L’ultimo C-130 ha lasciato Kabul. Via gli italiani e 4900 afghani. Ma ora gli Stati Uniti temono nuovi attacchi terroristici

L’ultimo C-130 dell’Aeronautica militare italiana è partito dall’aeroporto internazionale di Kabul nel pomeriggio di ieri.

L’ultimo C-130 ha lasciato Kabul. Via gli italiani e 4900 afghani. Ma ora gli Stati Uniti temono nuovi attacchi terroristici

L’ultimo C-130 dell’Aeronautica militare italiana è partito dall’aeroporto di Kabul nel pomeriggio di ieri. A bordo 58 civili afghani, il nostro console Tommaso Claudi, l’ambasciatore Stefano Pontecorvo e i Carabinieri del Tuscania che erano rimasti ancora sul posto. “Sono state – ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio – giornate infinite e di grande sacrificio per i nostri diplomatici e militari. Sul campo, fino all’ultimo istante utile, hanno aiutato migliaia di civili afghani, a partire da donne e bambini, a lasciare il Paese, oltre a tutti gli italiani che hanno scelto di tornare a casa.”.

Il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, ha informato che sono state evacuate 5.011 persone di cui 4.890 cittadini afghani grazie ad Aquila Omnia, tra di loro 1.301 donne e 1.453 bambini. Mentre diversi Paesi, tra cui l’Italia e la Spagna, dunque, hanno concluso le evacuazioni, continuano quelle degli Usa e della Gran Bretagna. Ancora 5.400 persone, hanno fatto sapere gli Stati Uniti, attendono all’interno dell’aeroporto di essere imbarcate, dopo le oltre 110.000 portate fuori dal 14 agosto.

Per tutti i Paesi resta lo spartiacque del 31 agosto indicato dal presidente Joe Biden che, giovedì, ha confermato come le evacuazioni americane andranno avanti come previsto anche dopo l’attentato terroristico da parte dell’Isis. L’attentato suicida all’aeroporto ha avuto comunque l’effetto di fermare almeno in parte l’afflusso dei disperati che si ammassavano alle entrate dello scalo. Ma in compenso a decine di migliaia cercano ora di fuggire via terra verso il Pakistan.

Immagini satellitari mostrano una massa umana che si muove in direzione del valico di frontiera di Spin Boldak. E intanto sale il bilancio delle vittime dell’attentato. Secondo il Wall street journal sono 200. Tra loro 13 militari americani e anche tre cittadini britannici, tra cui un bambino. Mentre procede senza un attimo di pausa il lavoro negli ospedali. Il portavoce dei talebani Zabihullah Mujahid fa sapere alla Bbc che – a differenza di quanto ricostruito finora – tra le vittime non ci sono appartenenti all’organizzazione.

“L’incidente è avvenuto in un’area controllata dalle forze statunitensi“, spiega. L’agenzia Reuters, invece, riferisce che almeno 28 membri dei talebani hanno perso la vita. E anche dal Pentagono arrivano informazioni più precise riguardo alla dinamica dell’attacco kamikaze. Innanzitutto, hanno spiegato i portavoce durante il punto stampa, c’è stato un solo attacco bomba, smentendo così quello all’hotel Baron.

MONTA LA PAURA. Ma cresce la paura di altri attacchi. In città, ha spiegato il generale Hank Taylor, dello Stato maggiore congiunto, ci sono ancora “minacce specifiche, credibili” e il rischio di attentati è ancora molto alto. Gli attacchi da parte dello Stato Islamico potrebbero includere l’uso di autobomba e razzi contro l’aeroporto di Kabul mentre continuano le operazioni di evacuazione americane, ha detto il capo del comando centrale, Kenneth McKenzie. Biden in persona è stato avvertito dal suo team per la sicurezza nazionale che un nuovo attacco a Kabul “è probabile” in queste ore.

“Sono preoccupato, l’Isis ha la capacità, se lo vuole, di realizzare un maggior numero di questo tipo di attacchi”, ha ammesso il ministro della Difesa britannico Ben Wallace. E anche la Cina, che ha mantenuto aperta la sua ambasciata a Kabul, ha invitato i propri cittadini a restare se possibile in casa e ad evitare “aree ad alto rischio”: prima fra tutte, appunto, quella dell’aeroporto. “Ironia è un termine troppo leggero” per descrivere il fatto di dover affidarsi ai talebani per la sicurezza Usa a Kabul, ammette la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki.

I talebani replicano addossando la responsabilità di quanto accaduto alle forze americane, con il portavoce del Pentagono John Kirby che risponde denunciando a sua volta “falle nella sicurezza” da parte degli studenti coranici ormai al potere a Kabul. Ma alcuni dirigenti americani, in serata, fanno sapere che i talebani hanno chiesto agli Usa di conservare una presenza diplomatica dopo il loro ritiro ma Washington non avrebbe ancora deciso il da farsi. Intanto l’agenzia Onu per i rifugiati si prepara a fronteggiare un esodo dall’Afghanistan di oltre 500mila persone. Nello scenario peggiore, ha riferito la vice Alta commissaria per i rifugiati Kelly Clements, potrebbero esserci fino a 515mila persone che lasceranno il Paese entro la fine di quest’anno.

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