dopo oltre tre anni di guerra, la diplomazia stia lentamente riaffermando il proprio ruolo nel tentativo di giungere all’agognato cessate il fuoco. E che la svolta possa essere davvero vicina lo sostiene la rete Abc secondo cui la delegazione ucraina avrebbe “accettato la bozza di accordo” anche se restano “dettagli minori da sistemare”.

Le conferme della Casa Bianca

Che gli incontri siano in corso lo ha lasciato trapelare l’amministrazione Trump, mentre il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, si è limitato a un laconico “no comment”, che ha il sapore di un’ulteriore conferma. Al centro delle interlocuzioni, come riportano diversi media, c’è il piano di pace statunitense che, dopo gli appunti dell’Ucraina e dell’Unione europea che ne segnalavano un eccessivo sbilanciamento a favore di Putin, è stato largamente modificato, passando dagli iniziali 28 punti a 19.

Stando a quanto trapela, dalla bozza di accordo sono state messe in stand-by le questioni più sensibili: le potenziali cessioni territoriali da parte dell’Ucraina – che saranno oggetto del prossimo confronto tra il presidente Trump e l’omologo ucraino Volodymyr Zelensky –, le limitazioni alle dimensioni dell’esercito di Kiev e il divieto di adesione alla Nato. Tutti punti che per Kiev, sostenuta dai partner europei, sono considerati “inaccettabili” e che, se portati avanti, avrebbero causato l’inevitabile rigetto del piano di pace americano.

Qualcosa sembra muoversi, anche se, è bene chiarirlo subito, la strada appare lunga e in salita per via dei veti incrociati che Russia e Ucraina si scambiano quotidianamente.

Dispetti bipartisan

Dopo più di tre anni di guerra, è tempo di concludere il conflitto che sta tenendo in apprensione l’Occidente intero. E, pur di riuscirci, Washington sembra disposta anche a sacrificare il proprio alleato, l’Ucraina. A lasciarlo intendere è la portavoce della Casa Bianca, Caroline Levitt, che a Fox News – evidentemente decisa a fare pressioni su Zelensky – ha affermato che Trump ha “investito un’enorme quantità di tempo ed energie” nel trovare una soluzione al conflitto e che “gli Stati Uniti continuano a inviare o vendere ingenti quantità di armi all’Ucraina attraverso i meccanismi della Nato”, con uno sforzo che, però, “non può durare ancora a lungo”.

Il messaggio è chiaro: Kiev deve accettare il piano senza troppi fronzoli, altrimenti dovrà andare avanti senza alcun aiuto da parte degli Usa. Parole che hanno fatto esultare anche Mosca, con Peskov che ha subito dichiarato di “non sapere nulla del piano alternativo dell’Ue”, per poi ribadire che la bozza di accordo del presidente degli Stati Uniti è “l’unico documento valido” e “un’ottima base per i colloqui”.

Mosca snobba la proposta Ue

Sempre sul piano Ue, ormai da considerare del tutto naufragato, si è espresso anche il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, che lo ha bocciato spiegando che, a suo dire, “l’Europa ha avuto le sue possibilità per giocare un ruolo nella soluzione pacifica del conflitto ucraino, ma ha fallito su tutti i fronti a partire dal 2014”.

Ma non è tutto. Il fedelissimo di Putin ha poi rincarato la dose accusando i Paesi Ue di fare di tutto per “indebolire gli sforzi diplomatici del presidente Trump”. Propaganda, questo è chiaro, che non fa che esacerbare le già tese relazioni tra Russia ed Europa, tanto che i socialisti Ue, per bocca della presidente Iratxe García Pérez, hanno chiesto al Parlamento europeo di esprimersi “contro il piano di Trump”, che “rappresenta un’umiliazione dell’Ucraina e accoglie le mire imperialiste di Putin”.

Non si arresta la scia di sangue in Ucraina

In attesa di vedere se la diplomazia riuscirà a chiudere la guerra, al fronte la situazione si fa sempre più grave. Le forze russe, infatti, hanno sferrato un altro massiccio attacco combinato contro l’Ucraina, utilizzando vari tipi di armi: missili da crociera navali, missili balistici e un gran numero di droni. Pesantemente colpita anche Kiev, dove sono state registrate sei vittime e numerosi feriti, e la rete di infrastrutture critiche dell’ex repubblica sovietica.

Raid con cui, secondo il ministro degli Esteri ucraino Andrii Sybiha, “Putin ha dato la sua risposta terroristica alle proposte di pace degli Stati Uniti e del presidente Trump”. Amaro il commento di Zelensky, che ha avvertito che in questi giorni, mentre sono in corso le discussioni sul cessate il fuoco, “dobbiamo essere consapevoli che la Russia non ridurrà la pressione sull’Ucraina e dovremo prestare grande attenzione agli allarmi aerei e a tutte le minacce”.

Ma davanti a questi raid, le forze di Kiev non sono rimaste a guardare e hanno contrattaccato colpendo la regione di Rostov, in Russia, causando un morto, e la città di Novorossiysk, nella regione di Krasnodar, causando quattro feriti e distruggendo alcune strutture critiche per la produzione dei droni russi.