Ucraina, Morelli: “La fine delle ostilità è sempre più lontana”

Parla l'analista geopolitico di Domino, Elia Morelli: "Rischio concreto di escalation. L'atomica non è più un tabù".

Ucraina, Morelli: “La fine delle ostilità è sempre più lontana”
  1. Da una parte il viaggio di Biden a Kiev con cui ha assicurato supporto incondizionato a Zelensky, dall’altro la risposta di Putin che se l’è presa con l’occidente. Elia Morelli, ricercatore di storia all’Università di Pisa e analista geopolitico di Domino, che indicazioni si possono trarre dal discorso del leader russo?
    “Partiamo dal discorso di Putin. A grandi linee ha ripreso quanto già detto a fine settembre dell’anno scorso quando aveva annunciato il riconoscimento delle repubbliche separatiste del Donbass, di Zaporižžja e di Kherson, che erano state annesse alla Federazione russa. Ma ha anche detto alcune cose su cui occorre porre la nostra attenzione. Il primo punto che voglio sottolineare è che ha parlato a lungo del tentativo della Russia di costruire un’economia sovrana, puntando sull’autosufficienza economica così da smarcarsi rispetto alle economie euroatlantiche. Si tratta di un tentativo per mettere pressione ai Paesi dell’Europa occidentale che sembrano meno convinti nel continuare sulla linea bellicistica rispetto ai rampanti Stati dell’Europa orientale. Il secondo punto è che ha detto chiaramente che da questa guerra dipenderà il destino stesso della Federazione russa. Si tratta di un pensiero che serve a ricompattare il fronte interno ma che è indirizzato anche e soprattutto a quanti vorrebbero la dissoluzione della Russia, a partire dalla Polonia che il 31 gennaio scorso a Bruxelles ha convocato un convegno sulla decostruzione e deimperializzazione della Russia che si aspettano al termine della guerra. Terzo punto è l’aver palesato la consapevolezza di avere un arsenale nucleare forte e moderno, preferendo sospendere l’accordo New Start sul disarmo nucleare”.

Questa sospensione come va letta?
“Da un lato significa che Putin non esclude più l’uso delle armi nucleari in caso la minaccia dovesse diventare esistenziale, dall’altro non possiamo che notare che si tratta di una mera sospensione e quindi è un’apertura al dialogo”.

E come legge il viaggio di Biden a Kiev?
“Faccio notare che l’ultimo presidente americano a recarsi a Kiev è stato George Bush nel 2008. In quell’occasione il presidente si era dimostrato favorevole a concedere l’ingresso nella Nato dell’Ucraina e della Georgia. Quello, a mio avviso ma anche secondo numerosi analisti, è stato il momento di inizio di quell’escalation che ci ha portato fino a oggi. Proprio nell’agosto dello stesso anno, infatti, si scatenò la reazione moscovita culminata con l’intervento russo nell’Ossezia del sud e in Abkhazia, proprio in Georgia. Per quanto riguarda Biden, faccio notare che da un lato ha avvisato la Russia del suo viaggio per evitare di inasprire ulteriormente i toni e dall’altro ha rinnovato il suo sostegno all’Ucraina. E lo ha fatto annunciando altri 500 milioni di aiuti militari a Kiev, in aggiunta ai circa 50 miliardi già stanziati, ma non ha dato il via libera alla fornitura di caccia da combattimento, tra cui gli F16, chiesti insistentemente da Zelensky. Questo, a mio avviso, è il modo con cui Biden sta dicendo a Zelensky che può riprendersi alcuni territori ma non tutti, sicuramente non la Crimea”.

Putin nel suo discorso ha sbandierato di nuovo l’incubo nucleare. Secondo lei siamo davanti a un rischio concreto o sono le solite minacce?
“Guardi il rischio esiste ma lo ritengo improbabile. Questo perché se la Russia decidesse di usare il dispositivo atomico dovrebbe fare i conti con la radioattività che finirebbe per colpire sia la popolazione ucraina che quella russa, e anche perché avrebbe pesantissime ripercussioni politiche all’interno del contesto internazionale. Tuttavia nel momento in cui la Federazione russa si sentisse veramente minacciata sul proprio territorio nazionale, magari perché vengono forniti missili a lungo raggio o anche caccia da combattimento all’Ucraina come si sta ripetendo da giorni, allora il discorso potrebbe cambiare e a quel punto non si potrebbe escludere nulla”.

Intanto la Meloni è volata a Kiev per dimostrare il suo supporto a Zelensky e promettere altre armi. Crede che questa visita sia anche un modo per fugare i dubbi sull’appoggio all’Ucraina sollevati dalle parole di Berlusconi?
“La visita della Meloni segue una traiettoria geopolitica e strategica che da un lato guarda al Patto atlantico nel tentativo di imporsi come alleato fedele a Washington, e dall’altro strizza l’occhio ai Paesi dell’Europa orientale a cui da sempre Fratelli d’Italia e la Lega sono legati. Al contempo questa è una mossa con cui la Meloni vuole rimarcare la propria posizione muscolare del conflitto rispetto a quella di Francia e Germania che sembrano sempre più riluttanti a continuare questa guerra. Ma la visita a Bucha e a Kiev è servita anche per dare una spallata all’alleato interno. Tuttavia penso che Berlusconi abbia esternato delle perplessità sul conflitto che sono proprie di una buona parte della popolazione italiana, dando voce a quanti non si sentono rappresentati da Fratelli d’Italia e di cui non si può ignorare l’esistenza”.

L’Occidente chiede alla Cina di spingere la Russia a fermare le ostilità. Eppure Pechino in questi mesi è apparsa ambigua, da un lato con la timida presa di distanza da Putin e dall’altro rafforzando i legami economici con Mosca. A che gioco sta giocando Xi Jinping?
“Il tentativo della Cina di giungere a una pace è funzionale ai suoi interessi economici e strategici. Mi sembra chiaro che Pechino non ha visto di buon occhio l’invasione dell’Ucraina perché, tramite le vie della seta, questo territorio era diventato uno snodo nevralgico con cui proiettare la propria influenza in tutta l’area. A mio parere la Cina vorrebbe la pace ma spera che la Russia mantenga i territori fin qui conquistati così da avere un alleato ancora forte e per continuare la sua partnership tecnologica e militare”.

Allo stato attuale vede più vicina la fine del conflitto oppure una nuova escalation?
“Purtroppo una nuova escalation visto che tra marzo e aprile è attesa una nuova offensiva molto forte e dura da parte della Russia. Per vedere la luce in fondo al tunnel arrivando a una pace, secondo me ci vorranno anni”.

 

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