I sostenitori della riforma costituzionale sono più renziani di Renzi. E farebbero di tutto per conquistare il “sì” sulla scheda il prossimo 4 dicembre. Così, nell’era dei social, tornano di moda addirittura le buone vecchie lettere. Il premier ha abbandonato Twitter per qualche ora e ha pensato di prendere penna e calamaio per scrivere agli italiani all’estero, tessendo ovviamente le lodi della nuova Costituzione. Ma alle sue spalle crescono tanti piccoli rottamatori. Stefano Passarini, il sindaco di Costermano (circa 3.600 abitanti) in provincia di Verona, ha voluto inviare una missiva ai suoi concittadini con tanto di carta intestata del Comune per invitarli al voto. Un gesto per favorire la partecipazione? Non proprio. Il suo appello è risuonato un tantino di parte: “Io non sono di sinistra, ma credo giusto votare sì in funzione dell’interesse che la riforma garantisce allo sviluppo della comunità”, ha scritto in un passaggio del documento. Non contento Passarini, nel seguito della lettera, ha invitato di nuovo a votare Sì e ha annunciato l’organizzazione di quattro iniziative pubbliche a cura del Comune per spiegare le proprie ragioni.
Polemica – Un appoggio che è stato però contestato dal deputato di Sinistra italiana, Giovanni Paglia, che ha presentato un’interrogazione parlamentare sul caso. Il comportamento è infatti contrario alla legge, perché viola il “divieto a tutte le amministrazioni pubbliche di svolgere attività di comunicazione a eccezione di quelle effettuate in forma impersonale ed indispensabili per l’efficace assolvimento delle proprie funzioni”. Ma il sindaco di Costermano non sembra turbato. Anzi. “Forse si può eccepire sulla non neutralità espressa dalla lettera, ma credo che ciò possa essere compensato dalla possibilità, per chi la pensa diversamente, di partecipare agli eventi organizzati facendo valere le ragioni della propria parte”, ha detto. La fame di “sì” al referendum, del resto, aveva portato all’organizzazione di un incontro con Renzi, a Pescara, con tanto di attestato incluso agli studenti partecipanti.
Altri casi – La polemica era scaturita anche con il sussidiario per la quinta elementare della Cetem, che dà già per cosa fatta la riforma costituzionale: così spiega che i senatori sono indicati dalle “diverse Regioni in cui è suddiviso il territorio italiano”. Non tanto diversa, poi, la questione che coinvolge il rettore dell’Università di Udine, Alberto Felice De Toni, che ha presenziato alla Leopolda 2016. Una scelta che ha sollevato i sospetti del capogruppo alla Camera della Lega, Massimiliano Fedriga. L’Ateneo – spiega lo statuto – è la sede dove si svolge “libera ricerca e libera formazione” perseguendo “le proprie finalità istituzionali ispirandosi a principi di autonomia, responsabilità, laicità e pluralismo e garantendo libertà di ricerca, di insegnamento e di studio”. Certo, le convinzioni politiche del rettore sono intoccabili. Ma in un clima di campagna elettorale incandescente sarebbe stato necessario “salvaguardare l’indipendenza e la neutralità delle istituzioni universitarie”, sottolinea Fedriga.
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