Zelensky apre a un trilaterale con Trump e Putin per discutere di pace. Ma Mosca prende tempo: “Prima del summit è necessario un accordo tra le delegazioni”

Zelensky apre a un trilaterale con Trump e Putin per discutere di pace. No di Mosca: "Prima è necessario un accordo tra le delegazioni"

Zelensky apre a un trilaterale con Trump e Putin per discutere di pace. Ma Mosca prende tempo: “Prima del summit è necessario un accordo tra le delegazioni”

I media statunitensi sono pronti a giurare che Donald Trump abbia ormai perso la pazienza con Vladimir Putin, ritenuto “impazzito”, e sia sempre più convinto dell’impossibilità di chiudere la guerra in Ucraina. Così il tycoon, secondo quanto riporta Politico, sarebbe ancora combattuto tra l’annuncio di nuove sanzioni contro la Russia oppure il disimpegno definitivo da un conflitto “che non sente suo”.

A rivelarlo al quotidiano americano sono alcune fonti dell’amministrazione statunitense, secondo cui la partita si deciderà “entro i prossimi due mesi”, quando l’inquilino della Casa Bianca dovrà scegliere se aumentare la pressione su Mosca – adottando dazi e sanzioni – oppure sfilarsi definitivamente dal conflitto, così da non penalizzare le aziende americane che vedono nella Russia un mercato irrinunciabile.

Che questa sia la situazione lo ha compreso bene il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, che in queste ore sta cercando di sfruttarla a proprio vantaggio, tanto da essersi detto disponibile a un eventuale “incontro trilaterale con Trump e Putin”. Si tratta di un’apertura con cui il leader di Kiev vuole mettere in luce le contraddizioni del Cremlino, che a parole si dice pronto a chiudere le ostilità, ma nei fatti continua a bombardare l’ex repubblica sovietica e a formulare pretese inaccettabili.

Zelensky apre a un trilaterale con Trump e Putin per discutere di pace. Ma Mosca prende tempo: “Prima del summit è necessario un accordo tra le delegazioni”

Contraddizioni emerse subito anche nelle parole del portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, che, colto in contropiede, ha commentato le dichiarazioni di Zelensky: “Non ci sono cambiamenti nella nostra posizione sulla possibilità, in linea di principio, di un tale incontro”. Tuttavia, ha aggiunto che “un incontro del genere dovrebbe essere il risultato di accordi concreti tra le due delegazioni su diversi fronti”.

Insomma, prima di un vertice tra i tre leader, per Mosca è necessario un accordo preliminare tra le delegazioni di Russia e Ucraina. Si tratta, come facilmente intuibile, dell’ennesima mossa con cui Putin intende prendere tempo. Questo perché, sentendosi vicino alla vittoria, non vuole fermare l’avanzata delle truppe. A lasciarlo intendere è lo stesso Zelensky, che ha fatto sapere – sulla base di informazioni di intelligence – che la Russia starebbe schierando “oltre 50mila” soldati lungo la linea del fronte nella regione di confine nord-orientale di Sumy, dove Mosca vorrebbe creare una zona cuscinetto.

L’Ue non molla l’Ucraina

Intanto, mentre Washington attende con crescente impazienza il memorandum russo per porre fine alla guerra, il Cremlino detta le proprie condizioni per la pace. Secondo il ministro degli Esteri Serghei Lavrov, la neutralità dell’Ucraina resta “una delle richieste cruciali della Russia” per giungere a una soluzione negoziata del conflitto, e preoccupa “il rafforzamento della NATO lungo la linea di contatto” con la Federazione russa, reso insopportabile “dall’ammissione di Svezia e Finlandia” nell’Alleanza Atlantica, alla quale – sempre secondo Lavrov – bisogna in qualche modo porre un freno.

Di fronte a questo continuo temporeggiamento da parte della Russia, l’Unione europea continua a provocare. Come si legge nella proposta della Commissione Ue e dell’Alto rappresentante Kaja Kallas, si sta valutando l’istituzione di “un polo per la sicurezza marittima nel Mar Nero”, destinato a proteggere “il commercio” e “la cooperazione nella regione”, ma che in futuro potrebbe anche “monitorare un eventuale accordo di pace tra Ucraina e Russia”. Indiscrezioni che il Cremlino ha subito bollato come “l’ennesima provocazione” di Bruxelles, che rischia di infiammare ulteriormente il conflitto ucraino.