Urge un vaccino contro il virus delle Task Force. Sono già otto quelle governative con 331 consulenti. E poi ci sono i casi di Toti in Liguria e di Sala a Milano

L’Italia è proprio uno strano Paese. Può venire letteralmente giù il mondo ma certe particolarità, certi vizi (chiamiamoli con il loro vero nome) permangono. Il curioso fenomeno che un politologo del futuro osserverà di questi strani tempi è ad esempio la moltiplicazione delle Task Force. Un fenomeno per certi versi endemico in Italia, ma il virus ha dato all’intero processo una spinta spettacolare e per certi versi affascinante. Intendiamoci, di Task Force si nutrono ormai da anni fior fior di consulenti che si occupano di tutto: dal gusto del pecorino, al sapore dei quark, alla fusione termonucleare (che non arriva mai), alla pasta asciutta. Il virus ha prodotto un fiorire di Task Force: se ne contano attualmente otto governative che danno lavoro a ben trecento esperti e consigliori e molte locali. Qualche numero. Ce ne sono 76 per aiutare la ministra della Innovazione Pisano, 39 alla corte di Arcuri, 76 al Lavoro, 123 alla Istruzione, 17 con la super Task Force di Vittorio Colao (nella foto) e poi c’è quello del ministro Speranza e chi più ne ha ne metta.

Ma se è vero che l’emergenza c’è, è anche vero che la Pubblica amministrazione è piena zeppa di impiegati che hanno vinto un concorso per merito e che quindi avrebbero tutto il diritto/dovere di fare quello per cui sono pagati. Ma è possibile che ogni nuovo borgomastro della burocrazia si faccia il suo gruppetto che poi viene magnificato con il termine Task Force manco fossero marines sbarcato a Panama per catturare Noriega? Forse un po’ di senso della misura sarebbe anche necessario visto che poi l’emergenza c’è davvero e che c’è gente veramente impegnata con grande responsabilità in prima linea? È possibile che ancora non ci siano mascherine serie per i medici ma ci siano soldi per i taskforcisti? Così non va.

La quarantena ha privato della libertà gli italiani, ma le attività sono ferme e c’è gente che è piombata in povertà e non è che vede certo di buon occhio questa storia dei consulentoni. Questi in tempi di disoccupazione hanno trovato lavoro. Che poi, per carità, saranno tutti fichissimi e bravissimi, visto che sono scelti da ministri e governatori, ma siamo poi proprio sicuri che siano i migliori? O magari c’è qualche cedimento all’antico vezzo enotrico dell’amico e dell’amico dell’amico? Ma noi questo non vogliamo neppure pensarlo perché sarebbe uno schiaffo al Paese. Per esempio, era proprio necessario “premiare” (dopo l’improvvido #milanoriparte) il sindaco di Milano Giuseppe Sala facendolo diventare il capo della Global Mayors Covid-19 Recovery Task Force (si chiama proprio così, non è uno scherzo) che unisce una rete mondiale di sindaci sulla emergenza.

Ma se Milano sta ancora assai inguaiata come può il suo sindaco dedicarsi addirittura al mondo? Non siamo al ridicolo? Pure i governatori non scherzano, anche Giovanni Toti ha varato la sua Task Force in salsa ligure di 15 esperti fidati che lo supportano e lo sollecitano amorevolmente. In tutto questo i deputati e i senatori eletti dal popolo sovrano non toccano palla. Siamo governati da 300 esperti che sostituiscono circa 1000 deputati. In un certo senso è quello che qualcuno auspicava: la riduzione del numero dei parlamentari. Però c’è un piccolo particolare: questi non sono stati eletti.