La maxi inchiesta sull’urbanistica a Milano continua ad allargarsi e, come riporta l’ANSA, nel mirino della Procura finiscono anche i progetti di sviluppo immobiliare dell’area Cenisio, a ridosso del Cimitero Monumentale e sottoposta a vincoli di inedificabilità. Gli atti depositati dai pm al Tribunale del Riesame, che nei giorni scorsi ha rimesso in libertà i sei arrestati – tra cui l’ex assessore comunale Giancarlo Tancredi, l’architetto Alessandro Scandurra e il fondatore di Coima, Manfredi Catella – delineano un presunto sistema corruttivo legato a quelle aree.
Secondo l’ipotesi accusatoria, Scandurra avrebbe lavorato su richiesta dell’allora assessore Tancredi “per studiare lo sviluppo” delle aree Cenisio, mentre parallelamente si sarebbe fatto pagare proprio da Coima, società interessata a quelle stesse aree. La Procura, guidata da Marcello Viola con i pm Petruzzella, Filippini, Clerici e l’aggiunta Siciliano, parla di “un unico complessivo accordo di corruzione” in base al quale l’architetto avrebbe messo “a disposizione di Catella la sua funzione di componente della Commissione paesaggio del Comune”.
L’inchiesta si fonda anche sull’analisi di una serie di chat acquisite dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza. In una conversazione del 15 aprile 2022, Tancredi scriveva al direttore generale del Comune, Christian Malangone – anche lui tra gli oltre 70 indagati – chiedendo aggiornamenti: “Ma noi con le nostre aree Cenisio come siamo messi? Perché ho in adiacenza due progetti di Boeri e Scandurra. Potremmo pensare a un progetto d’area complessivo che fa da cornice al nostro intervento/valorizzazione”.
Poche settimane più tardi, il 24 maggio, lo stesso assessore tornava a sollecitare Malangone: “Uno studio su Cenisio che ho chiesto a Boeri e Scandurra, anche per sviluppo nostra area. Loro progettano due delle torri per proprietà private”.
Gli investigatori sottolineano come la prima richiesta di pagamento di Scandurra a Coima risalga al 24 febbraio 2022, ossia cinque mesi prima della pubblicazione del bando comunale (luglio 2022), e riguardasse uno studio di fattibilità sul lotto di via Messina 50. “Un elemento – si legge nell’informativa della Gdf del 7 agosto – coerente con l’interesse di Coima su quelle aree anche in un momento antecedente al bando”.
Il progetto, in ogni caso, non è mai andato in porto, ma resta ora al centro delle verifiche della magistratura, che intende chiarire se l’intreccio tra incarichi pubblici e rapporti con i privati abbia alterato le procedure amministrative. L’inchiesta sull’urbanistica milanese, già definita dagli inquirenti come una delle più complesse degli ultimi anni, continua così ad aprire nuovi capitoli, coinvolgendo figure di primo piano della politica e del settore immobiliare.