Primarie Usa 2016, Trump e Sanders si riscattano in New Hampshire. Surclassata Hillary Clinton

L’attenzione è già tutta rivolta al “Supertuesday”. Il giorno decisivo per il futuro degli Stati Uniti d’America è martedì 1 marzo, il super martedì, appunto. Una data chiave per il futuro presidente degli Usa visto che la gran parte degli stati federati chiamerà l’elettorato alle primarie democratiche e repubblicane. Le partite giocate fin’ora sono sì importanti, ma non sono certo quelle decisive. Anche perché finora tutte le previsioni sono state rispettate. Comprese quelle della notte tra martedì e mercoledì quando al voto sono stati chiamati i cittadini del New Hampshire.

I RISULTATI – Vittoria con ampio margine tra i repubblicani per Donald Trump. Come era prevedibile la sconfitta di Hilary Clinton tra i democratici. La sconfitta non era stata, però, prevista nelle proporzioni. Uno schiaffone, una vera debacle, con 20 punti indietro rispetto a a Bernie Sanders. La candidatura o meno della Clinton passa necessariamente per il super martedì quando si voterà in tanti degli stati considerati sue roccaforti. Non dovesse conquistare nemmeno quelli la strada per la Casa Bianca più che essere considerata in salita, diverrebbe una montagna insormontabile. “Mi congratulo con il senatore Sanders – ha detto Hillary ammettendo già ai primi risultati la sconfitta – ma sono io che rappresento la vera svolta. “So che ho molto lavoro da fare, e lavorerò più di ogni altro, lotterò per ogni voto. E alla fine vinceremo insieme la nomination e queste elezioni”. Sanders, invece, esulta e dichiara: “Vinceremo in tutto il Paese”. Nevada e South Carolina rappresentano forse gli Stati più combattuti dove si decideranno le sorti del prossimo candidato democratico alla presidenza degli Stati Uniti d’America.

GLI OUTSIDER – Sul fronte repubblicano la candidatura di Trump non raccoglie certo il pieno dei consensi. Così alle sue spalle sta emergendo la figura di John Kasich. Si tratta del governatore dellìOhio che sta puntano a inglobare tutti i voti di quei repubblicani più tradizionalisti e non “pronti” alla rivoluzione epocale promessa da Trump. Finisce sul quinto gradino Marco Rubio dopo una performance televisiva, nell’ultimo confronto, giudicata da molti esperti assolutamente disastrosa. Sorpresa dall’altro fronte, invece, per la resurrezione di Jeb Bush.