Voltagabbana scatenati. Neppure il Covid ferma i cambi di casacca in Parlamento. Tra addii ed espulsioni ben 106 giravolte. Durante l’emergenza se ne contano 23

Il coronavirus non ha fatto restare nella propria casa di appartenenza i parlamentari. Neppure in pieno lockdown si sono infatti fermati i cambi di casacca, tra tensioni interne ai gruppi che hanno fatto scattare diverse espulsioni e scelte fatte dagli onorevoli alla ricerca di una nuova collocazione. Dall’inizio della legislatura gli spostamenti sono stati 106, con una media di 4,42 cambi al mese, dall’inizio dell’anno in 23 hanno detto addio al partito di appartenenza o sono stati messi alla porta dallo stesso partito e 13 da quando è stato dichiarato lo stato d’emergenza. Un fenomeno che ha investito maggiormente il Movimento 5 stelle, che ha perso così 18 parlamentari. Ma tale fenomeno, comune a tutte le legislature, si è accentuato dall’insediamento del Conte 2.

LO SPARTIACQUE. Tensioni, cartellini rossi e fughe sono aumentati con il passaggio dalla maggioranza gialloverde a quella giallorosa. Movimenti monitorati dalla fondazione Openpolis. Nei primi 18 mesi di legislatura, fatti di 3 mesi di trattative post elettorali e 15 di governo tra Movimento 5 stelle e Lega, i cambi di gruppo sono stati infatti solo 28. E la maggior parte non si possono neppure considerare tali, essendo legati al via libera dato dall’ufficio di presidenza della Camera ai parlamentari eletti con Leu per uscire dal gruppo misto e, seppure sotto soglia, costituire un loro gruppo.

Dopo il Papeete è cambiato tutto. Non è stato semplice formare l’esecutivo giallorosso, diventato subito giallorosa dopo la scissione di Italia Viva dal Pd, a pochi giorni dal varo del Conte 2. E le perplessità e i malumori emersi nel corso delle trattative si sono riflettuti nelle spaccature all’interno dei gruppi, che hanno portato diversi onorevoli a dire addio al partito di appartenenza o agli stessi partiti a procedere con le espulsioni, partendo sempre da M5S. I cambi di casacca restano sinora la metà di quelli registrati nella scorsa legislatura, ma si tratta comunque di numeri significativi, che pesano nelle aule parlamentari e nella discussione di provvedimenti delicati, considerando anche che sono proseguiti appunto in pieno lockdown.

L’ANALISI. Secondo la fondazione Openpolis quanto sta accadendo “rappresenta l’ennesima prova di quanto i partiti stiano vivendo un periodo di crisi, con il continuo crearsi di nuovi schieramenti che contribuiscono a variare lo scenario in aula rispetto alle elezioni politiche”. E i grandi sconfitti vengono considerati il Partito democratico e il Movimento 5 Stelle, con la differenza che il primo si è trovato a fare i conti con una scissione, quella dei renziani, che come tante altre da sempre caratterizzano la vita dei partiti e che ha visto 25 deputati e 14 senatori mollare i dem per Italia Viva, mentre il secondo si trova alle prese con numerosi problemi con una serie di singoli onorevoli. Una contrazione minima l’ha avuta poi anche Forza Italia, mentre appaiono piuttosto stabili Lega e Fratelli d’Italia.

Openpolis sottolinea poi, per quanto riguarda Italia Viva, che vi sono confluiti parlamentari anche di Leu, M5S e Lega, confermando la natura del partito “più centrista” rispetto a quella del Partito democratico. Tornando inoltre ai pentastellati, sempre Openpolis precisa che i cambi di gruppo in uscita sono stati causati da due motivi principali: “molti dei parlamentari coinvolti sono stati espulsi dal Movimento stesso, deputati e senatori che, non avendo rispettato il codice di comportamento interno del gruppo, sono stati espulsi dal collegio dei probiviri dei pentastellati”, come nel caso dell’attuale presidente della Commissione finanze alla Camera, Raffaele Trano, e altri che “hanno deciso di lasciare il Movimento per scelta personale, non in linea con le decisioni prese, e con la politica portata avanti dai gruppi parlamentari”.

Escludendo gli ex pentastellati rimasti nel gruppo misto, gli altri si sono spostati sia a destra che a sinistra, andando a rafforzare i gruppi della Lega, di Fratelli d’Italia, Forza Italia, Italia Viva, Pd e Leu. A dimostrazione della natura post-ideologica del Movimento. Gli ultimissimi a cambiare casacca, nel corso del lockdown, sono stati Fabiola Bologna, Sara Cunial, Raffaele Trano, Rosalba De Giorgi, Nicola Acunzo, Antonio Zennaro, passati da M5S al Misto, Antonino Germanà, passato da FI al Misto, Francesco Scoma, passato da FI a Italia Viva, e Giorgio Silli, passato da FI al Misto. Il Parlamento diventa centrale in queste settimane nella conversione dei diversi decreti varati per far fronte all’emergenza coronavirus e occorrerà vedere quanto i riposizionamenti potranno creare difficoltà all’esecutivo.