Revelli: “Virginia Raggi nemica dei poteri forti. Se i 5S non la ricandidano faranno un bagno di sangue”

Marco Revelli, politologo e ordinario all’Università del Piemonte Orientale, parla della ricandidatura della sindaca di Roma Virginia Raggi

Revelli: “Virginia Raggi nemica dei poteri forti. Se i 5S non la ricandidano faranno un bagno di sangue”

Marco Revelli, politologo e ordinario all’Università del Piemonte Orientale, ci fa un bilancio di Virginia Raggi come sindaco di Roma?
“Bisogna tener conto di due fatti. Uno è la mission impossible che riguarda la sindacatura di Roma per una serie di ragioni. Che rendono difficile governare una città alle prese con problemi così stratificati. Si potrebbe ricominciare solo da un sostanziale patto tra gentiluomini che preveda che chiunque venga eletto sindaco di Roma possa godere di almeno un biennio di solidarietà generale.

La seconda considerazione è che contro la Raggi sì è verificato un tiro al bersaglio da subito. Un assalto impietoso, che proseguiva le tecniche e lo stile di quello fatto nei confronti di Marino prima, nel quale un ruolo di primo piano lo hanno avuto gli orrendi poteri parassitari che dominano l’orizzonte romano. Penso ai palazzinari, agli immobiliaristi, esplicitamente fascistoidi, ma anche da parte di ambienti non esplicitamente di destra. Vedi per esempio un giornale come la Repubblica che ha condotto nei confronti della Raggi una campagna di pregiudiziale ostilità attraverso un giornalismo di pseudo-inchiesta che ha ingigantito piccoli episodi, costruendo narrazioni offensive, come quella sull’albero di Natale.

Una ostilità sciagurata perché la città ha bisogno di tutto tranne che di un sindaco azzoppato sin dai primi passi che compie. Questo certamente non occulta gli errori fatti dalla sindaca di ingenuità, di incapacità di giudicare i collaboratori, le oscillazioni sulle collocazioni nell’asse di destra e sinistra. Però il suo mandato è stato minato sin dalle prime settimane, a mio avviso con un’operazione politicamente e amministrativamente scorretta. Interesse di tutti dovrebbe essere che l’amministrazione della capitale venga garantita da un atteggiamento che non sia
di sabotaggio sistematico. Il che non esclude la libertà di critica e di cronaca”.

Il Pd vuole che il M5S scarichi la Raggi. E’ un’operazione digeribile per i 5Stelle?
“Per nessun partito è indolore l’operazione di negare al proprio rappresentante il secondo mandato e quindi a maggior ragione per il M5S che dei propri candidati vincenti alle precedenti elezioni amministrative, come la Raggi e l’Appendino, hanno fatto una bandiera. E’ un’operazione sanguinosa rinunciare a una posizione di forza in nome di un’alleanza che non è poi così blindata. I cecchini nell’ambito del centrosinistra sono numerosi. C’è una forte ipoteca renziana nell’ostilità nei confronti del M5S. Forse sarebbe più realistica un’alleanza al ballottaggio”.

Il Pd appare in difficoltà nella capitale: non riesce a tirare fuori un candidato credibile.
“Il Pd anche altrove, vedi Torino, è in questa situazione e questo la dice lunga sul suo stato di salute. Non esiste un candidato tale da imporsi con la forza della sua personalità e dei fatti. A Roma potrebbe essere forse Zingaretti ma avrebbe alle caviglie i denti di renziani, di Calenda e dsottobosco molto frequentato”.

Ma da Torino a Roma, passando per Napoli, il Pd vuole imporsi. Che ruolo tocca al M5S in questa alleanza? 
“Sia il M5S che il Pd sono due partiti in corso di radicale riorganizzazione. Il Movimento con una figura di alto profilo che la guida e con la possibilità di uscirne con un’identità modificata ma rafforzata. Il Pd, invece, mi sembra affondato in una palude rispetto alla quale Enrico Letta non ha rappresentato un modo per uscirne ma semplicemente un modo per certificarla. Allearsi con una forza di questo tipo da una parte è l’unica condizione per contrastare la destra dall’altra non garantisce a nessuno dei due una navigazione tranquilla in caso di vittoria”.

Quanto rischia Giuseppe Conte in questa partita?
“Tantissimo. A lui gli va dato atto di grande coraggio e passione politica. Chi glielo ha fatto fare di assumersi responsabilità alla vigilia di una tornata elettorale così incerta e gravida di rischi e tenendo anche conto che, tranne in alcune grandi città, il M5S alle amministrative non ha mai dato il meglio di sé? Non si può che dirgli chapeau”.

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