Una Manovra, mille critiche. Anche la Corte dei Conti boccia la Legge di Stabilità. Ridurre le tasse mette angoscia ai giganti della spesa pubblica

Una Manovra, mille critiche. Dopo Regioni, sindacati, uffici parlamentari e Banca d'Italia, anche la Corte dei Conti boccia la Legge di Stabilità. Ridurre le tasse mette angoscia ai giganti della spesa pubblica

di CAROLA OLMI. In un Paese con 60 milioni di allenatori della nazionale non c’è da stupirsi se ognuno dice la sua anche sulla Legge di Stabilità. E se non c’è da stupirsi che al dibattito partecipino le forze sociali, gli enti locali e la politica, lascia invece perplessi che al coro si aggiunga la magistratura contabile, il cui compito è di vigilare sulle spese decise da Governo e Parlamento, e non viceversa dire cosa fare ai poteri esecutivo e legislativo. Da tempo però la nostra Corte dei Conti gioca d’anticipo, e dunque prima ancora che la Manovra si addentri nel dibattito parlamentare arriva una sonora bocciatura dalle toghe di via Baiamonti. La legge di Stabilità usando “al massimo gli spazi di flessibilità” in deficit “riduce esplicitamente i margini di protezione dei conti pubblici” e “lascia sullo sfondo nodi irrisolti (clausole, contratti pubblici, pensioni) e questioni importanti” come il riassetto del finanziamento degli enti locali. Come dire: se il Presidente del Consiglio Matteo Renzi pensava davvero di divertirsi nell’incontrare le Regioni furibonde per il taglio dei trasferimenti, con la rasoiata dei magistrate contabili potrà divertirsi molto meno.

L’AFFONDO

La doccia fredda, che arriva a 24 ore da un’altra montagna di criticità sollevata dagli uffici studi di Camera e Senato, imprime un altro colpo all’impianto del Governo, dove misure come il taglio delle tasse sulla casa o l’estensione fino a 3mila euro per i pagamenti in contatti sono soggette a un bombardamento quotidiano. “La legge di Stabilità – ha sparato forte il presidente della Corte, Raffaele Squitieri in audizione a Palazzo Madama – sconta il carattere temporaneo di alcune coperture e il permanere di clausole di salvaguardia rinviate al futuro” per cui saranno necessari “consistenti tagli di bilancio o aumenti di entrate” a partire dal 2017. C’è poco da stare tranquilli, dunque, se dai Comuni alla Banca d’Italia è un coro unanime particolarmente contro la Tasi. Il taglio di questa tassa – dice la Corte dei Conti – “cristallizza” la capacità fiscale dei Comuni, avvantaggiando chi ha alzato al massimo le aliquote e penalizzando le città dove la Tasi era meno cara. “I servizi indivisibili graveranno sui non residenti” non in grado “di operare il controllo politico sugli amministratori con il voto”. Tra 2016 e 2018 il concorso delle amministrazioni locali gli obiettivi di finanza pubblica “risulta particolarmente rilevante”. La Corte dei Conti osserva che l’aggiustamento di bilancio andrà “a gravare prevalentemente sulle amministrazioni locali, con ripercussioni negative sulla qualità dei servizi”, a partire dalla Sanità per la quale non sono sufficienti neppure le risorse stanziate.