“L’Ucraina vuole la pace, tu no”: Trump punta il dito su Zelensky

“L’Ucraina vuole la pace, il suo presidente no”. Trump mette sotto accusa Zelensky per convincerlo ad accettare l'accordo con Putin

“L’Ucraina vuole la pace, tu no”: Trump punta il dito su Zelensky

Sembra proprio che questa volta Donald Trump sia deciso a chiudere, una volta per tutte, la guerra in Ucraina. E per riuscirci, dopo oltre un anno di minacce e negoziati inconcludenti, anziché prendersela con chi ha iniziato il conflitto, ossia la Russia di Vladimir Putin, è disposto a scaricare definitivamente Volodymyr Zelensky e a scontrarsi con i leader europei che, al contrario, non vogliono mollare Kiev.

Come sempre, il tycoon ha fatto filtrare il suo stato d’animo attraverso le parole della portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, secondo cui “il presidente non vuole più chiacchiere, vuole azione. È frustrato dall’Ucraina e dalla Russia”, aggiungendo che “se c’è una chance reale di firmare un accordo di pace” nel corso degli incontri previsti per questo weekend tra funzionari ucraini ed europei, allora non esiterà a “mandare un rappresentante”.

Botta e risposta tra Zelensky e Putin

Parole a cui ha fatto seguito, come da programma, il successivo intervento dello stesso Trump, che non ha perso l’occasione per mettere sotto pressione Zelensky affermando che “in Ucraina esiste un ampio consenso a favore di un accordo di pace con la Russia, fatta eccezione per il loro presidente”. Una dichiarazione che pesa come un macigno, perché appare evidente che il tycoon sia deciso a chiudere la partita, anche a costo di sacrificare l’alleato ucraino.

Del resto, spiega sempre l’inquilino della Casa Bianca per aumentare la pressione su Kiev, “questa guerra non riguarda davvero gli Stati Uniti, ma cose del genere, se non vengono tenute sotto controllo, rischiano di sfociare nella Terza Guerra Mondiale, e non vogliamo che ciò accada”. Per questo, conclude, non c’è alcuna alternativa a una pace che, seppur amara per l’Ucraina e per l’Europa, quanto meno eviterà il disastro.

Ma Trump sa bene che, oltre al bastone, è necessaria anche la carota e, nel tentativo di convincere Zelensky, lo ha rassicurato sul fatto che, in caso di accordo di pace, “gli Usa daranno il loro contributo sul fronte della sicurezza”, senza però precisare in cosa consisterebbero tali garanzie né quali sarebbero i tempi necessari per metterle in campo.

Come appare evidente, si tratta di un pressing davvero martellante. Non sorprende, quindi, che dopo qualche ora il quotidiano francese Le Monde abbia colto tutti di sorpresa con un articolo in cui si affermava che l’Ucraina è “pronta ad accettare il compromesso che prevede concessioni territoriali”, “accettando la creazione di una zona demilitarizzata nel Donbass” da cui dovranno uscire sia le truppe di Zelensky sia quelle di Putin. Indiscrezioni che hanno causato un terremoto politico in Ucraina, con Dmitry Lytvyn, consigliere del presidente ucraino, che è intervenuto per definire “errate le interpretazioni pubblicate da Le Monde”.

Zelensky con le spalle al muro

La sensazione è che qualcosa si stia davvero muovendo e non si possono escludere colpi di scena già nei prossimi giorni. A confermarlo sono le parole amare di Zelensky che, non nascondendo la propria delusione, ha fatto notare che “gli Usa chiedono solo a noi il ritiro dal Donetsk” e non a Putin, che lo ha invaso.

Poi, malgrado l’aut aut di Trump, che sostanzialmente ha detto che o accetta l’ultima proposta americana oppure l’Ucraina dovrà cavarsela da sola, il leader di Kiev – in realtà con ben poca convinzione – ha nuovamente ribadito che non è affatto scontato che l’Ucraina accetterà di rinunciare al Donbass senza che prima le venga offerto “un compromesso equo”. E, sempre nel tentativo di prendere tempo, ha ricordato la propria disponibilità a “tenere le elezioni presidenziali”, ma solo a patto che prima si arrivi a “un cessate il fuoco”.

Insomma, il leader ucraino sembra provare a prendere tempo, ben conscio che le sue richieste non saranno mai accolte dal Cremlino. E infatti, puntuale come un orologio svizzero, da Mosca è arrivato l’altolà alle mosse del leader di Kiev: secondo il consigliere presidenziale russo Yuri Ushakov, Zelensky non vuole fare altro che “introdurre proposte per noi inaccettabili nei documenti di pace che gli americani stanno faticosamente preparando”, ribadendo anche che la tregua richiesta dal presidente ucraino “potrebbe iniziare solo dopo che le sue forze armate avranno lasciato il Donbass”.

Fine dei giochi

Ma non è tutto. Da Mosca hanno risposto picche anche alla proposta ucraina di tenere un referendum per decidere le sorti del Donbass, con Ushakov che ha tagliato corto affermando che quello “è territorio russo” e che non verrà mai “demilitarizzato”, perché le truppe russe “non abbandoneranno mai l’area”.

Insomma, appare evidente che, malgrado la cocciutaggine di Ue e Ucraina, che ancora vaneggiano di “una vittoria” sulla Russia, questa guerra sia ormai vicina all’epilogo, con Zelensky che, stretto tra Trump e Putin, non sembra avere alcuna alternativa se non chinare il capo e accettare l’accordo di pace americano.