Xi, Putin e Modi mai così vicini. Ecco l’effetto dei dazi di Trump

Xi Jinping, Putin e Modi più vicini. Ecco l’effetto boomerang dei dazi di Trump che ha finito per cementare pericolose alleanze

Xi, Putin e Modi mai così vicini. Ecco l’effetto dei dazi di Trump

Se il risultato di Donald Trump è quello di piegare il mondo ai suoi voleri, a suon di dazi commerciali e dichiarazioni energiche, allora si può tranquillamente dire che il presidente americano ha già fallito. Anzi, le sue mosse, che di fatto hanno piegato soltanto i suoi alleati europei, sembrano aver cementato sempre più l’alleanza dei Paesi emergenti.

Questo emerge con chiarezza dalla Parata della Vittoria che si è celebrata a Pechino, in Cina, per gli 80 anni dal trionfo sul Giappone, e a cui hanno preso parte alcuni dei leader mondiali più influenti: dal padrone di casa Xi Jinping, al presidente russo Vladimir Putin, fino al leader della Corea del Nord Kim Jong-un. Per non parlare dell’incontro avvenuto soltanto 24 ore prima, durante il vertice della Shanghai Cooperation Organisation (SCO) tenutosi a Tianjin, in Cina, in cui il primo ministro indiano Narendra Modi si è presentato per stringere nuovi patti, economici ma anche militari, con il leader di Pechino e quello di Mosca.

Il caso con Nuova Delhi

Insomma, un fiasco in grande stile per Trump, che da un lato sognava di sganciare la Russia dall’influenza della Cina, salvo avvicinarle sempre di più, e che con l’imposizione di dazi titanici contro l’India ha allontanato Nuova Delhi, un tempo ritenuta molto vicina a Washington, facendola cadere nelle braccia di Pechino e Mosca.

Ed è proprio lo scontro con Modi che, più di tutti, dimostra il fallimento del tycoon. Dopo trattative tanto interminabili quanto inconcludenti sui dazi – poi portati al 50% sulle merci indiane – Trump ha subito l’onta di vedere il primo ministro di Nuova Delhi andare letteralmente a braccetto con Putin, passeggiando mano nella mano con lo zar a Tianjin, come immortalato in alcune foto diventate virali. A questo è seguito l’annuncio di accordi commerciali con Mosca per l’acquisto di materie prime, così da smarcarsi dalla dipendenza dagli Stati Uniti.

La parata della discordia

Non meno imbarazzante per Trump è stata la Parata della Vittoria a Pechino: un appuntamento che da un lato ha rinsaldato i legami tra i Paesi emergenti e dall’altro ha smentito con forza l’idea – tutta occidentale – che Putin sia ormai isolato sul piano internazionale a causa delle sanzioni imposte in risposta alla guerra in Ucraina.

Cosa ancor peggiore, la visita dello zar al cospetto di Xi è avvenuta proprio in concomitanza con la scadenza del (quasi) ultimatum di quindici giorni che il tycoon aveva imposto per far finire il conflitto ucraino, magari con un incontro a tre a cui avrebbe partecipato anche Volodymyr Zelensky. Come noto, però, la Russia ha fatto di tutto per non realizzare questo summit, preferendo tergiversare così da poter continuare impunemente la propria avanzata in Ucraina.

Botta e risposta

Una parata in cui la Cina, da un lato, ha mostrato i muscoli, esibendo le proprie forze armate e anche un nuovo missile intercontinentale che preoccupa non poco il Pentagono, mentre dall’altro ha rilanciato parole di pace. “Il mondo si trova di fronte a una scelta tra la pace e la guerra”, ha dichiarato Xi Jinping nel discorso di apertura della parata militare. “La Cina è per una forza di pace e di sviluppo. Nessun bullo potrà intimidirci”, ha aggiunto il leader cinese, senza mai citare Trump, anche se per molti analisti il bersaglio di questa frase era proprio il presidente americano. Lo stesso Xi ha poi ribadito l’intenzione di arrivare al più presto a un nuovo ordine mondiale, mandando in pensione l’unilateralismo statunitense, in quanto “la sicurezza comune è salvaguardata quando le nazioni di tutto il mondo si trattano da pari a pari, vivono in armonia e si sostengono”.

Davanti a queste dichiarazioni e alle foto sorridenti dei leader che hanno preso parte alla Parata della Vittoria, il nervosismo di Trump è salito alle stelle, tanto che sul suo social Truth ha pubblicato un commento al vetriolo: “La domanda più importante a cui rispondere è se il presidente cinese Xi Jinping menzionerà o meno l’enorme quantità di sostegno e sangue che gli Stati Uniti hanno donato alla Cina per aiutarla a liberarsi da un invasore straniero molto ostile. Vi prego di porgere i miei più cordiali saluti a Vladimir Putin e Kim Jong-un mentre cospirate contro gli Stati Uniti”.

Dichiarazioni che Mosca ha respinto con forza, attraverso il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, che ha provato a minimizzare l’accaduto spiegando di sperare “che (Trump) intendesse in senso figurato e non letterale, soprattutto perché nessuno sta tramando alcuna cospirazione”.