Vendita di San Siro, maggioranza a pezzi e cittadini in piazza

La politica si divide sul nuovo stadio e i cittadini protestano. Intanto i club ammettono: rimarrà in piedi solo il 9% del vecchio San Siro.

Vendita di San Siro, maggioranza a pezzi e cittadini in piazza

Fibrillazione (della politica) e indignazione (di una buona parte degli elettori di centrosinistra). Sono due dei sentimenti prevalenti a Milano, dopo lo choc della (non) delibera sulla vendita dello stadio di San Siro a Milan e Inter non votata dalla giunta del sindaco Beppe Sala. Una semplice “presa d’atto” della giunta che sta spaccando la maggioranza di centrosinistra e che ha ribaltato sui consiglieri comunali la responsabilità di dare il via libera a un affare all’apparenza molto favorevole per i club e assai sfavorevole per la collettività, nonché il rischio di dover rispondere di un eventuale danno erariale…

San Siro, aumentano i contrari e i titubanti

E infatti sono numerosi i consiglieri, soprattutto del Pd (rimasti silenti fino a oggi sulla questione), che in queste ore o si sono dichiarati contrari come Angelica Vasile o Angelo Turco, o che si sono detti incerti, come Monica Romano, che vanno ad aggiungersi ai 6 consiglieri “storici” oppositori all’operazione, i vari Carlo Monguzzi, Enrico Fedrighini, Alessandro Giungi ecc…). Ci sono poi i due consiglieri verdi, Tommaso Gorini e Francesca Cucchiara che voteranno no e che hanno anche lanciato una petizione online per salvare San Siro (sebbene i Verdi rimangano in giunta e l’assessora di riferimento, Elena Grandi, non abbia dato le dimissioni, pur dichiarandosi contraria alla vendita).

Tutti fattori da considerare quando si arriverà alla votazione in aula, prevista per il 25 settembre. Se Sala non avrà la maggioranza, dovrà chiedere l’aiuto delle opposizioni e allora, teoricamente, si dovrebbe aprire la crisi di giunta e il sindaco dovrebbe dimettersi (eventualità già scartata dal primo cittadino).

L’assemblea pubblica al Politecnico contro la vendita

E mentre la politica “riflette” e fibrilla, dal basso i cittadini prendono posizione. Sia sui social, dove migliaia di post ribadiscono la volontà di salvare lo stadio e le aree dalla speculazione, sia con iniziative pubbliche. Come l’assemblea molto partecipata di ieri pomeriggio davanti al Politecnico (davanti e non dentro, perché l’università ha negato ogni spazio), dal titolo “San Siro non si tocca”, alla quale hanno preso la parola il vice-presidente del comitato Sì Meazza, Claudio Trotta, i rappresentati della Rete dei Comitati e l’architetto esperto in restauro e conservazione, Enrico Colosimo.

Un appuntamento che rientrava nella Fake Week, la tre giorni di iniziative e incontri pensati per raccontare Milano. Ma non quella che non si ferma mai, quella delle aree cedute ai privati, dei grattacieli tirati su grazie a semplici scie, degli oneri mai incassati dalle casse pubbliche, delle case popolari che mancano ecc…

Rimarrà in piedi solo il 9% del vecchio Meazza

E mentre una parte dei cittadini protesta, emergono nuovi particolari sul progetto Meazza. Grazie al Corriere della Sera ieri si è scoperto, ad esempio, che del vecchio stadio – quello che nella narrativa sarebbe stato “rifunzionalizzato” – rimarrà solo il 9%. Il restante 91% sarà infatti demolito. E che del Secondo anello (quello che per il Comune sarà protetto dal vincolo culturale solo da novembre prossimo, mentre per i comitati la protezione è scattata l’11 settembre scorso, materia sulla quale deciderà il Tar) resterà in piedi solo il 20% del costruito.

“Sulla base delle indagini svolte e del progetto di massima, risultano interamente da demolire il primo anello (circa 13.714 metri cubi), il terzo anello (10.312 mc) e le torri (26.060 mc). La demolizione del secondo anello è pari all’80% del volume (32.989 mc) con mantenimento del 20% (8.247 mc)”, scrive il quotidiano, riportando la “Relazione conclusiva alla negoziazione”, firmata dai professori di Politecnico e Bocconi, Alessandra Oppio e Giacomo Morri, i docenti incaricati dal Comune di “asseverare” il prezzo dello stadio stabilito dall’Agenzia delle Entrate e che (come rivelato da La Notizia) con l’Agenzia delle Entrate collaborano da anni…

Secondo il documento “Il volume complessivo di calcestruzzo da rimuovere ammonta a circa 91.382 mc (pari a circa 91% del totale), mentre i volumi mantenuti sono pari a circa 9.072 mc”, cioè si dovranno smaltire 228.458 tonnellate di calcestruzzo, un’enormità. Opera distruttiva che produrrà centinaia di migliaia di tonnellate di CO2 (azzerando, secondo le stime, i risultati degli ultimi 20 anni di lotta all’inquinamento), che i club potranno comunque neutralizzare in 50 comodi anni (grazie a una dilazione sulle opere di mitigazione dell’impatto ambientale mai concessa prima dal Comune di Milano per alcuna opera pubblica, come denunciato dal consigliere Fedrighini).

A San Siro nasceranno alberghi, centri commerciali, negozi e poi anche uno stadio

Non solo, sempre grazie al Corriere – visto che il progetto del nuovo stadio ancora non esiste – ora sappiamo che Milan e Inter prevedono di costruire 43mila mq di uffici; 20mila mq di hotel (350 camere a quattro stelle) e 15mila mq di parcheggi. Si aggiungeranno poi negozi e ristoranti, oltre al museo di Inter e Milan. Tutto ciò si evince dal “documento descrittivo del progetto del nuovo stadio” che i club hanno notificato a palazzo Marino il 12 giugno scorso, ma che nessun aveva potuto fino a oggi conoscere. Per fortuna l’ha raccontato il Corriere