Due arresti a Napoli per Exodus. Lo spyware utilizzato dalla magistratura ha intercettato i cellulari di centinaia di utenti che non erano sotto inchiesta

L’amministratore delegato e un tecnico di una ditta informatica specializza in intercettazioni, la E-Surv, sono stati arrestati nell’ambito dell’inchiesta sul software spia Exodus. Le indagini, condotte da Ros, Guardia di finanza e Polizia postale, sono state coordinate dal pool cybercrime della Procura di Napoli e dal procuratore Giovanni Melillo. Diverse settimane fa furono messi i sigilli ad alcune aziende calabresi che avevano creato il software spia impiegato dalle procure e attraverso il quale sarebbero state spiate diverse centinaia di utenti senza la preventiva autorizzazione della magistratura.

Lo spyware Exodus, nato per spiare gli smartphone Android, avrebbe trasferito “senza cautela e protezione” una serie di “dati sensibili di carattere giudiziario riguardanti intercettazioni telefoniche” su dei server ospitati all’estero. Proprio per verificare il percorso seguito dai dati – finiti su cloud Amazon, in Oregon – e se si sia trattato di un errore o di un illecito, il pool cybercrime della Procura partenopea aveva avviato indagini e una serie di contatti di cooperazione internazionale, anche per accertare che non vi siano ulteriori tracce di Exodus sul web.

Nelle scorse settimane la Procura di Napoli, nell’ambito della stessa inchiesta, aveva chiesto e ottenuto il sequestro preventivo della piattaforma informatica, della societtà E-Surv e della Stm di Roma che si occupava della commercializzazione del malware.

All’amministratore delegato della società calabrese e al tecnico, ora ai domiciliari, vengono contestati i reati di intercettazione illegale e accesso abusivo a sistema informatico. Secondo una prima stima degli inquirenti, su 898 inoculazioni del virus spia, 234 non erano autorizzate dall’autorità giudiziaria.