Un oggetto volante non identificato caduto in un campo di mais nel cuore della Polonia, droni sospetti sui cieli della Danimarca, jet russi che violano lo spazio aereo estone. Sono tasselli di un mosaico che, giorno dopo giorno, si compone in un quadro sempre più allarmante: l’Europa si trova al centro di quella che ormai tanti definiscono “una guerra ibrida” che rischia di degenerare in un confronto diretto con Mosca.
L’ultima novità arriva dalla Gendarmeria polacca che ha confermato il ritrovamento di un velivolo senza pilota a Wielki Leck, sostenendo che si tratterebbe di un drone, probabilmente russo, riconducibile alle incursioni del 10 settembre.
Droni, sospetti e smentite
Il ritrovamento del velivolo, unito agli altri episodi simili, ha fatto salite ulteriormente lo scontro verbale tra Ue e Russia al punto che molti leader europei sono ormai convinti che non si tratta di incidenti isolati, ma parte di una strategia deliberata. La premier danese Mette Frederiksen, in un’intervista al Financial Times, ha avvertito: “Questa è solo l’inizio della guerra ibrida di Mosca. Il loro obiettivo è dividerci”. E ancora, dal vertice Ue a Copenaghen: “Non possiamo guardare questi eventi singolarmente. È un modello. La Russia ci sta destabilizzando con droni, cyberattacchi, sabotaggi. Dobbiamo reagire e riarmarci tutti”.
Parole che trovano eco nel premier finlandese Petteri Orpo: “Siamo quasi in guerra ibrida, e dobbiamo essere pronti. La Russia non smetterà”. Anche l’Estonia, con il capo del governo Kristen Michal, parla di “provocazioni continue che mettono alla prova l’Europa”, chiedendo un’accelerazione sugli aiuti militari a Kiev e sull’utilizzo degli asset russi congelati.
Ma dal Cremlino arriva un monito glaciale: chiunque tenterà di “appropriarsi” dei capitali di Mosca sarà perseguito legalmente, ha scandito il portavoce Dmitry Peskov.
Berlino si riarma
Come noto le presunte incursioni russe non risparmiano davvero nessuno. Proprio per questo Berlino ha annunciato una riforma legislativa per consentire l’abbattimento dei droni, mentre Parigi indaga su una petroliera della cosiddetta “flotta fantasma” russa, sospettata di fungere da piattaforma di lancio nei cieli danesi. La Romania dal canto suo si muove sul terreno industriale, con Bucarest che ha detto di voler avviare con Kiev la produzione di droni difensivi per proteggere il fianco orientale della Nato.
La politica UE si infiamma
Davanti a queste provocazioni e alla dura presa di posizione dell’Ue, inevitabilmente torna a surriscaldarsi anche il clima politico. Viktor Orbán, sui suoi social, ha accusato Bruxelles di spingere l’Unione verso il baratro: “L’Europa sta avanzando a grandi passi verso la guerra. Quella in Ucraina non è la nostra guerra”, ha scritto il premier ungherese, ribadendo il suo no all’adesione accelerata di Kiev all’Ue e all’invio di fondi in vista dell’imminente vertice che si tiene in Danimarca.
Diversa la linea di Kaja Kallas, Alto Rappresentante dell’Ue, che a margine del summit ha parlato senza mezzi termini di “terrorismo sponsorizzato da uno Stato”, pur senza nominare apertamente la Russia. Un modo, quello della commissaria Ue, per ribadire che l’Europa deve mostrarsi compatta e pronta a reagire.
Botta e risposta tra Ucraina e Russia
Ma mentre nei palazzi europei si discute di strategie, a Zaporizhzhia si torna a temere il peggio. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha denunciato che la centrale nucleare, da giorni scollegata dalla rete elettrica e alimentata da generatori diesel, si troverebbe in una “situazione critica”. “Un generatore è già guasto. Nessun terrorista al mondo ha mai osato quello che la Russia sta facendo a un impianto nucleare”, ha detto il leader ucraino, invocando l’attenzione della comunità internazionale.
Pronta la risposta del Cremlino che ha respinto le accuse definendole “assurde”: “La centrale è sotto il nostro controllo e la sicurezza è garantita da Mosca. È Kiev che la colpisce”, ha ribattuto il portavoce di Vladimir Putin, Peskov.
Una versione contestata da Kiev ma che trova un’eco prudente nell’Agenzia internazionale per l’energia atomica: per l’Aiea, infatti, non ci sono rischi immediati “finché i generatori continueranno a funzionare”, ma la situazione “non è sostenibile” e nessuna delle parti “trarrebbe beneficio da un incidente nucleare”. L’Europa, insomma, si trova stretta tra due incubi: quello di una guerra ibrida già in corso e quello, ancor più devastante, di un disastro atomico alle porte.